Rossella Vignola 25 marzo 2014

Si è conclusa la scorsa settimana la visita in Montenegro del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Nils Muižnieks. I diritti umani dei rifugiati e delle minoranze e la libertà di espressione restano sorvegliati speciali

Fonte: Consiglio d'Europa

Si è conclusa la scorsa settimana la visita in Montenegro del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa (Coe), l'organizzazione internazionale impegnata nella promozione dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto.

Il Coe che riunisce 47 stati membri, e che non va confuso con il Consiglio europeo, organo dell'UE, dedica particolare attenzione alla libertà dei media, ispirandosi alla Convenzione Europea dei Diritti Umani. Dal 1981, un "Comitato direttivo per i mezzi di comunicazione di massa", orienta e coordina le politiche del Coe relative ai media, ed ha contribuito alla definizione nel tempo di una visione più rispettosa dell'indipendenza dei media.

Il Coe è particolarmente sensibile alle trasformazioni dei media nell'era digitale, e alle loro mutevoli espressioni. Nel 2013 ha istituito un gruppo di esperti internazionali incaricato di trattare le questioni relative alla libertà di espressione e di informazione in tempo di crisi e si è occupato delle nuove sfide alla libertà di espressione poste da Internet.

Durante la sua visita in Montenegro, il Commissario Nils Muižnieks ha espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani nel paese, con particolare riguardo per i gruppi più vulnerabili, come le minoranze etniche, i disabili, e la comunità LGBT.
"Il Montenegro sta ancora attraversando un periodo di transizione ed è necessario rafforzare l'impegno a favore delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani occorse durante le guerre degli anni Novanta, per eliminare le discriminazioni delle minoranze e rafforzare la libertà dei media", ha detto Muižnieks. Il suo pensiero è andato ai più di 2000 profughi rom del Kosovo che vivono in condizioni durissime nel campo Konik vicino a Podgorica. "Un posto come questo non dovrebbe esistere nell'Europa di oggi", ha aggiunto, invitando le autorità montenegrine a chiudere il campo e a prevedere delle procedure a tutela delle stateless persons, persone senza cittadinanza alcuna, una condizione giuridica di grande vulnerabilità.

Muižnieks si è anche detto preoccupato per la libertà dei media in Montenegro, denunciando il numero, sempre crescente negli ultimi anni, di attacchi violenti ed intimidazioni verbali ai giornalisti della stampa indipendente. Plaudendo all'istituzione di una commissione incaricata del monitoraggio dei casi di violenza contro i giornalisti, ha sostenuto che "è di fondamentale importanza che i crimini siano efficacemente perseguiti, e gli esecutori portati davanti alla giustizia". Anche la Rappresentante OSCE per la libertà dei media, Dunja Mijatović in seguito all'ennesimo caso di violenza contro il quotidiano Vijesti aveva denunciato "il pericoloso trend di violenza ed ostilità verso i media nel paese", spingendo per la lotta all'impunità.

La situazione dei media in Montenegro sembra essere peggiorata negli ultimi anni sotto il governo di Milo Đukanović, personaggio di spicco della politica montenegrina degli ultimi due decenni, l'ultimo leader balcanico ad essere legato alla generazione dei politici ex-jugoslavi degli anni delle guerre, a partire da Slobodan Milošević. Secondo Željko Ivanović, co-fondatore e direttore di Vijesti, voce critica della società civile montenegrina, per Đukanović i media liberi sono la "più grande minaccia al suo potere assoluto".

Nel 2012 l'Ue ha avviato ufficialmente i negoziati di adesione del Montenegro all'Unione. Al riguardo, Ivanović fa notare l'atteggiamento ambiguo del premier nei confronti delle richieste europee. Se da un lato, secondo il giornalista, Đukanović sostiene l'UE su una serie di questioni regionali (come il riconoscimento del Kosovo, o la cooperazione in ottica regionale con la Bosnia Erzegovina), dall'altro perpetua il suo atteggiamento repressivo nei confronti della società civile e della libertà di espressione.

Nel complesso, nonostante l'avvicinamento formale all'UE, resta preoccupante la situazione dei media in un paese in cui, secondo il Coe, fare giornalismo è una "impresa eroica".

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.

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