Attentati, golpe, repressione: in Turchia la vita culturale soffre del clima di paura e di violenza e gli artisti indipendenti vedono il proprio spazio ridotto ai minimi termini
(Articolo originariamente pubblicato da Le Courrier des Balkans)
Dall'inizio degli anni 2000, la Turchia ha conosciuto non solo profondi cambiamenti politici, ma anche culturali. E questo ha avuto importanti ripercussioni per gli artisti indipendenti. A Istanbul, i musicisti hanno visto il proprio spazio, fino a quel momento aperto e tollerante, totalmente scombussolato. Di fronte alla rivoluzione conservatrice e autoritaria avviata da Recep Tayyip Erdoğan e dal suo partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), il produrre cultura diviene infatti ogni giorno sempre più complesso per le scene musicali indipendenti.
La DJ e produttrice Ipek Ipekçioğlu, conosciuta come Queen of Eklektik BerlinIstan, divide il proprio tempo tra Istanbul e Berlino. Con i suoi ambiziosi progetti si è creata una solida reputazione sulle scene notturne in tutto il mondo. Ha avviato numerose collaborazione artistiche turco-tedesche e oggi la situazione politica in Turchia la preoccupa. "Non si possono più immaginare progetti a lungo termine, i partner e gli sponsor abituali o si ritirano o stanno essi stessi affrontando dei problemi", spiega "la sensazione d'insicurezza generale è molto forte".
"Se ne sono andati anche gli hipsters!"
Barış Bilenser è un giornalista di Zero Istanbul, il settimanale culturale più letto della metropoli turca. Questo dinamico trentenne si è imposto rapidamente come una delle punte di lancia della cultura underground istambulina puntando sul riuso dei luoghi abbandonati e su programmi artistici d'avanguardia. "Un festival come il CTM di Berlino dispone di numerosi fondi pubblici nonostante la sua dimensione sperimentale. In Turchia un'iniziativa del genere è inimmaginabile: non siamo sostenuti in alcun modo dallo stato! Un tempo molte iniziative erano finanziate grazie alla sponsorizzazione da parte delle marche di alcoolici. Le restrizioni sugli alcolici hanno danneggiato molto la vita notturna. La metà del budget del mio settimanale è pagato da queste pubblicità...".
Attentati, colpi di stato, pressioni: la situazione tesa in Turchia non favorisce affatto la creazione di arte. "La paura si è impossessata del pubblico", constata Barış Bilenser "la gente si sente più sicura in luoghi necessariamente più commerciali, che sfruttano i servizi di sicurezza professionali".
"Gli hipster sono spariti!", riassume ironicamente il DJ Barış K. Questo veterano dell'elettronica istambulina si è specializzato nell'editare e remixare il rock psichedelico e la musica disco turca degli anni '60, '70 e '80. Dal 1996 si occupa del Godet, uno dei club più famosi della città. Se è vero che la scomparsa dei turisti non è affatto d'aiuto, gli organizzatori di avvenimenti musicali affrontano anche altre difficoltà. "I problemi per ottenere i visti per gli artisti sono numerosi. Le procedure sono divenute più complicate attraverso un numero di documenti da fornire sempre maggiore", sottolinea Ipek. "A causa della situazione attuale, alcuni dj stranieri hanno preferito annullare le proprie date, mentre certi sponsor si sono ritirati", rincara Barış K. Questa chiusura progressiva della Turchia ridisegna poco a poco i contorni della scena musicale di Istanbul. "Ci si dirige verso una monocultura ottomana", si irrita Ipek "i teatri più progressisti sono stati chiusi."
La scena locale prova a resistere
In questo contesto difficile, numerosi artisti turchi provano ad andare all'estero. "Ho molti amici che lasciano Istanbul, soprattutto quelli legati al movimento LGBT", racconta Ipek. "Berlino è una destinazione apprezzata, ma è difficile ottenere il visto. E una volta lì, non è facile comunque. Alcuni sono costretti a integrare le melodie turche alle proprie creazioni per ottenere delle date in cui suonare, ma a quel punto snaturano la propria musica."
Al contrario, per Barış Bilenser la repressione delle autorità islamo-conservatrici ha sortito un effetto positivo: quello di fare emergere nuove energie creative a Istanbul. "La gente si concentra sulla scena locale. Gli artisti turchi ottengono più attenzione. Molte nuove etichette e compositori contemporanei molto interessanti sono emersi così". Ciò non impedisce il moltiplicarsi di scambi internazionali: "Con Zero, noi pensiamo per esempio di stabilire dei gruppi nelle città straniere come Berlino."
Questa riorganizzazione della scena musicale non riguarda solo gli artisti. Piazza Taksim, troppo spesso bersaglio degli attacchi degli ultimi anni, vede i club lentamente lasciare uno a uno il quartiere e disperdersi un po' dappertutto in città. Barış K vede anche in questo "un effetto positivo, con una rilocalizzazione dei luoghi culturali nei quartieri. Questa evoluzione ci spinge inoltre a lanciare dei nuovi progetti". Nondimeno, riuscire a tenere in piedi un luogo culturale prestigioso e originale sembra sempre più una follia, per la mancanza di mezzi. "Il mio club è sull'orlo del fallimento ma ciò non ci impedirà di continuare!", scherza il Dj.
I "muri di Berlino" della Turchia odierna
"La politica ha sempre occupato un posto importante nelle discussioni quotidiane in Turchia e noi abbiamo vissuto così tanti colpi di stato che ormai fanno parte della vita del paese", ironizza Ipek. "La libertà di espressione non è mai realmente esistita in Turchia, e le proposte troppo critiche sono state sempre severamente punite". Per Barış K, la situazione attuale in Turchia è legata ai "cento anni di colonialismo" vissuti dal paese nel corso del ventesimo secolo.
"Gli occidentali hanno imposto un modello giacobino che era sostenuto solo da una piccola élite istambulina. Ciò che accade adesso, è come un gran contraccolpo", assicura lui. Il DJ critica i "muri di Berlino" che spaccano la Turchia e le sue diverse comunità. Le profonde fratture della società turca lo preoccupano. "Mia madre che allora era molto a sinistra si è fatta tatuare Atatürk sul collo... ma ha sempre criticato i miei di tatuaggi!" aggiunge Ipek. "Secondo me, questo mostra precisamente le divisioni attuali del paese".
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