A Sevnica, dove è nata e cresciuta, se la ricordano in pochi. Ma ora in Slovenia ci si chiede se la nuova first lady americana, Melania Knauss, aumenterà il peso internazionale del paese
Quella di Melania Knauss è la storia di una Cenerentola partita da un piccolo paesino della Slovenia orientale e finita alla Casa Bianca. Quella bambina di Sevnica oggi sembra aver realizzato i suoi sogni. Bella, intelligente e senza nessuna voglia di rubare la scena al marito sarà una first lady tradizionale. Lei stessa ha detto di volersi ispirare a Betty Ford e Jackie Kennedy. La prima immigrata al fianco del presidente dal lontano 1825, quando toccò all’inglese Louisa Adams, moglie di John Quincy Adams sesto presidente degli Stati Uniti.
Nella dura campagna elettorale americana lei se l’è cavata bene. E’ apparsa in pubblico il minimo indispensabile e ha fatto pochi sbagli, e quei pochi non per colpa sua. Unico scivolone quello di un discorso che il ghostwriter di Trump ha in parte plagiato da Michelle Obama. La vicenda ha fatto scatenare una ridda di polemiche e l’ha messa in una situazione imbarazzante. Lei è riuscita ad uscirne in maniera tutto sommato elegante.
Tipica famiglia jugoslava
A Sevnica pochi si ricordano di lei. Melania se n’è andata giovanissima per fare la modella: Lubiana, Milano, Parigi e New York le tappe di una carriera che l’ha vista salire sempre più in alto. Quelli che la conoscevano dicono che era una ragazzina come tante, ma che aveva una grande voglia di andarsene da quella cittadina di provincia. Era nata in una famiglia con una vita ordinaria nella Jugoslavia di Tito. Un’infanzia passata in una grigia palazzina con il papà impiegato in un negozio di autoricambi e la mamma sarta in uno stabilimento tessile.
Lei a casa non c’è praticamente più tornata ed anche i suoi genitori, da quando ha sposato Trump, passano la maggior parte del loro tempo negli Stati Uniti. E’ una delle cose che gli sloveni faranno fatica a perdonarle, assieme al fatto di essere ricca e di avere al suo fianco un personaggio che continua ad essere considerato controverso.
Slovenia sì, Slovenia no?
Su di lei, comunque, sembra ci sia ben poco da scoprire. Nulla di particolare è uscito nemmeno in una biografia scritta in fretta e furia da due giornalisti scandalistici, in cui, accanto alle rivelazioni del solito ex, si constata che per facilitare la sua carriera di modella si è germanizzata nome e cognome e che si sarebbe fatta passare per austriaca. In sintesi, per gli autori, una per nulla attaccata alla Slovenia, con nessun interesse per la sua vecchia patria e con una gran voglia di essere americana.
Una tesi che sembra contraddetta dalla scelta di Melania di insegnare lo sloveno a Barron Willliam, il giovane rampollo nato dal suo matrimonio con Trump. A quanto si dice il ragazzino lo parlerebbe fluentemente e qui un ruolo non secondario devono averlo giocato anche i nonni materni. In ogni modo tra poche settimane tra le pareti della Casa Bianca si parlerà anche sloveno e, ovviamente, la faccenda a più di qualcuno fa colmare il cuore di gioia. La lingua, infatti, in Slovenia è forse la reliquia più sacra dell’identità nazionale.
A Sevnica ora sostengono di essere orgogliosi di Melania, ma il giorno della vittoria di Trump la gente non è scesa in strada a festeggiare. Nell’unico bar, dove si seguiva in diretta la notte elettorale, inizialmente, c’erano più giornalisti che suoi fan, poi, a vittoria annunciata, è arrivato qualcuno. In sintesi soddisfazione, ma non certo euforia.
Sevnica
Il paese è cambiato parecchio da quando Melania se n’è andata ed oramai si è lasciato alle spalle la tipica patina grigia caratteristica di tutti i centri abitati della Jugoslavia socialista. Unico neo è quello di una rete stradale carente, che rende complicato arrivarci. In ogni modo non è una zona desolata.
In città i 5000 abitanti sono occupati in una azienda che produce biancheria intima, nella lavorazione del legno, nell’agricoltura e da qualche anno a questa parte anche nel turismo. C’è un bel castello, il monte Lisca è il punto ideale di osservazione sulle vallate circostanti e il fiume Sava offre numerose attività ricreative. Il tasso di disoccupazione è al di sotto della media. In città c’è un'ottima scuola dell’obbligo ed un buon istituto musicale.
Ora bisognerà vedere come la località saprà capitalizzare l’insperata promozione dovuta all’elezione di Trump. A Sevnica sono arrivati giornalisti provenienti da tutto il mondo, curiosi di vedere da dove venisse la moglie del presidente. In città non sembrano sapere ancora bene come gestire tutta questa notorietà. E’ da giorni che il sindaco Srečko Ocvirk è subissato da richieste di interviste. Tra una faccenda da sbrigare ed un'altra dice di essere orgoglioso e felice che Melania sia diventata first lady.
E ora?
In Slovenia Melania non è certo diventata un’icona e forse non lo diventerà mai. Lo sarebbe stata probabilmente se Trump fosse stato il candidato dei democratici. Al momento della candidatura aleggiava una sorta di irritazione, che poi si è trasformata in rassegnazione, per diventare alla fine soddisfazione. Adesso più di qualcuno dice che Melania è l’aspetto più positivo di queste elezioni. In un paese che da venticinque anni cerca di farsi conoscere nel mondo ci si rende conto che è servita più lei allo scopo che anni di sforzi diplomatici e di strepitosi successi in sport di nicchia.
Alcuni arrivano addirittura ad illudersi che il paese, con una slovena alla Casa Bianca, conterà di più. Non è passata inosservata così l’idea ventilata del deputato russo Vyacheslav Nikonov che vorrebbe si organizzasse proprio nella patria della first lady l’ipotetico incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il neoeletto capo di stato americano Donald Trump. Lubiana del resto si è accodata senza entusiasmo alle sanzioni contro Mosca e quest’estate Putin ha fatto tappa in Slovenia per commemorare i soldati russi caduti durante la I Guerra Mondiale. Putin, del resto, aveva incontrato George W. Bush proprio a Brdo. Sarebbe certamente un bel modo per far tornare a casa Melania.
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