La Grecia ha l'opportunità di attirare i turisti russi in cerca di un'alternativa alle spiagge della Turchia e dell'Egitto. La burocrazia ellenica, però, sembra incapace di raccogliere la sfida
Fra i due litiganti, il terzo gode. Se Russia e Turchia sono ai ferri corti, dopo l’abbattimento di un caccia SU-24 russo da parte di Ankara, e le pericolose schermaglie navali nel mar Nero, rimane da spartirsi un mercato molto appetitoso.
Parliamo di ben quattro milioni di turisti russi abituati, negli ultimi anni, a trascorrere le vacanze sulle coste anatoliche. Dove andranno nell’estate 2016, visto che non solo la Turchia, ma anche l’Egitto - dopo l’attentato all’aereo di linea russo sui cieli del Sinai, con 224 vittime che avevano passato i loro ultimi giorni a fine ottobre a Sharm el Sheik, sul mar Rosso - saranno destinazioni sconsigliate ai viaggiatori provenienti da Mosca e dintorni?
Russi? Turisti spendaccioni
A contenderseli sono soprattutto la Grecia e la Spagna. Sono turisti che fanno gola ai tour operator e agli albergatori locali. I russi, a differenza ad esempio dei tedeschi, spendono molto in extra come champagne, souvenir e prelibatezze varie. Non badano a spese. “In un soggiorno medio in Grecia di dieci giorni, un turista russo spende fra i 1.000 e i 1.200 euro, cifra eguagliata solo dai vacanzieri statunitensi”, spiega a OBC Senofonte Petropoulos, portavoce della Greek Confederation of Tourism (SETE), che si occupa di tutti i settori coinvolti nell’industria turistica, dai voli agli alberghi, dai tour operator alle agenzie di viaggio fino alle navi crociera. “I tedeschi, invece, spendono in media 700 euro”.
Le prenotazioni si fanno fin d’ora. I greci puntano ad attirare una parte dei quattro milioni di russi che pensano di rilassarsi su una costa estera nel 2016, anche se da gennaio a settembre del 2015 Atene e le isole hanno registrato un calo di ben il 62% di arrivi da Mosca e Pietroburgo, percentuale che corrisponde a una perdita di 700mila turisti.
“I motivi di questo calo nel 2015 sono molti”, spiega Petropoulos “le sanzioni che l’Unione europea ha imposto alla Russia in seguito alla crisi ucraina hanno avuto ripercussioni per noi negative. Ricordiamo che tutti i dipendenti pubblici russi sono stati invitati da Putin a scegliere località nazionali, Crimea in testa, per le loro vacanze estive, o comunque mete esterne all’Europa come appunto la Turchia o l’Egitto”.
E ora che la Turchia e l’Egitto sono fuori gioco, dal punto di vista turistico? “Il nostro obiettivo minimo è tornare ai livelli del 2013, per quanto riguarda l’appetibilità della Grecia da parte dei vacanzieri che vengono dall’ex Unione sovietica”, conclude Petropoulos. “Allora avevamo ospitato un milione e 200mila turisti russi. Quindi, per arrivare a questa cifra, quest’anno puntiamo a un aumento di mezzo milione di turisti russi, per colmare la perdita dei 700mila che hanno scelto altri lidi l’anno scorso. Le loro mete preferite in Grecia? La penisola Calcidica e grandi isole come Rodi e Creta, che offrono un maggiore numero di strutture alberghiere di lusso, ambite dai moscoviti, i quali esigono un hotel con accesso diretto sulla spiaggia”.
La concorrenza si gioca a suon di timbri
Naturalmente anche la Spagna e Cipro sono in lizza. La Grecia parte svantaggiata, perché l’ultimo pacchetto anti-austerity imposto da Bruxelles prevede per alberghi e ristoranti l’aumento dell’Iva dal 13% al 23% nelle isole dell’Egeo, anche se gli imprenditori del settore hanno già annunciato che non aumenteranno i prezzi per i loro clienti ma pagheranno di tasca propria la tassa aumentata.
A decidere il vincitore della gara saranno quindi le immagini che mostrano le bellezze del Partenone o di Santorini contro quelle di Barcellona o della Costa Brava?
No, molto più burocraticamente l’esito si gioca nella guerra dei visti. L’Unione europea infatti impone dei visti d’ingresso ai turisti extracomunitari, documenti che vengono rilasciati, nel nostro caso, dai consolati nelle principali città russe.
E già si levano le proteste dei tour operator greci contro il governo di Atene, che sembra non rendersi conto dell’importanza di sveltire queste pratiche d’ufficio: “Se la Spagna ha ben sette punti di rilascio dei visti turistici in Russia, sparsi nell’immenso territorio, la Grecia ne ha solo tre, concentrati fra Mosca e San Pietroburgo”, ha dichiarato Nikos Chalkiadakis, presidente dell’Unione albergatori di Heraklion, capoluogo cretese. Non solo: a timbrare i visti nei visa-center dei consolati ellenici di Mosca e San Pietroburgo ci sono pochi impiegati: il più grande, a Mosca, ne conta 35 che possono rilasciare visti con un ritmo massimo di cento al giorno.
“Il ministero degli Esteri – spiega Chalkiadakis - deve distaccare degli impiegati e destinarli a Mosca solo per questo scopo, vitale per l’economia greca, raddoppiando il numero dei funzionari greci che lavorano ora nel nostro consolato della capitale russa”. Secondo Chalkiadakis, ci sarà un aumento del 10% di arrivi russi nella più grande isola ellenica nel 2016. “Ma potremmo arrivare ad attirarne anche molti di più, fino a 500mila solo a Creta”.
La guerra delle vacanze russe 2016 in Europa si decide, insomma, a colpi di timbro. Chi riuscirà a timbrare più visti? L’impiegato consolare greco, cipriota o lo spagnolo? Il risultato si vedrà sulle spiagge fra pochi mesi, contando le bianche carnagioni moscovite distese a Elounda Beach a Creta o esposte al caldo sole iberico. Una cosa è certa: la vodka e l'ouzo scorreranno a fiumi.
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