Bassa affluenza alle urne e numerose irregolarità, rilevate sia dagli osservatori OSCE/ODIHR che dalle ong locali. USA e UE nei rispettivi comunicati post elettorali esprimono forti dubbi sull'esito del voto che ha visto la netta vittoria di Sogno georgiano
Affluenza bassa al secondo turno, e una conferma di Sogno georgiano: così in due parole si è conclusa la tornata elettorale georgiana del 2021.
Più nel dettaglio, su 42 ballottaggi maggioritari per i consigli comunali i candidati di Sogno georgiano si sono assicurati 27 seggi e l'opposizione 15 . Di questi i “Nazionali” di Melia/Saakashvili hanno conquistato sette seggi, con vittorie nei Distretti di Kareli, di Ozurgeti, di Martvili, a Tsalenjikha e a Chkhorotsku. Per la Georgia, il neofondato partito dell’ex Primo Ministro Giorgi Gakharia, ha ottenuto sei seggi, a Ozurgeti, a Tsalenjikha, a Chkhorotsku e a Khulo. Il candidato di Georgia Libera ha vinto nel quinto distretto maggioritario di Lentekhi, mentre il candidato dei Socialisti europei ha vinto nel distretto 9 di Martvili.
Per quanto riguarda i sindaci, è una mappa nazionale che si tinge di blu, con un solo puntino rosso: ovunque prevale Sogno Georgiano, a parte a Tsalenjikha dove ha vinto il candidato dei Nazionali.
Non sono state elezioni facili, e non si preannuncia facile nemmeno il decorso post-elettorale. Gli osservatori hanno sottoposto 121 segnalazioni di irregolarità al Comitato Elettorale Centrale, i partiti 151, mentre il ri-conteggio è già cominciato, così come la mobilitazione. Come nelle tornate elettorali precedenti, l’opposizione non riconosce la legittimità del voto, chiama alla mobilitazione che già è iniziata e che dovrebbe proseguire nel weekend. Saakashvili, in carcere e in sciopero della fame da un mese, invita l’opposizione ad abbandonare il parlamento.
Elezioni locali dal sapore nazionale
Le elezioni del 2 e del 30 ottobre sono state elezioni amministrative ma con una forte valenza di politica nazionale. Questa è la prima osservazione da fare sulla campagna e sul voto: la Georgia è un paese fisicamente e socialmente complesso. Le aree costiere hanno caratteristiche morfologiche, economiche e produttive molto differenti dalle aree montane, e altrettanto si dica per le città medie e medio-grandi, per le dimensioni del paese, come Kutaisi, Rustavi, Tbilisi. Le elezioni amministrative sono normalmente l’occasione per spostare l’attenzione della classe dirigente, locale e nazionale, sulle specificità locali, per ridiscutere l’allocazione di risorse e i piani di sviluppo da quello nazionale a quello locale, o regionale.
Questo è uno dei pilastri di una democrazia funzionante: l’attenzione alle istanze locali attraverso specifici strumenti elettorali e istituzionali, che anche in uno stato che non ha caratteristiche federali trovano il proprio canale, hanno il proprio meccanismo di rappresentanza. Nelle elezioni georgiane del 2021 questo aspetto è mancato. A parte gli esborsi promessi in un contesto e nell’altro – per gli sfollati, per le categorie vulnerabili (al limite del voto di scambio) - la polarizzazione, l’arroccamento ormai inestirpabile di maggioranza contro opposizione (e vice versa) ha travolto le questioni locali.
Nella feroce campagna elettorale invece di parlare dei bisogni specifici dei territori, per esempio del rilancio della costa dopo l’affossamento del progetto portuale di Anaklia o dei progetti di messa in sicurezza idrologica di Tbilisi, sono echeggiati i vicendevolmente vituperati nomi di Saakashvili, di Ivanishvili, e di tutti gli arci-nemici dei loro partiti. È prevalsa la dimensione di animosità partitica nazionale sugli interessi locali.
Voto al limite della sufficienza
Il costo della polarizzazione non si ripercuote solo sulle tematiche discusse ma in generale sulla vita politica del paese e ha reso questa campagna elettorale e questo voto anche peggiore dei precedenti. Dalla Rivoluzione delle Rose in poi, questa è forse la tornata elettorale che ha ricevuto la valutazione più bassa da parte dei vari organi monitoranti. L’OSCE/ODIHR parla di intimidazioni e pressioni sui votanti, di uno squilibrato quadro di finanziamento delle campagne e dei partiti, e di un evidente abuso di posizione dominante da parte di Sogno Georgiano, di una manipolazione costante e malsana degli organi di informazione.
Nel giorno del voto l’OSCE/ODIHR ha notato svariate irregolarità nel conteggio dei voti e la presenza di personale che ha esercitato pressione sugli elettori, dentro e fuori i seggi. Questo ultimo aspetto è stato abbondantemente testimoniato anche dalle organizzazioni locali che hanno denunciato anche la presenza di chi, oltre a esercitare pressione, elargiva soldi agli elettori, in base a liste con dati personali e relativi contanti versati. Le ONG hanno rilasciato una dichiarazione unitaria secondo la quale “le irregolarità […] hanno avuto un impatto inequivocabilmente negativo sull'espressione della libera volontà degli elettori e sulla fiducia del pubblico nel processo elettorale e nei risultati del voto. Dato un piccolo margine di vittoria, queste irregolarità potrebbero aver compromesso alcuni risultati.” Di fatto una valutazione che s'avvicina a definire illegittimi i risultati.
Estremamente critico anche il Movimento Shame, attivo sul territorio dalle proteste anti-russe del 2019 e che raccoglie giovani attivisti da anni promotori di una cultura progressista e del criterio di cittadinanza attiva. Shame ha documentato i numerosi attacchi alla stampa, di nuovo nel mirino. La TV vicina all’opposizione - Formula TV - ha fatto un collage delle violazioni e delle aggressioni, incluso un colpo in testa sferrato a Nika Melia mentre rilasciava un’intervista.
Il comunicato stampa dell’ambasciata americana raccoglie tutte queste segnalazioni, sollevando un aperto dubbio sull’operato delle commissioni in alcuni seggi in base alle segnalazioni dei propri osservatori e notando che nonostante un miglioramento del quadro normativo le elezioni si sono distinte per un peggioramento degli standard. Così il comunicato stampa USA: “Piuttosto che migliorare l'atmosfera affrontando i problemi identificati dagli osservatori elettorali al primo turno sono continuate le intimidazioni, la retorica offensiva, l'uso improprio delle risorse amministrative e le segnalazioni di palese compravendita di voti e altre violazioni, e i media politicizzati hanno ulteriormente infiammato un’atmosfera già polarizzata.”
Il comunicato stampa dell’Unione Europea dà la medesima valutazione: secondo turno peggio del primo, perché “sono emerse ulteriori carenze, soprattutto in termini di uso improprio delle risorse amministrative e retorica violenta da parte dei leader politici georgiani, che hanno ulteriormente alimentato una già profonda polarizzazione politica”.
Il passo della Georgia sul suo percorso di sviluppo democratico si fa sempre più claudicante, fra partiti incapaci di mediare e cooperare per il bene comune, leader che aizzano le radicalizzazioni, una polarizzazione malata che travolge le tematiche importanti per il paese, le tornate elettorali e l’informazione.
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