La maltese Roberta Metsola, eletta nuova presidente del Parlamento Europeo, è stata tra gli attori principali della recente iniziativa contro le querele bavaglio (SLAPP) e noi abbiamo avuto più volte occasione di incontrarla
La prima volta che l'abbiamo incontrata, ad una riunione online convocata da ECPMF (Centro europeo per la libertà di stampa e dei media), è stato il 3 giugno dell'anno scorso, nel pieno dell'elaborazione della relazione d'iniziativa anti-SLAPP: la parlamentare maltese, che anche quel giorno aveva citato la concittadina Daphne Caruana Galizia, giornalista uccisa nel 2017, aveva presentato l'INI a contrasto delle querele bavaglio come una misura necessaria a tutela della libertà dei media e della sicurezza dei giornalisti.
Durante l'incontro a porte chiuse, che su iniziativa di Flutura Kusari di ECPMF aveva riunito i due rapporteur dell'iniziativa e diversi portatori di interesse legati alla coalizione CASE di cui OBCT fa parte, Roberta Metsola aveva ricordato di essere rimasta molto impressionata da quanto le avevano detto qualche giorno prima i vertici della FNSI e di Articolo 21: “Le dimensioni del problema in alcuni paesi dell'Unione sono davvero allarmanti”.
Il lavoro sul tema era stato molto intenso per gli europarlamentari nelle diverse commissioni, e in aula era spesso la Metsola a prendere la parola anche a nome del collega rapporteur Tiemo Wőlken, avvocato tedesco: l'uno del gruppo dei socialisti europei, l'altra dei conservatori.
E l'11 novembre era stata proprio Roberta Metsola a ricevere dall'aula un lungo applauso seguito all'approvazione a schiacciante maggioranza dell'INI contro le SLAPP. Un applauso per un lavoro che ha portato a una raccomandazione di peso, per contrastare e prevenire le querele bavaglio in tutta Europa.
Qualche giorno dopo poi, ci era sembrata addirittura commossa nel corso di un'altra riunione online cui abbiamo partecipato insieme a organizzazioni da diversi paesi europei: “L'unico modo per risolvere la questione – aveva detto rivolgendosi alla vicepresidente della Commissione – è che le istituzioni lavorino insieme agli stakeholder. Abbiamo passato mesi ad ascoltare tutti, e a cercare di convincere i nostri colleghi all'Europarlamento che la nostra iniziativa andava appoggiata, e ora abbiamo il via libera”.
La sua elezione a presidente dell'Assemblea non può quindi che essere un buon segno per la libertà dei media in Europa.