Elezioni perse a causa dei "terroni" a cui è stata troppo facilmente concessa la cittadinanza. E' questa l'analisi che arriva dalle pagine del sito web del Partito Democratico di Janez Janša, grande sconfitto alle recenti politiche in Slovenia. Ma il Paese reagisce. Come? Vestendosi in tuta da ginnastica
E’ forse la prima volta che la Slovenia, o almeno una parte di essa, si fa beffe di Janez Janša e del suo partito. Su Facebook e su Twitter imperversano foto di persone in tuta da ginnastica. Molti non hanno mancato di postare la foto del carismatico leader della destra slovena in abbigliamento sportivo. L’attivista per i diritti della comunità LGTB Mitja Blažić, ha pensato bene di cambiare l’immagine sul suo profilo con una sua foto in canottiera, pantaloni della tuta da ginnastica, catena d’oro al collo e sigaretta in bocca, con il commento: “Oltre a essere frocio da oggi sono anche il terrone Blažić”.
Per un Paese che si prende molto sul serio una simile reazione è una vera e propria novità ed è stata molto più efficace delle molte ben argomentare condanne che sono giunte per l’ennesima uscita improvvida del partito Democratico.
La vicenda
Ma andiamo con ordine. Nel fine settimana sul sito internet dei Democratici è apparsa un’analisi della sconfitta elettorale a firma di un certo Tomaž Majer (probabilmente si tratta di uno pseudonimo). Nel testo si spiega che la Slovenia tra il 1991 ed il 1992 ha distribuito 200.000 cittadinanze agli immigrati provenienti dal resto della federazione jugoslava, e che a causa dell’alta natalità di questa popolazione oggi il loro numero sarebbe lievitato a 220.000. Durante le guerre balcaniche in Slovenia si sarebbero trasferite altre 40.000 persone, mentre 20.000 persone avrebbero ottenuto la residenza grazie alla ministro degli Interni Katarina Kresal e molti di essi avrebbero già acquisito la cittadinanza. Se a tutto ciò si aggiungono i matrimoni misti questo gruppo di potenziali elettori arriverebbe a 350.000.
Secondo l’autore poco meno di 200.000 di questi avrebbero votato per Janković, gli altri voti, 100.000, sarebbero arrivati dagli sloveni su ordine dell’ex Presidente della Repubblica Milan Kučan e dal presidente dell'Associazione dei reduci partigiani Janez Stanovnik.
L’autore mette in rilievo l’alta affluenza che si sarebbe registrata nei quartieri ad alto tasso di immigrati, la massiccia partecipazione al voto di elettori con “accento straniero”, il fatto che tanti sarebbero arrivati a votare in gruppo e che molti di essi sarebbero andati alle urne vestiti in tuta da ginnastica con scritto sulla mano il numero da cerchiare sulle schede. Paura e corruzione i motivi che secondo l'autore avrebbero spinto queste persone ad andare a votare per Janković.
Nel testo si parla infatti di un’offerta di 50 euro ad un elettore e poi si specifica che sarebbe stato fatto credere, a questa fetta di popolazione, che in caso di vittoria di Janša le loro cittadinanze sarebbero potute essere revocate.
L’analisi si conclude con la constatazione che, a causa della generosa distribuzione delle cittadinanze e della mancata decostruzione delle vecchie reti di potere del passato regime, la Slovenia nel ventesimo anniversario della sua indipendenza avrà come presidente del governo un “serbo”, che nel contempo è anche un tycoon socialista.
Delle intimidazioni che avrebbero subito questi “nuovi” cittadini aveva parlato qualche giorno prima anche direttamente il leader del partito Janez Janša; mentre Demokracija, il settimanale vicino al Partito democratico, ha commentato il voto mettendo in prima pagina una brutta foto di Janković e titolando: "La vittoria dei valori balcanici".
Questione etnica?
La questione etnica e le origini di Janković non erano state praticamente tirate in ballo durante la campagna elettorale. Lo stesso Janša aveva cercato, in parte riuscendoci, di essere meno aggressivo del solito e di dimostrarsi alquanto dialogante. Il suo partito del resto era dato in netto vantaggio dai sondaggi e nulla faceva presagire la disfatta.
L'idea di essere stato ferito nell'orgoglio, tradito dal suo stesso popolo, è emersa tutta sul volto di Janša la sera della sconfitta. Costretto a ballare durante la festa che era stata allestita per celebrare quella che avrebbe dovuto essere la vittoria sembrava un manichino trascinato dalla giovane moglie. Nei giorni successivi non sono mancati commenti a denti stretti che la sconfitta andava attribuita proprio a lui.
La constatazione di molti, anche nel centrodestra, è stata che se i Democratici si fossero presentati con un altro potenziale candidato premier avrebbero stravinto. Janša del resto ha sbagliato le ultime mosse in campagna elettorale, ma è soprattutto una figura ingombrante che lo fa amare alla follia da una fetta dell'elettorato, ma incute una reale paura in molti altri.
Del resto anche negli ultimi giorni di campagna elettorale i giornali avevano messo in rilievo i legami tra il suo partito ed alcuni esponenti legati ai gruppi di estrema destra. Sta di fatto che l'analisi pubblicata sul sito dell'SDS non fa che rinfocolare queste paure. Il messaggio eloquente è che le elezioni sono state perse a causa dei "terroni" a cui con troppa generosità la Slovenia ha concesso la cittadinanza. Una popolazione informe, non in grado di pensare con la propria testa, incapace persino di ricordarsi il numero da cerchiare sulla scheda tanto da doverselo scrivere sulla mano. Insomma senza troppa eleganza si è andati a ripescare tutta una serie di stereotipi sui "čefurji" che ovviamente non possono vestire che in tuta da ginnastica.
Tutti in tuta
Così proprio la tuta da ginnastica è diventata il modo per protestare contro le dichiarazioni intolleranti. Subito è partita in internet l'iniziativa di organizzare una manifestazione nel pieno centro di Lubiana, ovviamente in tuta. Domenica sera Jonas Žnidaršič, un noto conduttore televisivo, si è presentato in video sfoggiando tuta, occhiali da sole e catena d'oro, in pratica in pieno "look da terrone" e lo stesso ha fatto lunedì sera, nel programma serale di approfondimento, il rappresentante del tutore dei diritti umani e molti sloveni hanno scelto di mettere in segno di protesta la tuta da ginnastica.
Più che le reazioni ufficiali, le puntigliose prese di posizione dei politici e della denuncia inoltrata per "hate speech", molti sloveni hanno reagito ridendo, rispondendo a chi vorrebbe dividere la società tra sloveni "autoctoni" e "nuovi" cittadini seguendo la massima: "Una risata vi seppellirà".
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