Reporter Senza Frontiere, nella sua ultima indagine sulla libertà di informazione, ha reso noto che il Montenegro occupa il 104mo posto nel mondo, insieme ad Angola e Niger. Le opinioni dei giornalisti montenegrini
Una vera doccia fredda per i funzionari di Podgorica, che considerano il Montenegro un esempio positivo nella regione e un leader nell’introduzione delle riforme: secondo l’indagine di Reporter Senza Frontiere (RSF) sul grado di libertà dei media nel mondo, il Montenegro è l’ultimo dei Paesi del Sud-est Europa.
“L’indagine è stata gonfiata”, hanno subito commentato al governo montenegrino e il premier Milo Đukanović ha aggiunto che il “Montenegro doveva essere almeno al livello dello scorso anno [al 77mo posto, ndr]”, e che “analisi obiettive portano a considerare che il rating del paese avrebbe dovuto indicare un significativo avanzamento”.
Un’analoga posizione è stata presa anche dal redattore responsabile del quotidiano filo-governativo “Pobjeda”, Srđan Kusovac: “Qualcuno può pensare che in Montenegro ci sia meno libertà che in Kosovo e in Bosnia Erzegovina. In Bosnia Erzegovina la situazione è quella che è. Penso che chi legge i giornali, chi guarda la televisione, possa comprendere che non ci mettiamo nemmeno a confrontarci con il Kosovo. È incredibile. Ma con il tempo si capirà come si è arrivati a questi dati”. Dall’opposizione ribattono che in Montenegro la libertà di informazione è praticamente nulla.
Certo è che il livello di libertà di informazione e di espressione nel Paese da anni è in costante caduta: i media indipendenti sono sempre meno, la pressione esercitata sui mezzi di informazione e sui giornalisti sta aumentando e non sono rari i casi di aggressioni fisiche. Questi casi, compreso anche l’omicidio del direttore responsabile del quotidiano “Dan” Duško Jovanović [27 maggio 2004, ndr], sono rimasti irrisolti e impuniti. Ecco perché oggi dai giornali montenegrini chi può, scappa.
D’altra parte i media “insubordinati”, solitamente accusati di “danni morali”, vengono spesso minacciati da ingentissime richieste danni. È il caso, ad esempio, dei quotidiani “Vijesti” e “Dan” e del settimanale “Monitor”, che avrebbero dovuto pagare circa 13 milioni di euro nel caso in cui i giudici avessero accolto le richieste dell'accusa. E spesso tra gli accusatori si trovano alti funzionari montenegrini e non di rado anche il premier Đukanović.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti montenegrini, Mirsad Rastoder, afferma che tutti in Montenegro devono interpretare l’indagine di RSF come un monito. “Questo è un chiaro segnale di quanto sia necessario cambiare il rapporto verso i media e i giornalisti cosicché non siano più sottoposti ai giochi politici ed economici del governo”, afferma Rastoder, aggiungendo che la chiave del cambiamento è data dal seguente concetto: togliersi dalla testa di usare i media e la libertà mediatica per il proprio tornaconto.
“Se la situazione fosse diversa, non accadrebbe che, ad esempio, il leader di un gruppo politico, nel pieno dell’euforia elettorale, minacci il redattore della TV locale. Per non parlare dei numerosi attacchi contro i giornalisti e delle ingenti richieste risarcimenti per danni morali”, sottolinea Rastoder.
Zoran Radulović, redattore del settimanale indipendente “Monitor”, afferma di poter contare sulle dita di una mano i media veramente liberi in Montenegro. Tuttavia aggiunge che la maggior responsabilità di questa situazione è dei giornalisti. “Non abbiamo rigide restrizioni che ci impediscono di svolgere il nostro lavoro, pertanto, se siamo pronti a rinunciare alla protezione del governo e al denaro che ne deriva, allora possiamo lavorare completamente secondo la nostra coscienza”, conclude Radulović.
Constatando che il Montenegro si trova più o meno in una situazione analoga a quella in cui si trovava la Serbia negli ultimi anni del regime di Milošević, il commentatore politico Esad Kočan afferma che tale pressione del governo sui media e sui giornalisti è del tutto logica.
Dunque, il Montenegro, che a breve dovrebbe ricevere lo status di Paese candidato all’Unione europea, si trova di fronte a enormi problemi. Il direttore regionale di RSF Olivier Basille ha annunciato che l’organizzazione, attraverso una lettera, si rivolgerà ai rappresentanti dell’Ue incaricati dell’allargamento per far sì che conoscano da vicino l’allarmante situazione dei media in Montenegro.
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