© Ink Drop/Shutterstock

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Il lungo braccio di ferro tra Chișinău e Mosca sulla questione delle forniture del gas ha visto la Moldova uscirne indebolita: il gas continuerà ad arrivare nella regione separatista di Transnistria dalla Russia, tramite una società ungherese vicina a Orbán

19/02/2025 -  Gian Marco Moisé Chișinău

In queste settimane il governo moldavo ha continuato il lungo botta e risposta con la Russia sui temi del gas in Transnistria e della sicurezza del proprio spazio aereo, gli unici temi sui quali i paesi continuano a dialogare. Non si può dire che il governo di Dorin Recean esca forte da questo confronto, soprattutto agli occhi del proprio elettorato che desidererebbe maggiore assertività nel confronto con la vicina superpotenza.

Coraggiosi oppure no?

Il 13 febbraio scorso, il ministro degli Esteri moldavo Mihail Popșoi ha convocato per l’ennesima volta l’ambasciatore russo chiedendo spiegazioni rispetto a droni che sono precipitati nel sud del paese nella notte tra il 12 e il 13 febbraio. I droni sono stati recuperati dalle autorità moldave nei pressi delle città di Ciumai e Ceadir-Lunga e portati di gran carriera a Chișinău dove il ministro ha accolto l’ambasciatore Oleg Ozerov.

La scena dell’ambasciatore che apre la porta per trovarsi di fronte a pezzi del drone ha fatto il giro degli organi di informazione moldava, ma a parte suscitare clamore, l’incontro non ha dato esiti significativi. Ozerov non ha riconosciuto il drone come russo e ha chiesto ulteriori conferme del coinvolgimento del proprio Paese nell'incidente.

Dichiarando il gesto come ostile, il Ministero degli Affari Esteri ha previsto una ritorsione. Come si legge in un comunicato ministeriale: "In risposta a queste sfide, il Ministero degli Affari Esteri ha preso la decisione di denunciare unilateralmente l'accordo intergovernativo moldavo-russo sulla creazione e il funzionamento dei centri culturali, concluso nel 1998. Dopo il completamento delle procedure di risoluzione, il Centro Culturale Russo cesserà la sua attività nel nostro Paese".

Pur presentata come coraggiosa, la misura disposta dal governo appare timida e tardiva. La Repubblica Moldova, infatti, non è l'unico paese in cui è stato chiuso un centro culturale russo.

Nel marzo 2022 il governo sloveno ha annullato il proprio accordo con la Russia sui centri scientifici e culturali. Nel febbraio 2023 è stata sospesa l'attività del centro culturale russo di Bucarest. Infine, le autorità azere hanno chiuso il centro culturale russo di Baku all'inizio di febbraio 2025, in seguito alle accuse contro i sistemi di difesa aerea russi che avrebbero colpito un aereo azero in volo facendolo schiantare in Kazakhstan e uccidendo 38 persone.

Il gas arriva in Transnistria ma ci guadagnano gli oligarchi

In gennaio, la Transnistria era al freddo e sull’orlo di una crisi energetica dal momento che la Russia aveva smesso di consegnare gas attraverso l'Ucraina. Sebbene la Russia potesse continuare a inviare gas alla Moldova attraverso il gasdotto transbalcanico, Gazprom aveva rallentato la risoluzione del problema sostenendo che la Moldova dovesse saldare ingenti debiti risalenti agli anni precedenti.

Il governo di Chișinău ha dato il proprio aiuto negoziando un finanziamento europeo di 60 milioni di euro per garantire la fornitura di gas ed elettricità agli abitanti della regione della Transnistria. Ma Tiraspol ha rifiutato la soluzione proposta dall'UE scegliendo piuttosto di pagare il gas che transiterà attraverso il gasdotto transbalcanico con un prestito dalla Federazione Russa.

I termini del prestito non sono noti, ma, visti i precedenti, ci si può aspettare che in futuro Gazprom contesterà il debito alla Repubblica Moldova. L’ipocrisia consiste nel fatto che, pur non riconoscendo la Transnistria come stato indipendente, la Federazione Russa continua il dialogo con le sole autorità separatiste pur cercando di rivalersi sul legittimo governo moldavo.

Il gas verrà consegnato tramite una società ungherese, la MET Gas and Energy Marketing AG. Questo operatore aveva già sollevato interrogativi in Romania nel 2018 quando MET acquisì il fornitore tedesco di energia e gas RWE Romania. La società ungherese, infatti, sarebbe legata a oligarchi ungheresi vicini a Viktor Orbán e precedentemente legata a imprenditori russi con legami con il Cremlino.

MET è una società ungherese con sede in Svizzera fondata nel 2007 per vendere gas naturale. Originariamente di proprietà della società ungherese MOL, da maggio 2018, il gruppo MET è di proprietà di MET ManCoo (20%) e MET Capital Partners AG (80%) controllate da Benjamin Lakatos, uno stretto collaboratore del primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Inoltre, secondo Bloomberg, dal 2009 al 2012, il 20% di MET era di proprietà di Normestone Ltd. Belize, una compagnia offshore controllata dall'imprenditore russo Lev Tolkachev e dall'ungherese Imre Fazakas.

Il soprassedere del governo moldavo su questi dettagli di implementazione non è piaciuto alla società civile moldava. Secondo gli analisti del portale moldavo Watchdog.md: “Il gas arriva attraverso uno schema che include compagnie ungheresi e di Dubai, e Chișinău non ne bloccherà il transito; ufficialmente, per evitare una crisi umanitaria; ufficiosamente, perché l'alternativa era ancora più rischiosa. La società ungherese è nota perché utilizzata da Victor Orbán per ricavare denaro dal sistema energetico ungherese”.

Il Primo Ministro Dorin Recean ha sottolineato che questo accordo non rappresenta una partnership tra il governo moldavo e la Russia ma è piuttosto un provvedimento volto ad aiutare la popolazione della Transnistria.

In altre parole, il governo moldavo sostiene di voler dimostrare solidarietà e volontà di pace ai cittadini della regione separatista. Eppure, a trarre profitto saranno ancora una volta gli oligarchi vicini al Cremlino e i cittadini della Transnistria resteranno all’oscuro degli sforzi di Chișinău per risolvere la crisi energetica.

Infatti, al momento i cittadini della sponda sinistra del Nistru ritengono il governo moldavo l’unico responsabile dei loro problemi energetici.

 

In data 19 febbraio 2025 abbiamo ricevuto dall'Ufficio stampa di Met Group la seguente precisazione che pubblichiamo integralmente.

MET GROUP – Precisazione in riferimento all’articolo “Crisi del gas, la Moldova ne esce indebolita” pubblicato il 19/2/2025

"In base a un accordo a breve termine, le forniture di gas a Moldovagaz sono iniziate venerdì scorso, 14 febbraio 2025. La società energetica MET Group, con sede in Svizzera, è lieta di aver raggiunto una soluzione che contribuisce alla sicurezza energetica dell’intero Paese. Questa è una situazione umanitaria che necessita di un aiuto immediato non solo da parte nostra, ma anche da parte della più ampia comunità europea. Questo risultato è stato possibile solo con il contributo fondamentale dei gestori del sistema di trasporto del gas dell’UE, dell'Ucraina e della Moldavia. Ci auguriamo che la Moldavia trovi diverse fonti alternative, incluso il pacchetto offerto dall’Unione Europea, che sosteniamo. MET Group, in generale, è pronta per le consegne di gas in qualsiasi punto in Europa, inclusa la Moldavia. Non controlliamo né siamo coinvolti nelle decisioni relative al finanziamento della Moldavia per questa fonte di gas. MET Group aderisce da sempre a tutte le leggi e alle normative dell’Unione Europea. Neghiamo qualsiasi associazione con una situazione al di fuori del nostro controllo.

MET Group è una società con sede a Baar (Svizzera), e lo stesso vale per MET Gas & Energy Marketing AG, la sussidiaria che ha firmato l'accordo a breve termine con Moldovagaz per fornire gas al Paese in questo momento difficile. Questo non ha nulla a che fare con l'Ungheria, o con qualsiasi sussidiaria di MET in Ungheria: abbiamo una presenza fisica tramite sussidiarie in 17 Paesi in Europa (tra cui l'Ungheria) e in Asia, ma qui parliamo dell’accordo concluso da una delle nostre società svizzere.

Non abbiamo affiliazioni o alleanze politiche in nessun Paese in cui operiamo, inclusa l'Ungheria, a parte la gestione delle normali relazioni normative come qualsiasi altra azienda. Rifiutiamo fermamente, come abbiamo fatto molte volte, qualsiasi insinuazione contraria. MET Group è completamente indipendente: la società con sede in Svizzera è posseduta al 90% dai dipendenti MET e al 10% da Keppel Infrastructure, una sussidiaria della Keppel Corporation quotata a Singapore. Il socio di maggioranza di MET Group è il Presidente e CEO Benjamin Lakatos. Nel 2018, la dirigenza MET ha acquisito le azioni dai precedenti soci con capitale finanziario ottenuto dalla banca olandese ING. Da allora, i precedenti soci non sono più coinvolti in alcun modo nella società”. 

 

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