© esfera/Shutterstcok

© esfera/Shutterstcok

La vittoria di Trump alle presidenziali USA trova allineato il Sogno georgiano su alcuni punti cardine: valori tradizionali, omofobia e atteggiamento conciliante verso la Russia. Resta da vedere quanto il nuovo governo americano sia disposto ad investire nella Georgia

12/11/2024 -  Marilisa Lorusso

Le elezioni statunitensi a Tbilisi erano attese con una malcelata speranza nella vittoria di Donald Trump. Il Primo ministro Irakli Kobakhidze aveva dichiarato qualche mese fa: “Non appena la guerra [in Ucraina] finirà e la situazione nella regione si sarà calmata, l’atteggiamento nei confronti della Georgia cambierà immediatamente. Il ripristino dei rapporti non dipende a priori dalla vittoria dei repubblicani. Se vincono i democratici, la guerra finirà tra un anno, se i repubblicani - tra sei mesi”.

Le parole del primo ministro rendevano esplicite quali sono le priorità per la Georgia: la fine della guerra in Ucraina, e un netto miglioramento dei rapporti con Washington. E si puntava su Trump, sapendo che un’amministrazione democratica - rispetto a una repubblicana - sarebbe meno propensa a soprassedere alla svolta autoritaria e omofoba del governo in carica.

Sicuramente la vittoria repubblicana trova allineato il Sogno georgiano su alcuni punti cardine: valori tradizionali, omofobia (più volte Trump è stato citato per aver detto “un uomo è un uomo e una donna è una donna”) e un atteggiamento conciliante verso la Russia.

I messaggi di complimenti sono quindi fioccati, mentre la lista dei paesi che si sono complimentati con il Sogno per la vittoria elettorale si è allungata solo di un nome, la Slovacchia di Robert Fico , un altro esponente del fronte ultra-conservatore.

Nei numerosi messaggi che i vari esponenti di Stato e Governo hanno inviato al neo-eletto presidente statunitense, si parla soprattutto di reset.

Kobakhidze ha commentato : “Congratulazioni al presidente Donald Trump per la sua decisiva vittoria alle elezioni. Sono fiducioso che la leadership del presidente Trump promuoverà la pace a livello globale e nella nostra regione, nonché garantirà la ripresa delle relazioni tra Stati Uniti e Georgia.”

Il Presidente del Parlamento Shalva Papuashvili ha commentato : “Mi congratulo con Donald Trump per la sua elezione alla presidenza. Queste elezioni dovrebbero riportare il buon senso nella politica mondiale e porre fine al dominio della percezione sulla realtà che è diventato una caratteristica della politica occidentale nei confronti della Georgia negli ultimi anni. Credo che le relazioni tra Stati Uniti e Georgia dovrebbero essere ripristinate sulla base del rispetto reciproco, degli interessi comuni e, soprattutto, dei veri valori umani”.

Mentre la Presidente Salomè Zourabishvili ha sottolineato nel suo messaggio di congratulazioni che “Un USA forte, nostro partner strategico e amico da 33 anni, è ora più che mai necessario per sostenere l'integrazione euro-atlantica della Georgia, rafforzare la sicurezza e la stabilità regionale e salvaguardare la nostra libertà e indipendenza”.

Il reset

Il tanto atteso reset deriva da due anni di caduta libera delle relazioni Georgia-Stati Uniti. Nell’aprile 2023, il Dipartimento di Stato americano ha imposto restrizioni sui visti di quattro giudici, a causa di “significativa corruzione”. Questa azione ha preso di mira i leader dei tribunali georgiani e i membri dell’Alto Consiglio di Giustizia, suscitando la condanna dei funzionari georgiani che la consideravano un’ingerenza straniera, mentre l’opposizione ha sostenuto l’iniziativa.

Nel maggio 2024, le tensioni tra Stati Uniti e Georgia sono aumentate a causa della proposta di legge della Georgia sugli agenti stranieri, portando gli Stati Uniti a rivalutare la cooperazione e a imporre ulteriori restrizioni sui visti a individui che minano la democrazia georgiana.

Nel giugno del 2024 Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato sanzioni su dozzine di individui georgiani, prendendo di mira membri del Sogno Georgiano, parlamento, forze dell'ordine e privati ​​cittadini, in risposta ad azioni considerate minacciose per la democrazia.

Queste sanzioni, nell’ambito di una nuova politica di restrizione dei visti, rispondono ad azioni antidemocratiche, tra cui la limitazione delle riunioni pacifiche, l’attacco ai manifestanti, l’intimidazione della società civile e la diffusione di disinformazione.

A settembre il Dipartimento del Tesoro e di Stato hanno imposto sanzioni ai funzionari georgiani Zviad Kharazishvili e Mileri Lagazauri, nonché alle figure di destra Konstantine Morgoshia e Zurab Makharadze, per il loro ruolo nella violenta repressione dei manifestanti contro la legge sugli agenti stranieri e negli attacchi contro manifestanti pacifici. Le sanzioni, ai sensi del Global Magnitsky Act , prendono di mira questi individui per “gravi abusi dei diritti umani”.

Il Dipartimento di Stato ha inoltre imposto restrizioni sui visti a oltre 60 georgiani, tra cui funzionari governativi, imprenditori e personale delle forze dell'ordine, per azioni che minano la democrazia. Poi c’è stata la lunga saga di attacchi personali a funzionari americani, in primis i diplomatici.

Insomma, un allontanamento che ha toccato “limiti critici” come è stato definito nell’ultimo incontro fra l’ambasciatrice statunitense e il primo ministro georgiano lo scorso 18 settembre.

Imprevedibilità

Che il cambio presidenza possa invertire improvvisamente la rotta non è così scontato, nonostante una certa armonia culturale fra il Sogno georgiano e i repubblicani trumpiani.

Tutte le misure adottate verso la Georgia, incluso il Megobari Act in via di discussione, sono state adottate in modo bi-partisan, dimostrando un sentire comune nell’agone politico americano sulla traiettoria del paese.

Il Partito repubblicano ha figure che hanno avuto per anni un occhio di riguardo verso il paese e che hanno sviluppato un proprio orientamento specifico – e non favorevole – al Sogno Georgiano.

Dipende poi da quanto l’amministrazione Trump sarà disposta a investire nel Caucaso del Sud, e se sarà la Georgia il paese su cui punteranno l’attenzione.

Il nuovo avvicinamento georgiano-cinese, che ha fruttato a Pechino l’ingresso nel grande progetto di sviluppo del porto di Anaklia, potrebbe piacere ancora meno a questa versione di Washington che quella precedente, con Trump che ha coltivato una particolare avversione per il ruolo internazionale della Cina.

Come per molti altri dossier che circondano il secondo mandato di Donald Trump, è l’imprevedibilità degli sviluppi futuri a regnare, con svolte che potrebbero dipendere largamente da situazioni congiunturali o da figure che hanno accesso al presidente.

Per la Georgia questo mandato inizia sulla base di fondamenta bilaterali che non sono solide rispetto al mandato 2016-2020.


Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!