Il premier montenegrino afferma di non poter intervenire per garantire il rispetto dei diritti del giornalista Martinović, in carcere da 11 mesi in attesa di processo
Link: Vijesti
Milo Đukanović non ha alcuna possibilità di intervenire o influenzare il potere giudiziario, come richiesto da una strana lettera spedita al Primo ministro montenegrino dalle organizzazioni Human Rights Watch (HRW), Reporters Without Borders e Committee to Protect Journalists.
E' la dichiarazione rilasciata dal consigliere di Đukanović, Srdjan Kusovac, rispondendo alle organizzazioni le quali avevano denunciato nella lettera che il giornalista d'inchiesta Jovo Martinović è in carcere da 11 mesi in circostanze controverse.
"Sono certo che le vostre importanti organizzazioni siano a conoscenza che lo stato del Montenegro, come tutti i paesi democratici, prevede la divisione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e pertanto il primo ministro non ha, non può e non deve avere alcuna ingerenza né influenza sugli altri poteri. Ecco perché la vostra lettera sorprende", ha scritto Kusovac.
Ha spiegato che Martinović è stato arrestato nell'ottobre dell'anno scorso nell'ambito dell'azione internazionale di polizia "Mak", "sulla base di ragionevoli sospetti in merito alla sua partecipazione alla creazione di un'organizzazione criminale e alla produzione, detenzione e distribuzione sul mercato di narcotici. Gli atti criminali a lui ascritti non hanno nulla a che fare con la sua professione di giornalista".
Kusovac assicura che la carcerazione di Martinović è stata prorogata secondo procedure legali.
Human Rights Watch aveva denunciato, nella lettera inviata giorni fa, che la data del processo non sia ancora stata fissata e che la lunga carcerazione senza che la difesa sia stata informata delle prove a suo carico, viola il diritto di Martinović alla scarcerazione, chiedendo inoltre che il Montenegro rispetti la libertà di stampa.
"Un giornalista di tutto rispetto che si è occupato di inchieste sulla criminalità organizzata e sui sistemi di corruzione, si trova da 11 mesi dietro le sbarre senza alcuna prova a suo carico", aveva dichiarato Hugh Williamson, direttore per l'area Europa e Asia Centrale di Human Rights Watch. La stessa organizzazione aveva scritto al Primo ministro Đukanović chiedendo quindi il rilascio di Martinović.
Il giornalista d'inchiesta, che ha collaborato con diversi media internazionali, come The Economist, Newsday, the Global Post, the Financial Times e BIRN - Balkan Investigative Reporting Network, è stato incarcerato il 22 ottobre del 2015. La procura lo sospetta di far parte di un'organizzazione criminale dedita al traffico di droga.
Jovo Martinović ha lavorato come produttore aggiunto nel documentario del 2013 "Smash and Grab" e un anno dopo con il gruppo Vice nella produzione della serie televisiva sulla banda criminale "Pink Panter". Ha inoltre collaborato a stretto contatto con Duško Martinović, uno dei maggiori protagonisti della serie e il quale è accusato dalla procura di essere a capo del gruppo criminale arrestato nell'azione "Mak".
Martinović ha negato le accuse, dichiarando di essere entrato in contatto con Duško Martinović esclusivamente al fine della realizzazione di un lungometraggio e non in relazione al traffico di stupefacenti.
Nell'ultimo decennio e mezzo Martinović ha realizzatp molte inchieste giornalistiche, pubblicate su alcune delle testate internazionali più importanti, portando alla luce crimini di guerra e attività della criminalità organizzata in tutti i Balcani.
Più di una volta ha indagato sulla banda "Pink Panter" (Pantera Rosa), la cui maggioranza dei membri è originaria della ex Jugoslavia. Nel 2015 Martinović era anche riuscito a raggiungere con questa banda un accordo per la realizzazione di un film sulla loro vita.
Al momento dell'arresto, stava lavorando come fixer per la casa di produzione francese "CAPA Press" che l'aveva assunto per effettuare verifiche sul terreno e cercare fonti per la realizzazione del reportage "La Route de la Kalachnikov", come la stessa casa di produzione ha confermato alla Procura.
Il documentario è stato mandato in onda a gennaio dall'emittente francese "TV Canal Plus", scoprendo il traffico illegale di armi dai Balcani verso l'Europa occidentale.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto