Il fatto che la premier serba abbia avuto di recente un figlio dalla sua compagna non la fa essere legalmente genitore. In Serbia manca infatti una legge sui matrimoni omosessuali. Che sia questa l’occasione buona?
Da tempo un evento accaduto in Serbia non rimbalzava con tanta eco sui media internazionali e regionali come la recente notizia che la compagna della premier serba Ana Brnabić ha partorito un bambino. L’ufficio di Ana Brnabić ha confermato che lo scorso 20 febbraio Milica Đurić, compagna della premier, ha partorito e che la madre e il piccolo Igor sono in salute, mentre la Brnabić ha rimandato l’incontro con i funzionari della Commissione europea previsto per quel giorno a Bruxelles.
“Ana Brnabić è tra i primi capi di governo ad avere un figlio dalla compagna mentre in carica […] e la prima al mondo in una coppia omosessuale”, ha dichiarato l’ufficio della premier all’agenzia France Presse.
Messaggi e aspettative
La premier Ana Brnabić si è già guadagnata il suo posto nella storia serba. Oltre ad essere la prima donna alla guida del governo in Serbia, è anche la prima persona dichiaratamente omosessuale a ricoprire questo incarico. È stato il presidente serbo Aleksandar Vučić a rendere noto pubblicamente l’orientamento sessuale della Brnabić quando ha deciso di nominarla premier nel giugno 2017. I funzionari occidentali hanno salutato la nomina di Ana Brnabić come un segnale di progresso, mentre i critici del regime di Vučić l’hanno interpretata come una mossa di marketing calcolata per ingraziarsi le simpatie dell’Occidente.
Questa tesi è corroborata anche dal fatto che né il presidente Vučić né alcun funzionario del suo Partito progressista serbo (SNS) ha mai condannato pubblicamente gli atteggiamenti omofobi di molti esponenti della coalizione di governo, compresi alcuni ministri. Quando, nel maggio 2018, a Belgrado è stato presentato un libro per bambini sulle famiglie omosessuali, pubblicato da una casa editrice croata, il ministro per l’Innovazione e lo Sviluppo tecnologico Nenad Popović ha scritto sul suo account Twitter: “Bisogna immediatamente porre fine a questa storia. Dobbiamo fermare quelli che vogliono convincerci che non c’è nulla di male nel fatto che Roko abbia due mamme e che Ana abbia due papà”.
La premier ha criticato il ministro Popović per le sue affermazioni, dicendo che “ha offeso una parte dei cittadini serbi” e aggiungendo che le sarebbe piaciuto che i ministri del suo governo si dedicassero di più al loro lavoro, invece di esprimere opinioni personali su questioni che non sono di loro competenza.
Quando Ana Brnabić è diventata prima ministra, la comunità LGBT in Serbia si aspettava che la nuova premier, oltre a partecipare al Gay Pride e ad altri eventi pubblici insieme alla sua compagna, si impegnasse a contrastare le discriminazioni nei confronti delle persone LGBT. L’arrivo di una donna dichiaratamente omosessuale alla giuda del governo è stata un’occasione non solo per inviare un forte messaggio di tolleranza, ma anche per proporre e approvare leggi di tutela dei diritti LGBT. Un’occasione che la leadership al potere non ha saputo cogliere.
Le leggi che mancano
Nonostante conviva con la sua compagna ormai da nove anni, la premier serba non è legalmente genitore del bambino della sua compagna. La costituzione serba definisce infatti il matrimonio come unione tra uomo e donna, e le unioni civili tra persone dello stesso sesso non sono legalmente riconosciute. Inoltre, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita è vietato sia alle coppie omosessuali sia alle donne single, e ad essere discriminate sono anche le donne affette da patologie dell’apparato genitale, che non hanno la possibilità di congelare i propri ovociti prima di essere sottoposte all’intervento chirurgico. È vietata anche la maternità surrogata, per cui cresce il mercato nero dell’utero in affitto. L’adozione è consentita alle coppie eterosessuali, ma non alle persone LGBT.
Se le informazioni ufficiose – secondo cui la compagna della premier serba avrebbe avuto il figlio grazie alla fecondazione assistita eseguita all’estero – dovessero rivelarsi vere, significherebbe che la premier e la sua compagna hanno violato diverse leggi vigenti in Serbia. Tuttavia, questa problematica ha suscitato scarsa attenzione dell’opinione pubblica serba, che si è sostanzialmente divisa tra chi sostiene e chi accusa la premier Brnabić.
Il presidente serbo Aleksandar Vučić si è congratulato con la premier e la sua compagna, criticando i cittadini che sui social network hanno commentato la vicenda con toni ironici. Si è scagliato in maniera particolarmente dura contro l’attore Sergej Trifunović, che è stato recentemente eletto presidente del Movimento dei cittadini liberi (PSG, un movimento civico di opposizione) ed è uno dei principali protagonisti delle proteste contro il governo che da quasi tre mesi si svolgono in tutto il paese.
Nel corso di una trasmissione mattutina andata in onda su TV Prva, una delle emittenti televisive più seguite nel paese, il presidente Vučić ha commentato alcuni tweet in cui Trifunović scherzava sul conto della premier, così l’attenzione si è spostata dal tema dell’omogenitorialità allo scontro politico tra Vučić e Trifunović, di cui i tabloid hanno continuato a parlare per giorni. Vučić non ha perso l’occasione per criticare ancora una volta l’opposizione, bollandola come “feccia della falsa élite politica”.
Assurdità o privilegio
D’altra parte, l’opposizione – che da mesi scende in piazza per protestare, chiedendo la riforma della legge elettorale, il rispetto della libertà dei media e la tutela contro le violenze del potere – non ha mostrato alcun interesse per la questione che è stata riattualizzata con la nascita del “bambino della premier”, ovvero la discriminazione delle coppie omosessuali e delle persone che non possono avere figli in modo naturale, né tanto meno ha reagito al fatto che la premier ha probabilmente violato diverse norme.
Focalizzati su altri problemi, come la questione del Kosovo, gli oppositori di Vučić si comportano come se la nascita del bambino della compagna della premier fosse una questione prettamente privata, anziché un tema di rilevanza nel dibattito pubblico.
Questa situazione si spiega con il fatto che molti partiti di opposizione sono di orientamento conservatore, o persino di destra, o semplicemente non sono disposti ad affrontare temi che non attirano facili consensi. In Serbia la tolleranza nei confronti della comunità LGBT si riduce al sostegno delle manifestazioni come il Gay Pride, mentre l’omofobia e la violenza contro le persone LGBT continuano a dilagare.
Le organizzazioni della società civile pubblicano regolarmente i dati sulle discriminazioni contro le persone LGBT. Solo negli ultimi due mesi gli uffici del Pride Info Centar di Belgrado, un centro di informazione sulle tematiche LGBT, sono stati presi di mira ben tre volte. Alcuni di questi incidenti sono avvenuti durante le manifestazioni di protesta contro il governo, e gli organizzatori delle proteste e i leader dei partiti di opposizione hanno condannato le aggressioni.
All’inizio del suo mandato la premier Ana Brnabić ha dichiarato che la Serbia non è un paese conservatore né omofobo. La situazione assurda in cui si è trovata la premier – costretta a violare le norme per consentire alla sua compagna di avere un figlio, senza però avere il diritto alla genitorialità – potrebbe però ora contribuire a velocizzare l’approvazione di una legge, più volte annunciata, che consenta i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
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