La “rotta balcanica” continua a trasformarsi: un numero crescente di migranti – provenienti soprattutto dal Medio Oriente - tenta ora di entrare in Unione europea attraverso il confine tra Serbia e Romania. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [6 giugno 2021]
Sono sempre di più i migranti che tentano di entrare nell'Unione europea passando il confine tra Serbia e Romania. Nel 2020 la polizia di frontiera rumena ha fermato all'ingresso nel paese più di 6600 persone, tre volte i più rispetto all'anno precedente.
A spingere i migranti a tentare la sorte sulla nuova diramazione della “rotta balcanica” è soprattutto il controllo sempre più serrato sui confini: passare dalla Serbia all'Ungheria o dalla Bosnia Erzegovina alla Croazia è diventato negli anni sempre più difficile, con la costruzione di alti reticolati e le crescenti denunce di respingimenti anche violenti da parte delle forze di polizia.
Ecco perché molti migranti, attualmente bloccati in Serbia, oggi tentato la fortuna attraversando il confine con la Romania, considerata un'opzione più semplice ma anche più economica. Col passare dei mesi, però, l'opzione Romania si sta rivelando per i migranti tutt'altro che semplice.
Con l'aumentare dei tentativi di attraversare il confine, sono infatti aumentati anche i respingimenti della polizia rumena, che nel 2020 hanno superato i 12mila, e le denunce di maltrattamenti da parte degli agenti, raccolte da numerose ONG presenti sul territorio. Tra i migranti respinti e arrestati, per la maggior parte provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, ci sono anche numerosi minori non accompagnati.
Anche per chi riesce a passare, la Romania non rappresenta però che un mero passaggio interlocutorio, visto che il paese, pur essendo parte dell'UE, non partecipa allo spazio comune di libera circolazione di Schengen.
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