Spiaggia greca dopo una forte pioggia - © BadPixma/Shutterstock

Spiaggia greca dopo una forte pioggia - © BadPixma/Shutterstock

Grazie ai fondi di coesione, gli stati UE del sud-est Europa stanno realizzando molti progetti per prevenire o contrastare alluvioni, incendi e altri rischi legati alla crisi climatica. Spicca soprattutto l'impegno di Grecia e Cipro

08/04/2025 -  Lorenzo Ferrari

Tra il 2021 e il 2027 i paesi UE del sud-est Europa prevedono di investire almeno 2,9 miliardi di fondi di coesione – in gran parte forniti dall’Unione europea – nella prevenzione dei rischi climatici. Si tratta di quei rischi ambientali direttamente legati ai cambiamenti climatici, come gli incendi favoriti dal calore e dalla siccità crescenti, o le alluvioni prodotte da precipitazioni particolarmente intense. 

Se si osservano le priorità individuate dai governi dei Paesi UE del sud-est Europa nel ripartire i fondi di coesione a loro disposizione per il ciclo 2021-2027, si trovano 1,5 miliardi destinati specificatamente alla prevenzione e gestione dei rischi climatici di tipo idraulico e 796 milioni alla prevenzione e gestione degli incendi legati alla crisi climatica. 

A questi fondi si aggiungono quelli stanziati dai programmi Interreg che toccano i paesi della regione – cioè programmi della politica di coesione che coprono più di un Paese –, che prevedono di mobilitare ulteriori 455 milioni contro i rischi climatici. 

In media i Paesi del sud-est Europa hanno scelto di investire in questo ambito lo 0,9% del loro bilancio della politica di coesione. Le differenze però sono piuttosto marcate: si va dallo 1,3-1,5% di Grecia e Cipro allo 0,9-1% di Croazia e Slovenia, fino all’appena 0,3-0,4% di Romania e Bulgaria. Significa che un Paese come la Grecia sta spendendo contro i rischi climatici, in proporzione, oltre tre volte i fondi di coesione che investe la Bulgaria e oltre quattro volte quelli che investe la Romania.

Con quasi 1,5 miliardi di euro di investimenti previsti, la Grecia è prima nella regione anche in termini assoluti. Nel complesso, tra il 2021 e il 2027 la Grecia prevede di concentrare sulla prevenzione delle alluvioni e del dissesto idrogeologico 704 milioni di euro di fondi di coesione, ed altri 421 milioni di euro nel contrasto agli incendi.

In termini relativi, anche Cipro e la Slovenia hanno scelto di investire parecchie risorse europee nella prevenzione delle alluvioni, mentre oltre alla Grecia sono quasi solo la Croazia e la Bulgaria a concentrare una parte significativa dei fondi di coesione sulla prevenzione degli incendi.

La Romania sta usando una parte molto limitata dei fondi di coesione nella prevenzione dei rischi climatici: gli interventi che sta portando avanti in campo ambientale riguardano piuttosto la costruzione o modernizzazione delle reti idriche e degli impianti per il trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, e in alcuni casi la conservazione o il risanamento di aree naturali.

C’è però un’eccezione: lo Stato romeno sta investendo una grande quantità di fondi di coesione – l’equivalente di mezzo miliardo di euro – in un complesso di opere che dovrebbero contrastare una delle manifestazioni della crisi climatica, vale a dire l’erosione costiera nella contea di Costanza sul Mar Nero. 

I progetti greci contro incendi e alluvioni

Questi numeri raccontano solo una parte della storia. È infatti possibile che anche altri fondi di coesione contribuiscano a contrastare i rischi climatici: questo vale per tutti i fondi che finanziano interventi di altro genere che possono però incidentalmente aiutare a raggiungere questo obiettivo ambientale.

D’altra parte, c’è notoriamente una differenza ampia tra i fondi di coesione che i diversi Paesi immaginano di spendere – e i modi in cui pianificano di farlo – e i fondi che riescono davvero a utilizzare: è probabile che almeno una parte delle risorse destinata a contrastare i rischi climatici non venga poi effettivamente spesa.

Andando a guardare più nello specifico i bandi e i singoli progetti che sono stati approvati finora dalle autorità che gestiscono i programmi di coesione della Grecia – sia nazionali sia regionali –, si possono rintracciare alcune decine di progetti legati ai rischi climatici, per un valore complessivo di 1,2 miliardi di euro.

Di questi, il 45% riguarda il contrasto agli incendi. Sono quasi tutti progetti concentrati sull’acquisto di velivoli, droni, camion o altro equipaggiamento per i vigili del fuoco. Tra il 2014 e il 2024 in Grecia sono bruciati quasi cinquemila chilometri quadrati di territorio – una superficie paragonabile a metà delle Marche. Dopo il Portogallo, si tratta della percentuale di territorio bruciato più alta in Europa.

Circa il 40% delle risorse approvate finora va invece in opere di prevenzione dalle alluvioni e/o di contrasto all’erosione costiera. Negli ultimi dieci anni questo tipo di fenomeni ha provocato la morte di 87 persone in Grecia, tra cui da ultime le vittime delle vastissime alluvioni del settembre 2023 in Tessaglia e nella Grecia centrale.

Tra i progetti in corso di realizzazione, per esempio, uno punta a intervenire nelle zone di montagna della Tessaglia per contenere il deflusso dei corsi d’acqua in caso di forti piogge, mentre altri finanziano la riparazione dei danni provocati dall’alluvione del 2023 e nuove opere di prevenzione in alcuni comuni dell’Eubea.

Il programma “Ambiente e azione climatica” della Grecia ha stanziato finora 380 milioni di euro per opere di prevenzione da alluvioni e inondazioni, a cui se ne aggiungono altri dai programmi gestiti dalle singole regioni del Paese. Si tratta di poco più del 10% del bilancio complessivo a disposizione del programma, che copre anche molti progetti per la transizione energetica e per il miglioramento delle reti idriche e della gestione dei rifiuti.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.


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