Il settore della procreazione assistita in Grecia promuove attivamente i propri servizi a livello nazionale e internazionale e offre una speranza a migliaia di persone che non possono avere dei figli - tranne se si tratta di omosessuali o intersessuali
(Pubblicato originariamente da MIIR il 22 marzo 2023, diffuso tramite lo European Data Journalism Network )
“Il diritto alla maternità era un lusso, un privilegio, tanto che spesso mi hanno fatto sentire come se lo stessi rubando. Perché il messaggio è che io non dovrei neanche esistere, figuriamoci diventare madre.” Demetra parla a bassa voce, cercando di non farsi notare dai clienti del negozio in cui avviene l’intervista.
Demetra, una persona intersessuale, ha chiesto di parlare a MIIR sotto pseudonimo. La sua differenza fisica può diventare motivo di molestie.
I risultati di un recente sondaggio di Intersex Greece sui discorsi d’odio contro le persone intersessuali (persone il cui genere anatomico è ambiguo) conferma che questa rara condizione è ancora poco conosciuta. Il tema non è discusso apertamente e, quando succede, viene spesso presentato come un problema invece di una peculiarità della biologia umana. La predominanza del termine non scientifico “ermafrodita”, con le sue connotazioni negative, è indicativo del modo in cui le persone intersessuali vengono rappresentate in Grecia.
“I medici mi hanno detto di non parlare [della differenza fisica] con altri medici perché tutti avrebbero voluto usarmi per le proprie pubblicazioni scientifiche.” dice Demetra. Dalle testimonianze delle persone intersessuali risulta che gli ospedali sono i luoghi in cui i pregiudizi riguardo l’anatomia intersessuale si manifestano più spesso. “Qualsiasi dottore io incontrassi voleva eseguire delle analisi. Test e altri esami, come se avessero trovato un tesoro. Tutto questo senza rapportarsi con me personalmente, senza chiedere come mi sentissi o senza spiegarmi cosa ci fosse di sbagliato in me, cosa avrei potuto fare e quali prospettive ci fossero.”
Demetra ha scoperto di non avere le ovaie all’età di 12 anni, dopo un’appendicectomia. La sua condizione intersessuale, molto rara, è quella di un corpo interamente femminile ma con cromosomi maschili (XY). Secondo Intersex Greece: “Molte varianti transessuali, ma non tutte, hanno come conseguenza la sterilità.” Alcune persone intersessuali possono avere figli e le tecnologie riproduttive si possono applicare senza complicazioni. Tuttavia, per loro, queste soluzioni comportano spesso ostacoli psicologici o finanziari.
Demetra spiega: "Un medico mi ha detto: ‘Non dire niente, nemmeno al tuo futuro marito. Se ti ama, quando realizzerà che non puoi avere figli, resterà con te’.” Spesso le indicazioni del medico sono di nascondere il proprio status biologico. “L’avere un figlio è sempre stata una fantasia per me. Per una persona a cui a 12 anni è stato detto che non sarebbe mai potuta diventare genitrice, capisci che l’idea assume un’altra dimensione.”
Tuttavia, all’età di 25 anni viene per la prima volta spiegato a Demetra che avrebbe potuto effettuare una fecondazione in vitro con ovodonazione, con un tasso di successo del 10-13%. “Rispetto allo 0%, cioè la prospettiva che avevo fino a quel momento, è sembrata un’enorme opportunità”.
Madre di tre gemelli, padre di uno
La fecondazione in vitro con ovodonazione viene praticata in Grecia dal 1987. Il servizio però è stato sistematizzato solamente dal 2010, dato che il processo dipendeva sia dalla disponibilità del materiale genetico, sia dallo sviluppo delle tecniche di criopreservazione (la vitrificazione). Dal 2015 la Grecia è una delle destinazioni più popolari per chi cerca di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Secondo le società che promuovono il “turismo della fertilità”, è la seconda destinazione dopo la Spagna, leader nel settore.
Secondo i dati dell’autorità greca sulla procreazione assistita, nel 2019 la percentuale di nascite avvenute grazie alle tecniche di PMA era del 6,4%. Nello specifico, la tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro tramite ovodonazione, seguita dalla fecondazione in vitro con gli ovuli della gestante. Sempre nel 2019, sono state eseguite 219 inseminazioni tramite donatori di sperma.
Tuttavia, nonostante un contesto legale permissivo e tecnologie a regola d’arte, Demetra ha trovato un mondo ricco di tabù. Al primo tentativo è riuscita a concepire l’ovulo che le è stato donato e inseminato con il materiale genetico del suo partner. Ma, rievocando la segretezza con la quale le è stato consigliato di gestire la sua esperienza, racconta: “Il medico che ha fatto la fecondazione in vitro mi ha detto: ‘non dovrai mai dirlo al tuo bambino o lo distruggerai’.”
Più di un decennio dopo la fecondazione di Demetra, Vasilis (nome fittizio) è diventato padre di un bambino, ancora una volta grazie alla procreazione assistita. Vasilis è gay, e secondo la legislazione attuale non c’è alcun modo per lui di diventare ufficialmente un genitore. “Sono cresciuto in un paese e in una generazione dove i sinonimi della parola ‘gay’ erano ‘single’ ed ‘emarginato’.” Vasilis si è messo d’accordo con la sua amica Elena - anche lei omosessuale - di presentarsi come una coppia, così da poter accedere insieme alle tecnologie riproduttive dalle quali, lui in particolare, viene di norma escluso.
Non tutte le persone gay sono uguali
Anche se in una relazione, le donne omosessuali che desiderano procreare sono classificate come “single” dalle istituzioni che si occupano della riproduzione assistita. Le leggi greche permettono alle donne senza un partner di accedere alla fecondazione in vitro (utilizzando lo sperma di un donatore), ma proibiscono di fare lo stesso agli uomini, a prescindere dal loro orientamento sessuale. Le coppie omosessuali, di qualsiasi genere, sono quindi escluse.
Civio, testata spagnola partner di EDJNet, ha condotto uno studio a partire dai dati sull’accesso alla riproduzione assistita per le donne lesbiche in Europa. La maggioranza dei 43 paesi europei analizzati proibisce l’accesso alle donne apertamente lesbiche (e di conseguenza alle coppie lesbiche) mentre un terzo fa lo stesso per le donne single. Secondo l’indagine, gli individui intersessuali e transgender si trovano nelle condizioni peggiori. In diversi paesi europei queste persone sono ancora soggette alla sterilizzazione obbligatoria nel momento in cui si sottopongono alla procedura del cambio di sesso.
“Per le coppie omosessuali, in Grecia, l’accesso alla riproduzione assistita sarà legato al riconoscimento del matrimonio gay, quando e se avverrà”, spiega un esperto di diritto a MIIR.
“I casi a noi noti di coppie omosessuali diventate genitori sono quelli di persone che vivevano entrambe all’estero, oppure le rare eccezioni di coppie greche che hanno avuto la possibilità economica di muovere mari e monti per oltrepassare la legge”, dice Vasilis.
Visto che non tutti gli uomini gay hanno un amica stretta con cui condividere la genitorialità, le cliniche di fecondazione in vitro offrono talvolta dei metodi non ufficiali per aggirare la legge. “I medici vedono la disperazione, così le cliniche diffondono un messaggio: ‘Persone gay, venite ad avere dei bambini’ - sfruttando chi è disperato”. Durante la sua ricerca di metodi potenziali per avere dei figli, Vasilis si era messo in contatto con una grande clinica di procreazione assistita che, tramite una madre surrogata, gli aveva promesso un esito positivo. “Con l’aiuto dell’amica che avrebbe finto di essere la mia partner abbiamo trovato un medico disposto a testimoniare il falso - dato che era richiesto un documento legale - cioè che lei avesse tentato più volte la fecondazione in vitro, avesse subito sofferenze psicologiche, e che quindi avremmo potuto avere un figlio solo tramite una madre surrogata.”
Malgrado le pressioni della clinica per chiudere al più presto il contratto con una madre surrogata moldava - o meglio, precisamente a causa di questo motivo - Vasilis ha concluso che era una truffa. Tra i suoi amici gay sono frequenti i casi in cui i tentativi di diventare genitori tramite questi espedienti non portano ad alcun risultato. Le giustificazioni delle cliniche sull’incompatibilità del materiale genetico o degli spermatozoi deboli non convincono gli aspiranti genitori.
Lettere mancanti
Non solo la legge pone dei limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita. Anche quando viene garantita, il costo può diventare un deterrente.
Per la PMA tramite una madre surrogata, la clinica che Vasilis ha contattato chiedeva 25.000 euro che sarebbero andati alla donna, 5.000 per la fecondazione in vitro, “5.000 o 8.000 per la commissione del medico - questo è precisamente ciò che ha detto il dottore”, e 3 mila euro per la “selezione dell’ovulo”. Poiché l’uso di una madre surrogata richiede un documento ufficiale, il prezzo è alto. Alla fine, la fecondazione in vitro è costata 8 mila euro, inclusi i test e 8 inseminazioni fallite. Vasilis e la sua amica stanno crescendo il bambino insieme.
Un biglietto per sedere nella sala d’aspetto della maternità è costato a Demetra 3 mila euro. Nel suo caso i farmaci per la stimolazione ovarica sono stati acquistati dal donatore e il costo sostenuto dalla ricevente. Se la fecondazione in vitro viene effettuata con un donatore, il servizio sanitario pubblico greco non copre il costo dei farmaci. Tuttavia, secondo informazioni raccolte da MIIR, molte coppie che prendono in prestito ovuli riescono a ottenere gratuitamente i costosi farmaci tramite qualche sotterfugio, almeno per il primo tentativo. “La scappatoia per acquisirli illegalmente richiede che tu abbia un utero, delle ovaie e qualche possibilità rudimentale di produrre ovuli”, spiega un ex impiegato (che desidera restare anonimo) di una grande clinica per la riproduzione assistita di Atene.
Dopo una gravidanza senza complicazioni, nella quale è andato tutto bene, Demetra è diventata, come dice lei, una delle poche persone con questa condizione fisica che è riuscita a diventare genitore. “Se non sono la prima in Grecia, sono sicuramente una delle prime, sia qui che nel resto del mondo.”
In Grecia nessuna delle persone rappresentate dalle lettere dell’acronimo LGBT+ ha libero accesso alla riproduzione assistita. Gli uomini gay sono completamente esclusi, mentre le persone intersessuali incontreranno molto probabilmente gli stessi ostacoli che le accompagnano nel resto della loro vita sociale.
“Se mi chiedi quale sarebbe la situazione ideale non riesco a risponderti. Perché non ho così tanta immaginazione. Sono molto realistico. Non provo nemmeno a sognare a occhi aperti, quando so che non funzionerà. In un mondo ideale potrei avere un bambino assieme al mio partner”, dice Vasilis. Come gli ricorda un suo amico, se nasconde formalmente il suo orientamento sessuale può superare ‘le leggi scritte e non scritte’. “E se mio figlio un giorno mi chiederà: ‘Perché papà?’, gli dirò che l’ho desiderato così tanto che abbiamo capovolto il mondo.”
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