Alla vigilia dell'8 marzo la FNSI organizza a Roma un incontro dedicato alla democrazia paritaria. Tra le relatrici la giornalista turca Ceyda Karan, sotto processo nel suo paese
Martedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della donna, presso la sala "Walter Tobagi" della Federazione nazionale della stampa italiana si tiene l’iniziativa "Tante Quanti: giornaliste in campo per la democrazia paritaria" promossa dalla Commissione pari opportunità della Fnsi. "Una giornata di riflessione – spiega la Commissione pari opportunità – sulla democrazia paritaria, senza dimenticare il diritto di cronaca e le querele temerarie".
All’iniziativa parteciperanno tra le altre relatrici Valeria Fedeli - ministra dell’Istruzione, Marina Macelloni - presidente dell’Inpgi, Paola Spadari - presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e Ceyda Karan - giornalista del quotidiano turco Cumhuriyet. Significativa la presenza di quest'ultima, giornalista che nel 2016 è stata condannata in primo grado a due anni di carcere assieme al collega Hikmet Çetinkaya con l’accusa di “offesa ai valori religiosi” e “istigazione all’odio” per aver pubblicato una vignetta di Charlie Hebdo, ora in libertà in attesa della sentenza di secondo grado .
"Voglio ringraziarvi per il vostro sostegno e la vostra solidarietà per il mio processo. Voglio anche ringraziarvi a nome dei miei colleghi che sono in prigione e che stanno tentando di fare il loro lavoro in un momento così difficile. In Turchia si respira sempre di più una atmosfera autoritaria. La libertà di espressione, e in maniera specifica la libertà di stampa, è totalmente a rischio": aveva scritto mentre era sotto processo in una sua lettera per ringraziare Fnsi, Usigrai, Articolo 21 e molti altri organizzatori di un'iniziativa tenutasi davanti all'Ambasciata turca il 21 gennaio scorso.
Come scrive la FNSI nel lancio dell'iniziativa del 7 marzo , nel corso dell’incontro verranno trattati temi quali la riforma dell’articolo 51 della Costituzione, le quote di lista e la doppia preferenza di genere per le elezioni nelle amministrazioni locali, la legge Golfo-Mosca che ha raddoppiato la presenza di donne ai vertici delle società quotate. "Un percorso, quello per la democrazia paritaria, che attende ora la prova cruciale della nuova legge elettorale, con la forte richiesta dell’associazionismo femminile di estendere anche al Senato le norme antidiscriminatorie introdotte nell’Italicum", prosegue la Cpo Fnsi.
All’ordine del giorno, poi, l’impegno a ottenere il riequilibrio della rappresentanza di genere anche negli organismi di categoria, a partire dal sindacato dei giornalisti, nella convinzione che la lotta alle discriminazioni passi anche attraverso il riconoscimento del diritto ad essere equamente rappresentate, e "con l’occasione – anticipa ancora la nota della Commissione – mentre non si attenuano purtroppo gli attacchi sessisti alle donne più esposte sulla scena pubblica, vogliamo ricordare che non va abbassata la guardia a difesa delle croniste minacciate, costrette a vivere sotto scorta, intimidite con querele temerarie, offese e insultate sul web, o vittime della repressione nei regimi autoritari che imbavagliano la libertà di informazione".
In vista delle manifestazioni organizzate nella Giornata internazionale della donna, la Cpo Fnsi si schiera infine al fianco delle donne e delle lavoratrici, ancora troppo discriminate, vittime della violenza maschile e della precarietà, della disoccupazione e delle carenze del welfare, del divario di genere negli stipendi, nelle carriere, nelle pensioni: "Le giornaliste e i giornalisti della Commissione pari opportunità della Fnsi esortano i colleghi a illuminare il più possibile le lotte, le denunce, le iniziative programmate per l’8 marzo, e di tenere accesi questi riflettori tutto l’anno. Perché troppo spesso le notizie che riguardano la condizione delle donne, i loro problemi e bisogni, scompaiono dai radar dell’informazione".
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto