La pressione governativa della Turchia arriva anche all'estero. La vicenda di Kenan Erer di Gold FM, la radio in lingua turca di Bruxelles
Ha avuto termine il 30 novembre il programma radiofonico mattutino di Kenan Erer su Gold FM, la radio in lingua turca di Bruxelles. Si è trattato di pressioni politiche verso un giornalista scomodo nei confronti del partito AKP al governo in Turchia, la cui influenza si estende oggi ben all'interno dell'UE attraverso le comunità della diaspora turca?
“Il direttore mi ha convocato e mi ha detto che già da tempo subiva pressioni, che vi aveva resistito a lungo, ma che non era più possibile. E mi ha annunciato la fine del programma”, ha dichiarato il giornalista, secondo quanto riportato da L'Avenir. Una decisione dovuta - secondo l'emittente pubblica belga RTBF - alle pressioni degli imprenditori turchi, sostenitori del governo Erdoğan, che avrebbero minacciato di togliere ogni pubblicità dai canali di Gold FM se il giornalista sgradito non fosse stato messo alla porta.
Erer si è quindi dovuto congedare dagli ascoltatori nell'ultima puntata della sua emissione La colazione del corvo. “Potete toglierci la voce, gettarci in prigione o ucciderci per strada, ma continueremo ad esprimerci”, sono state le sue ultime parole in radio. Una situazione da tempo denunciata in Turchia, dove le pressioni sui giornalisti sono all'ordine del giorno, ma che ora diventa preoccupante anche al centro dell'Europa.
Gold FM, che trasmette in turco e in francese da Bruxelles, ha la missione di dare “una rappresentanza e una visibilità alla comunità turca sul territorio belga”, dichiarandosi “totalmente neutrale dal punto di vista politico” oltre che “non confessionale”. La trasmissione mattutina di Kenan Erer, in onda già da vari anni tutti i giorni tra le 8 e le 9, si componeva di una rassegna stampa dei giornali turchi, “dall'estrema sinistra fino ai quotidiani filogovernativi”, come spiega il giornalista turco-belga Mehmet Koksal, oltre che di una discussione dell'attualità politica belga e turca e di un dialogo a microfono aperto con gli ascoltatori, talvolta molto colorito, “soprattutto a partire dalla repressione delle manifestazioni di Gezi Park nel 2013”. Un lavoro giornalistico onesto, documentato e critico verso l'intero panorama politico turco, secondo Koksal, benché chiaramente le frecciate di Erer fossero largamente indirizzate al partito AKP, che da ormai quindici anni governa il paese e ne domina la scena politica. “Non sono da escludere delle pressioni da parte della comunità turca del Belgio” conclude Koksal.
Pressioni aumentate a seguito delle elezioni di novembre 2015, in cui il partito AKP ha cercato di racimolare ogni voto anche tra le comunità della diaspora facendo campagna elettorale - benché sia vietato in Belgio fare campagne elettorali per elezioni che si tengono in altri paesi - anche nei quartieri a maggior presenza turca di Bruxelles e delle altre città belghe. E con un discreto successo: a Bruxelles l'AKP ha raccolto la grande maggioranza dei voti.
Il direttore di Radio Gold FM, Ünal Yildrim, tuttavia, nega ogni pressione politica o economica - “altrimenti, dal 2013, non saremmo più qui” - e persino che si sia trattato di un licenziamento. “Non ci sono state pressioni politiche e non si tratta di un licenziamento. C'era un contratto annuale per il 2015, che non abbiamo rinnovato. Erer aveva una propria società di produzione da cui compravamo due trasmissioni. Ne abbiamo soppressa una ma poteva sempre continuare con l'altra. Non ha voluto”. In realtà, Kenan Erer lavorava come indipendente, come la maggior parte dei collaboratori radiofonici, e sostiene di non aver firmato alcun contratto. Erer non contesta il diritto di Gold FM di mettere fine alla collaborazione, ma denuncia come la stazione radio abbia ceduto alle pressioni degli ambienti politico-economici legati al governo turco. Una partenza forzata che non farà piacere anche a molti degli ascoltatori della radio, tra i quali il giornalista contava un forte apprezzamento.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto
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