La recente rimozione della direttrice generale dell’emittente pubblica Andrijana Kadija ha riaperto la questione del servizio pubblico nel paese
“Perché nel Dnevnik 2, il principale telegiornale della TVCG (la televisione pubblica montenegrina), è stato trasmesso un servizio in cui si vede un deputato del partito di governo che si mette le dita nel naso?”; “Perché i cameramen della TVCG riprendono sempre il leader del Partito democratico dei socialisti (DPS) e presidente della Repubblica Milo Đukanović da angolazioni da cui appare più alto di quanto non lo sia effettivamente, mentre i leader dell’opposizione vengono sempre ripresi in un ambiente buio o all’ombra?”
Queste domande – come ricorda il giornalista ed editorialista del quotidiano Vijesti Vladan Žugić – sono state sollevate circa 15 anni fa da alcuni deputati del parlamento montenegrino e dai membri del Consiglio di amministrazione della TVCG durante una riunione del gruppo di lavoro per l’elaborazione della riforma della legislazione sui media, a cui hanno partecipato anche esperti di media del Consiglio d’Europa e di altre organizzazioni internazionali.
Nonostante oggi l’emittente pubblica montenegrina (RTCG) sia formalmente indipendente dal potere politico, il comportamento dei membri del Consiglio della RTCG ricorda molto quello di coloro che sedevano al loro posto 15 anni fa. Per cui nessuna sorpresa se il servizio pubblico continua a non adempiere alla sua funzione principale, quella di servire l’interesse pubblico.
Attacco alla libertà e all’indipendenza dei media
Il Consiglio della RTCG ha recentemente votato a favore della rimozione della direttrice generale dell’emittente pubblica Andrijana Kadija dal suo incarico. A sollecitare la sua destituzione sono stati alcuni membri del Consiglio noti per i loro stretti legami con la leadership del DPS: Mimo Drašković, presente ad ogni comizio politico del DPS; Slobo Pajović, deputato del parlamento eletto nelle fila del DPS; Ivan Jovetić, membro di un comitato fondato dal DPS; e Goran Sekulović, autore di quattro libri che elogiano i successi politici di Milo Đukanović.
Dopo la rimozione di Andrijana Kadija, come direttore pro tempore della RTCG è stato nominato Božidar Šundić che, subito dopo l’assunzione dell’incarico, ha avviato la procedura di destituzione del direttore della Tv pubblica Vladan Mićunović.
Il licenziamento di Andrijana Kadija è stato definito dalla Commissione europea, dal Dipartimento di Stato americano e dall’Osce come un attacco alla libertà e all’indipendenza dei media montenegrini. I membri del Consiglio della RTCG hanno reagito alle critiche da parte della comunità internazionale dichiarando che l’opinione pubblica internazionale non dispone di sufficienti informazioni al riguardo e che il loro obiettivo è quello di depoliticizzare il servizio pubblico e di introdurre standard professionali in conformità con i valori fondanti dell’Unione europea.
Vladan Žugić non è per niente convinto di queste affermazioni. Stando alle sue parole, mentre da un lato rispondevano alle critiche di Bruxelles e Washington, i membri del Consiglio bollavano Andrijana Kadija e Vladan Mićunović come “traditori” e istigatori di una “guerra speciale” contro il Montenegro.
“Questa non è altro che una ripetizione da pappagallo del linguaggio utilizzato da Đukanović, che si rivolge in questo modo a chiunque la pensi diversamente da lui. Questa retorica e il coinvolgimento delle istituzioni che dovrebbero essere indipendenti – compresa l’Agenzia per la prevenzione della corruzione, alcuni organi giudiziari e il parlamento – nei tentativi di piazzare nel Consiglio della RTCG persone che non sono altro che pedine al servizio del DPS, evidenziano due cose: il fatto che i politici montenegrini non capiscono l’importanza della libertà dei media, o semplicemente se ne fregano; e che tutte le riforme adottate in Montenegro negli ultimi dieci o quindici anni sono meramente cosmetiche”, spiega Žugić.
Dal canone di abbonamento alle casse statali
Già nel 2009 il settimanale di Podgorica Monitor si era occupato della vicenda dell’emittente pubblica “ostaggio” della leadership al potere, ricordando diverse strategie con cui lo stato pretendeva di trasformare la RTCG in un’emittente al servizio dei cittadini.
Così nel 2002 è stata approvata la nuova legge sui media che prevedeva che l’emittente pubblica venisse finanziata con i proventi del canone di abbonamento, in modo da liberarsi dalla dipendenza diretta dalle risorse statali. Tuttavia, i cittadini non erano soddisfatti del servizio pubblico e sul finire del 2008 il parlamento ha approvato le modifiche alla legge sul servizio radiotelevisivo pubblico, introducendo il finanziamento statale della RTCG.
“In Europa ciò significherebbe che il servizio pubblico viene finanziato dai cittadini, in quanto contribuenti. In Montenegro, invece, significa che viene finanziato dal DPS. Così è stato formalizzato quello che da sempre si sapeva: il fatto che la RTCG non è il servizio pubblico ma un’emittente di stato”, scriveva allora Monitor, ricordando inoltre che solo il primo Consiglio della RTCG era stato eletto senza alcuna ingerenza del governo. I componenti del Consiglio venivano scelti tra i rappresentanti della società civile e il parlamento doveva solo confermare o meno le nomine.
Oggi invece, come succede ormai da anni, i membri del Consiglio vengono nominati dal parlamento, e la maggioranza parlamentare è costituita dai deputati eletti nelle fila del DPS.
La RTCG non è mai stata trasformata in un vero servizio pubblico, anche perché, come sostiene Vladan Žugić, il Montenegro è “una democrazia di facciata che negli ultimi 10-15 anni, invece di progredire, è diventata proprietà privata di Milo Đukanović e del DPS”.
Primi passi avanti, seppur non rivoluzionari
Come hanno notato molti osservatori, Andrija Kadija e Vladan Mićunović non hanno fatto alcuna rivoluzione ma hanno intrapreso i primi passi verso la trasformazione della RTCG in un’emittente in grado di offrire un’informazione oggettiva e di operare nell’interesse dei cittadini.
Anche Vladan Žugić è del parere che con l’arrivo di Kadija e Mićunović ai vertici della RTCG sia diminuita l’ingerenza della politica sull’operato dell’emittente pubblica, che ha cominciato a dare più spazio alle problematiche che riguardano direttamente la vita quotidiana dei cittadini, abbandonando la prassi di aprire i principali telegiornali tessendo le lodi dei funzionari statali e quelli del DPS, e di mandare in onda le interviste in cui gli esponenti del governo si fanno le domande e si rispondono da soli.
Tuttavia, come ricorda Žugić, la direzione di RTCG guidata da Kadija e Mićunović è stata criticata anche dall’opposizione.
“Così ad esempio l’emittente pubblica non ha riportato le dure critiche espresse da alcune organizzazioni non governative nei confronti del governo; una parte dell’opposizione (la coalizione il Fronte democratico) si lamentava che non le veniva dato sufficiente spazio, mentre la dichiarazione di Đukanović – che aveva accusato il quotidiano Vijesti di essere ‘fascista’ solo perché ha scritto degli affari di suo figlio – è stata riportata solo una volta a elezioni presidenziali concluse”, spiega Žugić, aggiungendo che le critiche provenienti da entrambi gli schieramenti politici “sono forse la migliore prova del fatto che la nuova direzione dell’emittente pubblica aveva intrapreso la strada giusta”.
Ma questo semplicemente non era accettabile per la leadership politica montenegrina, al potere ormai da trent’anni, “sia per il fatto che non sopporta alcuna critica, o per la preoccupazione che le trasmissioni dedicate ai problemi quotidiani dei cittadini montenegrini o al fenomeno della corruzione potessero danneggiarla politicamente, o per entrambe le cose”, dice Žugić, secondo il quale il recente licenziamento della direttrice generale della RTCG è solo l’ultimo atto di un lungo processo di disfacimento del servizio pubblico.
Stando alle sue parole, il governo montenegrino non capisce che nell’epoca dei social media i fatti non possono essere nascosti.
“In mancanza di un serio dibattito sull’emittente pubblica sulle problematiche che riguardano il sistema sanitario, l’istruzione, l’ambiente, la magistratura… che potrebbe portare alla risoluzione di alcuni problemi, oggi assistiamo alla situazione in cui i social network sono inondati dalle richieste di aiuto finanziario per le cure mediche all’estero, dalle storie di violenza tra coetanei, di devastazione delle foreste e delle coste, di distruzione del patrimonio culturale. Questo può rivelarsi un boomerang per la leadership al potere. Chiudere gli occhi di fronte ai problemi sempre più gravi che affliggono i cittadini si rivela sempre controproducente”.
Nell’aprile 2018 è stato stipulato un accordo tra il governo montenegrino e la RTCG, che prevede che nei prossimi tre anni dal bilancio dello stato vengano stanziati 40 milioni di euro a sostegno dell’emittente pubblica.
In attesa di una nuova legge
L’ong Media Centar di Podgorica, che ha più volte chiesto le dimissioni di alcuni membri del Consiglio della RTCG, ha recentemente inviato al governo la richiesta di modificare la Legge sull’emittente pubblica nazionale in modo da garantire l’indipendenza del servizio pubblico, chiedendo inoltre che i membri del Consiglio della RTCG vengano nominati dall’Agenzia per i media elettronici, e non dal parlamento.
Media Centar ritiene che l’attuale legge sull’emittente pubblica consenta alla maggioranza parlamentare di rafforzare ulteriormente il proprio controllo sulla RTCG.
Anche l’Associazione dei giornalisti professionisti del Montenegro (DNPCG) sostiene la necessità di adottare nuovi criteri per la nomina dei membri del Consiglio della RTCG, ritenendo che l’emittente pubblica dovrebbe essere guidata da giornalisti e manager, e non da attivisti del partito di governo né da quelli dell’opposizione. DNPCG sostiene inoltre che l’Ombudsman, tra i cui compiti rientra anche la valutazione dell’attività della RTCG, dovrebbe essere scelto tra i giornalisti.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto
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