Mancano ancora quasi tre mesi alle prossime elezioni politiche in Georgia, e l'appuntamento elettorale di quest'anno è vissuto con grande trepidazione. Per l'opposizione è un vero e proprio referendum sul destino euro-atlantico della Georgia, per il governo la scelta è fra la pace e la guerra
Dal 1 agosto le organizzazioni non governative e i media in Georgia possono cominciare a registrarsi come agenti stranieri secondo la legge. La normativa, approvata il 28 maggio ed entrata in vigore il 3 giugno, etichetta le entità che ricevono almeno il 20% dei loro finanziamenti da fonti straniere come agenti per conto di una potenza straniera. I critici sostengono che la legge rispecchia la legislazione russa del 2012, che è stata utilizzata per reprimere il dissenso e limitare le libertà.
Una coalizione di 121 organizzazioni della società civile e dei media in Georgia ha intentato una causa presso la Corte Costituzionale, ricorrendo contro il provvedimento che non hanno intenzione di osservare.
Le organizzazioni stanno preparando un’ulteriore denuncia alla Corte europea dei diritti dell’uomo, affermando il loro rifiuto di rispettare quella che definiscono la “legge russa”, sottolineando l'impatto dannoso della legge sulle libertà di associazione ed espressione in Georgia.
Anche la presidente Salome Zurabishvili si è unita alla sfida, presentando il proprio ricorso alla Corte Costituzionale il 15 luglio, due giorni prima della causa delle organizzazioni della società civile. Le sue rimostranze si concentrano sull’articolo 78 della Costituzione georgiana, che impone a tutti gli organi costituzionali di adottare misure per integrare pienamente la Georgia nell’UE e nella NATO, garantendo la protezione dei diritti costituzionali.
L'appello della presidente, sostenuto dal difensore pubblico Levan Ioseliani, chiede prima la sospensione e infine l'abolizione della legge. I parlamentari dell’opposizione hanno espresso un forte sostegno alle azioni della Zurabishvili, ricordando gli effetti negativi della legge sulle relazioni della Georgia con l’UE e la NATO.
Unire le forze di opposizione
Intanto, prende sempre più forma il campo dell’opposizione per come si presenterà al voto del 26 ottobre, la grande sfida al regime di Bidzina Ivanishvili il cui ritorno in campo è stato accompagnato dall’approvazione di questa contestata legge.
Si è unito alle opposizioni Alexi (Buka) Petriashvili, ex ministro del Sogno Georgiano per l’Integrazione europea ed euro-atlantica, entrando ufficialmente nel partito di opposizione Droa, allineandosi al partito Girchi-Più Libertà. L'ex-ministro porta con sé una vasta esperienza, avendo servito come ambasciatore in Turkmenistan e Afghanistan e, più recentemente, come Senior Fellow presso la Fondazione Rondeli.
Petriashvili, critico accanito della controversa legge sugli agenti stranieri, è stato arrestato durante una protesta contro la legge il 28 aprile scorso.
Il 9 luglio, tre partiti di opposizione – Ahali, Girchi-Più Libertà e Droa – hanno annunciato una lista elettorale comune per le prossime elezioni parlamentari. La coalizione mira a consolidare i voti dell’opposizione.
Nonostante i piani iniziali, Lelo, un altro partito di opposizione, ha rinunciato all’alleanza a causa di alcune divergenze. I leader della coalizione, tra cui Nika Gvaramia di Ahali, hanno sottolineato l’importanza del coordinamento e della non aggressione tra i gruppi di opposizione per massimizzare l’impatto elettorale.
Questa mossa è arrivata mentre altre fazioni dell’opposizione, come il Movimento Nazionale Unito e Strategy Aghmashenebeli, formano alleanze simili per rafforzare le loro possibilità elettorali. Prevale quindi la strategia del campo largo, sapendo che la lotta elettorale sarà dura.
Nel frattempo, l’11 luglio la presidente Salome Zurabishvili ha lanciato un nuovo movimento pubblico, “Vota per l’Europa”. Questa iniziativa mira a mobilitare gli elettori filo-europei attraverso la campagna “100 giorni per la vittoria” .
Il movimento, guidato da figure della società civile come l’esperta di sicurezza Khatuna Lagazidze e l’esperto di politica europea Giorgi Rukhadze, cerca di contrastare quelli che Zurabishvili descrive come i tentativi del governo di “congelare” i progressi della Georgia verso l’integrazione europea.
La presidente ha definito le prossime elezioni un momento critico per il futuro del Paese, esortando i cittadini a considerarle come un referendum sul percorso europeo della Georgia. Il movimento propone anche una piattaforma di dialogo strategico per delineare gli obiettivi di sviluppo a lungo termine per la nazione.
Il partito globale per la guerra
“Guerra o pace” è invece il cuore della campagna elettorale del partito di governo, che cerca la quarta rielezione consecutiva. Anche per il Sogno, quindi, elezioni come una sorta di referendum, non sull’Europa, ma sulla pace nel paese.
Bidzina Ivanishvili, patron del Sogno Georgiano, ha dato il via alla campagna elettorale del partito a metà luglio, sottolineando il ruolo cruciale delle elezioni del 26 ottobre.
Ivanishvili ha sottolineato l’importanza delle prossime consultazioni come scelta tra pace e guerra, attribuendo le attuali tensioni politiche alle pressioni esterne, in particolare da parte degli attori occidentali. Ha sostenuto che il mantenimento della pace è stato una pietra angolare della politica del partito, in contrasto con le presunte intenzioni dell'opposizione di trascinare la Georgia in un conflitto, simile alla situazione in Ucraina.
Ivanishvili ha affermato che i successi del Sogno georgiano includono il mantenimento della stabilità economica e il raggiungimento dello status di candidato all’UE, il tutto cercando di evitare l’allineamento con quello che lui chiama “fascismo liberale”.
Il fondatore del Sogno ha ripercorso la storica vittoria del partito nel 2012 sul Movimento Nazionale Unito (UNM), che ha descritto come un regime caratterizzato da repressione e corruzione. Ha affermato che il Sogno Georgiano ha costantemente combattuto per preservare la sovranità e la pace della Georgia, vincendo le elezioni nel 2016, 2020 e 2021 nonostante gli sforzi di quello che definisce il “partito globale per la guerra” di destabilizzare il paese.
Queste dichiarazioni anti-occidentali trovano appoggio nelle parole del politico russo Andrei Klimov, che ha accennato al potenziale sostegno russo al Sogno georgiano, se necessario, tracciando paralleli con l’intervento russo in Siria. Le osservazioni di Klimov, in un incontro a Mosca a cui hanno partecipato esponenti georgiani filo-russi, hanno suggerito che la presunta ingerenza esterna negli affari interni della Georgia denunciata dal Sogno potrebbe essere contrastata con l'assistenza russa.
Il Presidente del parlamento Shalva Papuashvili ha ulteriormente rafforzato la narrativa russa e del Sogno, condannando i presunti sforzi dell'opposizione di coinvolgere la Georgia nel conflitto contro la Russia. Ha accusato esponenti dell’opposizione e ONG di ipocrisia e xenofobia, suggerendo che le loro richieste di sanzioni contro la Russia avrebbero portato a un conflitto economico e militare che il governo ha scongiurato.
Papuashvili ha presentato le elezioni come una decisione netta tra la pace, rappresentata dal Sogno Georgiano, e il caos presumibilmente sostenuto dall’opposizione.
Più che programmi, la campagna politica si sta delineando come uno scontro di slogan incentrati su temi esistenziali per lo stato georgiano, e cioè sulla capacità del del paese di continuare ad operare come stato autonomo, in grado di darsi una politica estera indipendente.
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