Il Montenegro è uno dei paesi europei le cui autorità richiedono un intervento chirurgico e quindi la sterilizzazione per le persone transgender che desiderano ottenere il riconoscimento giuridico dell'identità di genere. Qualcosa sta cambiando, grazie alle associazioni di settore, ma molto lentamente
(Originariamente pubblicato da H-Alter , il 9 gennaio 2024)
Nella sua ultima relazione sullo stato di avanzamento del Montenegro verso l’adesione all’UE, la Commissione europea ha rilevato un sostanziale stallo delle riforme in materia di tutela dei diritti delle persone LGBT+, sollecitando le autorità montenegrine ad adottare una nuova legge sul riconoscimento giuridico dell’identità di genere.
Il Montenegro è infatti uno dei nove paesi europei che prevedono ancora la sterilizzazione per le persone transgender che desiderano ottenere la rettifica anagrafica del sesso.
La voce degli attivisti transgender
Jovan Džoli Ulićević, presidente dell’associazione Spektra di Podgorica, è una delle poche persone transgender in Montenegro ad essersi sottoposte alla procedura di sterilizzazione.
“È importante sottolineare che si tratta di una sterilizzazione imposta. Quindi, lo stato ci obbliga a sottoporci alla sterilizzazione per poter ottenere documenti che corrispondano alla nostra identità di genere. Così si viola il diritto delle persone transgender al rispetto della vita privata e familiare, come anche il diritto all’autodeterminazione di genere e ad una vita dignitosa”, spiega Ulićević.
Il presidente dell’associazione Spektra sottolinea che in Montenegro l’obbligo di sottoporsi all’intervento di sterilizzazione per poter essere giuridicamente riconosciuti è previsto solo per le persone transgender.
“Questa norma ci costringe a scegliere tra violenza di stato e violenza sociale, perché chi ha un documento che non corrisponde alla sua identità inevitabilmente incorre in situazioni in cui, esibendo quel documento – in banca, in posta o in qualsiasi istituzione – diventa vittima di violenza”, denuncia Ulićević e aggiunge: “Già solo il fatto che una persona sia costretta a sottoporsi alla sterilizzazione incide sulla sua salute e il benessere complessivo. La vita di chi è stato privato della libertà di disporre del proprio corpo ne risente fortemente”.
Per Ulićević, il principale ostacolo all’approvazione di una nuova legge sul riconoscimento giuridico dell’identità di genere è la mancanza di volontà politica. Un’altra sfida è quella di infrangere pregiudizi e stereotipi che portano al diffondersi dell’idea secondo cui è perfettamente accettabile che una persona debba sottoporsi alla sterilizzazione per poter essere giuridicamente riconosciuta per ciò che è.
“Non è accettabile. Ad essere in gioco – commenta Ulićević - è il diritto all’autodeterminazione di tutti i cittadini, non solo delle persone transgender. Una società è libera nella misura in cui riconosce il diritto di ogni individuo di disporre liberalmente del proprio corpo e della propria vita”.
Ulićević conferma che per il cambio di genere sui documenti è obbligatorio un intervento chirurgico per il cambio di sesso, tuttavia dichiara che in pratica si tratta di un’interpretazione della Legge sui registri delle nascite che è poco definita a questo proposito, dal momento che la legge prescrive solo che è possibile cambiare il codice identificativo personale (JMBG) in varie situazioni, tra le quali c’è “il cambio di genere”.
“Se una persona transgender decidesse di sporgere denuncia contro lo stato montenegrino, sicuramente vincerebbe la causa, appellandosi anche alla prassi della Corte europea dei diritti dell'uomo . Tuttavia, le persone trans preferiscono non denunciare lo stato perché attualmente facciamo parte di un gruppo di lavoro, creato dal ministero dei Diritti umani e delle Minoranze, impegnato nell’elaborazione di una legge sul riconoscimento giuridico del genere basato sull’autodeterminazione”, spiega Ulićević.
Auspicando che la nuova legge venga approvata dal parlamento di Podgorica nel 2025, il presidente dell’associazione Spektra sottolinea che negli ultimi anni il Montenegro ha fatto ben poco per la tutela dei diritti delle persone transgender e che l’intera comunità LGBT+ è diventata oggetto di strumentalizzazioni nell’ambito del processo di adesione all’UE.
“Così da un ‘frontrunner [dell’integrazione europea] nei Balcani’, quindi dal migliore tra i peggiori, siamo diventati un paese in stagnazione e nessun pinkwashing ci aiuterà a rilanciare il processo di adesione all’UE. La comunità queer montenegrina ritiene inaccettabile qualsiasi tentativo di sfruttare la persone LGBT+ a fini politici. Per noi la lotta queer è strettamente legata alla lotta di classe, all’anticolonialismo e a tutte le altre forme di lotta contro l’oppressione”, sottolinea Ulićević.
Stando alle sue parole, una possibile soluzione risiede proprio nell’adozione di una nuova legge sul riconoscimento giuridico dell’identità di genere.
“Il gruppo di lavoro creato dal ministero ha il compito di proporre un progetto di legge soddisfacente, poi spetta al governo e al parlamento approvarlo. Resta però da vedere se i decisori politici si dimostreranno pronti ad adottare una normativa capace di porre fine alla pratica inumana della sterilizzazione e di garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali”, conclude Ulićević.
La posizione del ministero
Interpellato dai giornalisti di H-Alter, il ministero dei Diritti umani e delle Minoranze ha confermato che è in corso l’elaborazione delle normative e delle politiche per garantire alle persone transgender la possibilità di esprimersi e di essere riconosciute in base alla loro identità di genere.
“Lo scopo della nuova legge sul riconoscimento giuridico dell’identità di genere – sottolinea il ministero – è quello di permettere ad ogni cittadino e ad ogni cittadina di vivere in sintonia con la propria identità di genere. Questo è un aspetto fondamentale per il benessere e la salute mentale delle persone transgender”.
Quindi, se dovesse essere approvata, la nuova normativa permetterebbe alle persone trans di ottenere la rettifica anagrafica del genere e del codice identificativo personale senza doversi sottoporre a interventi chirurgici.
“La nuova legge – continua il ministero – ridurrà gli ostacoli amministrativi all’esercizio dei diritti delle persone transgender. L’obiettivo è quello di facilitare al massimo la procedura di rettifica anagrafica del sesso. Le persone che desiderano cambiare sesso non saranno più obbligate a motivare la loro richiesta”.
A rallentare l’attività del gruppo di lavoro per l’elaborazione della nuova legge, secondo il ministero, sono stati i cambiamenti nella struttura dell’amministrazione pubblica dopo la formazione del nuovo governo di Podgorica. Il ministero ha annunciato che avvierà una consultazione pubblica non appena i membri del gruppo di lavoro raggiungeranno un accordo su tutte le disposizioni della nuova proposta di legge.
L'auspicio del ministero dei Diritti umani e delle Minoranze è che, adottando questa legge, “il Montenegro dia prova della sua dedizione al rispetto dei diritti delle persone LGBT+ e alla creazione di una società inclusiva in cui ognuno abbia il diritto di essere ciò che è, a prescindere dalla propria identità di genere”.
Nel 2023 il ministero, in collaborazione con alcune organizzazioni non governative, ha realizzato diverse campagne per la promozione e la tutela dei diritti LGBT+, stanziando a questo scopo 250mila euro. Tra le iniziative sostenute dal ministero spiccano il Montenegro Pride 2023 (realizzato in collaborazione con l’ong Kvir Montenegro), Human Rights Fashion Show e un evento organizzato nell’ambito del progetto “Il riconoscimento giuridico del genere – un passo verso l’uguaglianza” (in collaborazione con l’associazione Spektra), il progetto “Discorsi d’odio sotto la lente” (con l’ong LGBT Progres) e il progetto “Prajdaonica” (insieme alle ong Juventas, Kvir Montenegro e Spektra).
Contrastare i discorsi d’odio
Nonostante tutte queste iniziative, in Montenegro si assiste ancora al proliferare del linguaggio d’odio nei confronti delle persone LGBT+. Lo conferma anche la Commissione europea nella sua ultima relazione sul Montenegro, soffermandosi in particolare sugli episodi di incitamento all’odio (76 in tutto) che hanno portato all’avvio di un procedimento penale. Nella relazione si sottolinea la necessità di impegnarsi effettivamente nel combattere ogni forma di discriminazione ricorrendo a meccanismi di tutela legale.
Dall’inizio del 2023 ad oggi LGBT Forum Progres , l’unica ong montenegrina ad aver attivato un sistema di monitoraggio e segnalazione dei discorsi d’odio online, ha sporto 222 denunce per incitamento all’odio.
John M. Barac, presidente di LGBT Forum Progres, sottolinea che nel 2023 il numero di commenti omofobi e transofobi non è diminuito rispetto all’anno precedente, e quindi anche il numero di segnalazioni è rimasto pressoché invariato.
“Registriamo un aumento del numero di denunce presentate rispetto al periodo precedente al 2022, conseguenza dell’aumento di messaggi d'odio online contro le persone LGBT+. Attualmente stiamo conducendo un’analisi dettagliata delle denunce presentate per avere a disposizione informazioni accurate sulle tendenze, i contenuti dei commenti e altri aspetti importanti”, spiega Barac.
L’ong LGBT Forum Progres, da oltre un decennio impegnata nel monitoraggio dello spazio digitale, ha sviluppato una precisa metodologia di valutazione sulla base della quale si decide se denunciare un commento o meno.
Prima di tutto si analizza il contenuto del commento per verificare se contenga elementi di linguaggio d’odio, incitamento alla violenza, etc. Poi viene osservato il contesto in cui il commento è inserito, cercando di individuare un’eventuale corrispondenza più ampia con messaggi d’odio.
“Il nostro team per il monitoraggio del linguaggio d’odio online adotta lo stesso approccio all’analisi di tutti i commenti, a prescindere dal loro autore. Si analizzano solo il contenuto e il contesto del commento, poi sulla base di questa analisi si decide se presentare denuncia o meno”, precisa il presidente di LGBT Forum Progres.
A destare particolare preoccupazione è il fatto che – come sottolinea Barac – il linguaggio d’odio è diffuso su tutti i social e su Internet in generale, e non è indirizzato solo contro la comunità LGBT+, ma anche contro le donne e altri gruppi emarginati.
“Il nostro monitoraggio è focalizzato sui commenti postati su Facebook, ma nel corso degli anni abbiamo sporto diverse denunce anche per incitamento all’odio su altre piattaforme, come Instagram e Twitter, e su alcuni portali”, spiega Barac aggiungendo lo stato dovrebbe impegnarsi maggiormente nel contrastare i discorsi d’odio.
“Lo stato dovrebbe predisporre una documentazione dettagliata, precisa e aggiornata sui casi di violenza e linguaggio d’odio, ma anche sulle persone LGBT+ che vivono al di sotto della soglia di povertà e la cui salute è compromessa per via del fatto di appartenere ad una minoranza. Le autorità dovrebbero raccogliere anche altri dati indispensabili per fornire un effettivo sostegno alle persone LGBT+, invece di perseguire una politica di facciata che non porta ad alcun miglioramento delle condizioni di vita della comunità LGBT+”, afferma il presidente di LGBT Forum.
Attualmente in Montenegro i dati riguardati la comunità LGBT+ vengono principalmente raccolti dalla società civile e da alcune istituzioni indipendenti, tra cui il difensore civico.
Barac spiega che nello spazio digitale montenegrino il linguaggio d’odio contro le persone LGBT+ è un fenomeno quotidiano che però tende ad acuirsi in occasione di alcuni eventi.
“Ad esempio, dopo ogni Gay Pride di Podgorica si registra un’impennata dei discorsi d’odio. Dopo il Pride del 2023 LGBT Forum ha sporto 108 denunce per incitamento all’odio. Quanto al contenuto dei commenti, solitamente si tratta di minacce esplicite di violenza (con utilizzo di armi da fuoco, percosse, lancio di bombe, impalamento, bruciature, etc.), abbiamo poi registrato alcuni casi in cui si fa riferimento a Hitler e Putin, e tutta una serie di imprecazioni e messaggi d’odio”, spiega Barac precisando che i discorsi d’odio di solito prendono di mira l’intera comunità LGBT+, anche se a volte vengono attaccate solo le persone dichiaratamente omosessuali o quelle citate dai media.
Per Barac la situazione delle persone LGBT+ in Montenegro migliorerà solo quando lo stato dimostrerà in modo inequivocabile di essere capace di garantire la piena applicazione della normativa esistente.
“Il Montenegro dispone di un solido quadro normativo, in gran parte allineato [alle leggi europee], la sua applicazione però è del tutto inadeguata, dalla protezione delle vittime di violenza e odio all’assistenza sanitaria, passando per l’accesso all’istruzione, l’inclusione sociale, la partecipazione politica e altri diritti”, conclude Barac.
Una recente ricerca ha dimostrato che in Montenegro oltre il 40% delle persone LGBT+ ritiene di essere sottoposto ad una minaccia esistenziale, mentre il 77% teme di poter diventare vittima di emarginazione o discriminazione rivelando il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!