Una parte consistente del sistema bancario rumeno è in mano a capitali greci. Ecco perché dalla Romania si guarda alla Grecia con preoccupazione. Una rassegna
La crisi greca desta preoccupazioni anche in Romania, paese membro Ue ma non ancora nell'eurozona, obiettivo che si augura di raggiungere entro il 2019. La Banca Nazionale della Romania ha tenuto a precisare in questi giorni che i quattro istituti bancari con capitale greco presenti in Romania (Alpha Bank, Bancpost, Banca Romaneasca e Piraeus Bank) sono pronti ad affrontare qualsiasi situazione. Il suo governatore Mugur Isarescu ha specificato che le sopracitate banche non saranno colpite dalle decisioni che Atene prenderà in futuro perché indipendenti dalle rispettive case-madri.
Secondo i dati rilasciati dalla Banca Nazionale della Romania (BNR) le banche con capitale a maggioranza greco rappresentano circa il 12% nel sistema bancario rumeno, quelle con capitale austriaco il 36%, seguono quelle con capitale francese col 14%. Quelle a capitale preponderante romeno sono solo il 10 % del totale.
Nonostante le scontate rassicurazioni da parte delle autorità le preoccupazioni però rimangono. Oltre alla presenza nel settore bancario la Grecia è, dopo il crollo del regime, tra i primi dieci investitori diretti in Romania, con oltre 13 miliardi di euro.
Intanto il governo di Bucarest - guidato dal primo ministro ad-interim Gabriel Oprea, mentre il premier Victor Ponta si trova da oltre tre settimane in Turchia in seguito ad un intervento chirurgico - ha deciso la costituzione di un Fondo di tutela bancaria che mira, entro il dicembre 2024, ad arrivare all'equivalente dell'1% dei depositi bancari nel paese. Sullo stesso modello sarà inoltre costituito un fondo a garanzia dei Fondi d'investimento (che saranno chiamati a dare un loro contributo specifico) gestito dall'Autorità per la sorveglianza finanziaria. Le misure adottate – ha specificato il governo - sono in accordo con le norme Ue varate dopo la crisi finanziaria del 2008.
I media
La stampa romena in questi giorni sta approfondendo le possibili conseguenze della crisi greca sull’economia romena, intervistando sia analisti che uomini d’affari. Tra questi Ilias Pliatsikas, direttore generale di Olympus Romania, uno dei più grandi investitori sul mercato dei latticini. Per wall-street.ro Pliatsikas ha ribadito che "la situazione economica in Grecia non incide sulle operazioni in Romania”, aggiungendo che l’investimento in Romania è sicuro e a lungo termine.
Il giornale romeno “Adevarul” riporta posizioni meno rassicuranti ed ha scritto che la situazione in Grecia dimostra che il sistema euro non è sicuro poiché si basa su meccanismi politici piuttosto che economici. Ha poi dato spazio alle opinioni dell'economista Mircea Cosea secondo il quale la Romania ha fatto un azzardo a fissare il 2019 come proprio ingresso nell'eurozona. Cosea si è inoltre detto preoccupato della decisione del governo rumeno di aumentare di 75 lei (circa 17 euro) lo stipendio minimo che arriva così ora a 1050 lei (238 euro).
Secondo la sezione romena di Radio France International (RFI) il migliore consiglio chi intendesse fare operazioni in valuta è quello di attendere, se possibile, perché “nel prossimo periodo il mercato rischia di essere volatile e questo perché gli investitori stranieri, vista l'incertezza, tenderanno a ritirarsi almeno in parte dai mercati emergenti e questo è dimostrato dall'indice in discesa della Borsa di Bucarest.”.
Non sembrano invece preoccupati gli operatori turistici che vendono pacchetti vacanze in Grecia. L’agenzia di stampa Mediafax ha intervistato Marius Usturoiu, il proprietario di un'agenzia turistica rumena secondo il quale è vero che sempre più rumeni stanno chiedendo informazioni circa la situazione in Grecia ma allo stesso tempo continuano a prenotare le loro vacanze in quel paese. Mediafax riporta inoltre che la Grecia rimane tra le mete preferite e che quest’anno vi si recheranno oltre 120mila romeni. Molte agenzie consigliano comunque i turisti di portare con loro denaro in contanti.
Romania-Grecia
La stampa rumena in questi giorni ha inoltre fatto un parallelo tra Romania e Grecia, in particolare per quanto riguarda tagli e sacrifici chiesti dalle istituzioni internazionali e atteggiamento negoziale nei confronti dei creditori. Sorin Paslaru, caporedattore del quotidiano finanziario “Ziarul Financiar”, descrive la leadership rumena come in ginocchio davanti ai creditori internazionali, mentre definisce l'atteggiamento greco molto più “forte”. Paslaru ha inoltre sottolineato come “dopo cinque anni di Golgota finanziario” l'Iva in Grecia è rimasta al 13%. Il giornalista si chiede infine come mai FMI, Banca Mondiale e Commissione Europea non siano riusciti a spingere la Grecia ad alzare l'Iva al 24% o addirittura al 27%, come in Ungheria.
Gli analisti di “Ziarul Financiar” notano poi che la Romania, che ha un debito pubblico equivalente a solo il 20% del Pil, è stata costretta ad indebitarsi di 20 miliardi di euro nel 2009 (15% del PIL) e poi ha dovuto tagliare gli stipendi del 25% e aumentare l’Iva dal 19% al 24% nel 2010. “Sembra incredibile”, scrive il giornale di Bucarest, “un paese come la Romania che non appartiene all’eurozona è capace di finanziarsi il deficit mentre la Grecia non riesce più a farlo ma continua ad avere un’Iva inferiore”. “Che differenza di trattamento!” aggiunge il quotidiano “è evidente che l’appartenenza al club della zona euro e in genere al club dei paesi sviluppati ha favorito la Grecia, mentre la Romania non riceve il via libera della Commissione europea per procedere, dal primo giugno del 2016 (dopo la riduzione di quest'anno dal 24% al 9% sugli alimenti, ndr) a riduzioni dell'Iva”.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!