Il 3 maggio si celebra in tutto il mondo il diritto alla libertà di stampa. Un diritto - ricorda il commissario per i Diritti umani del CoE, Nils Muižnieks - tutt'altro che scontato anche in Europa. Un'intervista
La libertà di stampa è un diritto sancito nell’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ma in molti casi esercitarlo è quasi impossibile o mette a rischio la sicurezza di chi lo fa. Esistono situazioni limite anche in Europa?
Sì, degli schemi preoccupanti stanno erodendo la libertà di stampa in Europa: giornalisti, fotografi e cameraman sono stati uccisi, feriti, arrestati, minacciati o denunciati. Tra le minacce più preoccupanti annovero la violenza della polizia contro i giornalisti che seguono le manifestazioni. In particolare nel caso della Turchia durante le proteste per Gezi Park quando gli agenti hanno usato una forza eccessiva contro dimostranti e giornalisti, alcuni dei quali sono rimasti feriti e la loro attrezzatura è stata danneggiata.
Anche in Bosnia alcuni giornalisti e operatori tv che seguivano le manifestazioni anticorruzione e contro l’austerity sono stati minacciati con atteggiamenti violenti dalla polizia. Ma il problema riguarda tutta Europa: alla fine di marzo, per esempio, un gruppo di reporter e di fotografi è stato pestato dalla polizia spagnola nonostante si fossero identificati come membri della stampa. Ritengo che sia importante non solo investigare realmente su tutti questi casi di violenza ma anche formare gli agenti e le forze dell’ordine su come proteggere i giornalisti e trattare i singoli casi.
Uno degli ultimi esempi di "censura" è stato registrato, appunto, in Turchia non solo attraverso il tentato stop a Twitter, ma anche con le minacce ai giornalisti fuori dal mainstream da parte di Erdoğan. Cosa ne pensa?
La libertà di stampa, e la libertà di espressione in generale, è stata messa a dura prova in Turchia negli ultimi tempi. Penso che le autorità turche debbano garantire un’atmosfera più tollerante nei confronti dei dissidenti e delle critiche e consentire alla stampa di operare più liberamente.
Secondo l'ultimo indice Press Freedom la Russia è 148esima con sei posizioni in meno all'anno precedente, crollo dovuto al ritorno alla presidenza di Vladimir Putin. Ma oltre alla repressione il vero problema della Russia è il fallimento della giustizia nel punire i responsabili di omicidi di giornalisti. E' d'accordo?
Non valuto i paesi, ma mi concentro di più sulle possibili soluzioni per migliorare la tutela dei diritti umani. Per quanto riguarda la libertà di stampa in Russia sono necessari sforzi maggiori per assicurare alla giustizia non solo gli assassini ma anche chi ha ordinato gli omicidi dei giornalisti. E’ un passo cruciale per far crescere la fiducia della popolazione e dei media nella volontà e nella capacità dello stato di proteggere i giornalisti.
Le istituzioni come possono tutelare la libertà di informazione e il lavoro dei giornalisti anche in paesi dove i pericoli sono meno evidenti che in altri?
Per quanto riguarda i compiti delle istituzioni ritengo che ci sia bisogno di un'urgente revisione della legislazione attuale che è inadeguata e anche del modo in cui queste norme vengono applicate. Per esempio, nella maggior parte dei paesi europei la diffamazione e la calunnia sono ancora reati che fanno parte del Codice penale, una condizione che è difficilmente conciliabile con gli standard internazionali.
Questa situazione ingessa infatti la libertà di espressione e porta a un’autocensura, due fattori che hanno effetti deleteri sulla democrazia. Per questo la diffamazione e la calunnia dovrebbero passare da reati penali a sanzioni civili proporzionate. Sfortunatamente c’è ancora molta strada da fare prima che l’Europa raggiunga questo obiettivo.
Inoltre si ricorre troppo spesso al segreto di stato o al terrorismo per mettere una museruola alla stampa. Sarebbe utile che politici e personalità pubbliche cambiassero il proprio atteggiamento nei confronti della stampa. Dovrebbero sempre condannare le violenze subite dai giornalisti e accettare un grado più alto di critica pubblica e esame, evitando il ricorso a reazioni violente o a intimidazioni. E’ cruciale per aiutare gli organi di informazione ad operare liberamente.
A livello internazionale, inoltre, incontro spesso giornalisti e riporto le loro preoccupazioni ai livelli più alti della politica. Inoltre lavoro a stretto contatto con il rappresentante dell’Osce per la libertà dei media, Dunja Mijatović, con cui ho unito le forze per migliorare la libertà di stampa in Europa.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.
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