La Slovenia è la patria di Melania, moglie del neo-eletto presidente USA Donald Trump: inevitabile che nel paese venga commentato il ruolo della first lady, che rivendica posizioni indipendenti da quelle del marito, ma non sembra puntare a ruoli pubblici
“Una donna meravigliosa, che sarebbe stata felice di essere sul palco qui con noi”. Donald Trump nel suo discorso post-vittoria, fatto davanti ai suoi sostenitori in visibilio a Palm Beach, non dimentica la suocera Amalija, scomparsa da poco.
Accanto a lui sua moglie, l’elegante, scultorea e silenziosa ex modella slovena che da anni sta al suo fianco. Melania ha raccontato sé stessa in una biografia, che è in testa alle classifiche di vendita negli Stati Uniti. Nel libro si parla della sua infanzia in Slovenia, della sua carriera nel mondo della moda e naturalmente del suo matrimonio.
Al momento non è chiaro se si trasferirà assieme a Donald Trump alla Casa Bianca e, se lo farà, è ancora meno chiaro quanto effettivamente ci starà. Quello che ha fatto sapere, però, è che - contrariamente a quanto sostengono i Repubblicani - non ha dubbi in fatto di libera scelta delle donne sulla questione dell’interruzione di gravidanza.
Come se non bastasse, ha anche aggiunto di non condividere sempre le posizioni del marito in materia di immigrazione. Melania, sebbene non miri a giocare alcun ruolo pubblico e men che meno a lanciarsi nella politica americana, ha le sue idee e anche la sua vita che poco ha a che vedere con quello che fa, pensa o conviene a suo marito.
L’ultimo episodio è legato alla visita del presidente eletto alla Casa Bianca: Trump dai Biden c’è andato da solo, perché lei aveva di meglio da fare. In questo resta una donna molto slovena, con un figlio che parla sloveno, cresciuto da lei e dai suoi genitori, che in questi anni hanno fatto la spola tra la natia Sevnica e le residenze americane della figlia.
In Italia ne avrebbero fatto una icona di eleganza e di stile, una eroina nazionale, ma in Slovenia su di lei ne hanno scritte di tutti colori; tanto che nel corso del suo primo mandato si era affidata ad una principessa del foro come Nataša Pirc Musar per tutelare la sua immagine.
Ora la sua ex avvocata, dall’alto del suo scranno di Capo dello Stato, si è immediatamente congratulata con suo marito per l’avvenuta rielezione. Per la presidente slovena “la comunità internazionale oggi si confronta con molte sfide” e la guida di Trump “sarà essenziale nell’affrontarle”.
Qualcuno spera che anche visti i suoi trascorsi professionali con Melania, riesca ad intessere rapporti migliori con il presidente rispetto a quelli che gli esponenti del centrosinistra hanno avuto nel corso del suo primo mandato.
Il premier Robert Golob, ovviamente, non “vede l’ora” di poter collaborare con il nuovo presidente, anche se in piena campagna elettorale è andato in visita da Biden alla Casa Bianca e questo probabilmente non lo aiuterà ad intessere buoni rapporti con la nuova amministrazione.
Nel paese naturalmente gongola Janez Janša e con lui tutto il centrodestra. Quattro anni fa l’allora premier sloveno si fece ridere dietro da mezzo mondo per un tweet in cui si affrettava a congratularsi per Trump per la rielezione.
Oggi, nella speranza di poter presto riprendere il potere, Janša assicura che la Slovenia sarà il prossimo paese che garantirà strade sicure, una forte economia e che farà tornare nelle persone l’orgoglio.
Quello che conta per il centrodestra, anche in chiave nazionale, è soprattutto che sia stata sconfitta la “sinistra radicale” con il suo attivismo e che gli elettori abbiano scelto la sicurezza, la lotta all’immigrazione ed i valori tradizionali.
La Sinistra, il più piccolo e radicale partito di governo, intanto, più che congratularsi con il vincitore spiega che i cittadini americani, desiderosi di cambiamenti, hanno scelto Trump che ha mentito loro dicendo di essere un pacifista e di rappresentare la classe operaia.
In parole povere la colpa della sconfitta sarebbe soprattutto di Kamala Harris, che con una tattica sbagliata ha cercato di “superare” Trump a destra, attorniandosi di falchi e non affrontando quelli che sarebbero stati i temi fondamentali come la sanità pubblica o il “genocidio” a Gaza.
In fondo per le frange più radicali della sinistra slovena poco cambia che alla Casa Bianca ci sia un repubblicano o un democratico, l’America rappresenta tutto ciò che loro non vorrebbero e tutto quello di aberrante che ha prodotto il capitalismo.
Questo è stato anche il tono di molti commenti apparsi sui giornali, dove “illustri” opinionisti hanno sudato le proverbiali sette camicie per sviscerate tutti i mali e le contraddizioni degli Stati Uniti. A volte la retorica sembrava la stessa usata dalla propaganda jugoslava e comunista quarant’anni fa.
Il paese, del resto, è in una nuova fase di ricollocazione geopolitica e molti vedono nell’elezione di Trump anche qualcosa di buono, soprattutto se farà la pace con i russi e se gli americani dovessero disimpegnarsi in Europa, lasciandola al suo destino.
Una prospettiva desiderabilissima per quella fetta sempre più ampia della società che vedrebbe di buon grado una Slovenia fuori dalla Alleanza Atlantica, magari a giocare un ruolo internazionale sognando di ricostruire una nuova versione del movimento dei “non allineati”.
A parole, comunque, la politica slovena resta saldamente ancorata alle alleanze euro-atlantiche, ma le incognite per l’Europa ed anche per Lubiana sono molte. Otto anni fa il paese non riuscì a capitalizzare in alcun modo il fatto che alla Casa Bianca ci fosse una slovena e probabilmente sarà così anche questa volta.
Nel paese più di qualcuno dice che se la moglie di Trump fosse stata croata, Zagabria avrebbe saputo approfittare dell’incredibile rendita di posizione, ma gli sloveni non sono i croati. Per tradizione sono disposti a perdonare tutto ai loro connazionali, tranne se si sono macchiati dell’imperdonabile colpa di aver fatto fortuna e di avere fama e successo. Se questo accade all’estero è ancora peggio.
Per molti, quindi, avere Melania alla Casa Bianca non servirebbe a nulla e quella signora non sarebbe per nulla utile alla Slovenia. Melania, del resto, non pare aspirare ad essere una ambasciatrice informale del suo paese d’origine e dalla sua villa di Mar-a-Lago o dai suoi appartamenti a New York non sembra aver mai perso il sonno per quello che i suoi connazionali possono pensare di lei.
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