E' il partito fondato da Atatürk ed attualmente è all'opposizione in Turchia. Il Partito repubblicano del popolo (CHP) si è riunito in congresso, ha riconfermato Kemal Kılıçdaroğlu come leader ed ora cerca di ricomporre la sua identità di movimento democratico di sinistra
Dopo i due giorni di congresso straordinario tenutosi il 26 e il 27 febbraio scorsi, la lotta per il potere interna al Partito repubblicano del popolo (CHP), principale movimento d’opposizione all'attuale governo del premier Tayyip Erdoğan, sembra definitivamente conclusa. Il vincitore è Kemal Kılıçdaroğlu, leader del partito dal maggio 2010, che fin dall’inizio del suo ufficio ha dovuto fare i conti con l’antagonismo del suo predecessore Deniz Baykal, a capo del partito fondato da Atatürk per quasi 16 anni. Baykal si è dimesso dall’incarico nel 2010, dopo esser stato coinvolto in uno scandalo sessuale, ma ha continuato ad esercitare la propria influenza nel partito, costituendo un proprio polo di stampo nazionalista opposto a quello più riformista di Kılıçdaroğlu.
Le due giornate di congresso del CHP (la prima voluta dalla direzione centrale del partito, e la seconda dagli antagonisti) indette per apportare alcune modifiche allo statuto del partito, si sono trasformate nell’ennesima dimostrazione di forza dei due rivali e in una prova di fiducia per Kılıçdaroğlu, da cui però questa volta è uscito come leader indiscusso. Kılıçdaroğlu ha incassato il voto di 948 delegati su 1200, molti dei quali nominati in passato dallo stesso Baykal e dal suo ex segretario generale di partito Önder Sav.
I nuovi obiettivi del partito
Ma la fiducia accordata a Kılıçdaroğlu non è stato l’unico esito del congresso, svolto all’insegna di uno spirito sessantottino alla turca, con immagini di Atatürk, del rivoluzionario turco Deniz Gezmiş e di Kılıçdaroğlu ritratto come Che Guevara. Il 26 febbraio sono state approvate anche alcune modifiche allo statuto del CHP che risultano di notevole importanza per l’impostazione futura del partito. Prima fra tutte la modifica dell’obiettivo primario del partito: non più il mantenimento della sicurezza e dell’unitarietà dello Stato, bensì la formazione di un ordine democratico che metta in primo piano i diritti umani e le libertà individuali.
Il nuovo statuto mette in risalto anche il carattere “democratico di sinistra” della formazione politica che nell'ultimo decennio, pur facendo parte dell’Internazionale socialista, aveva assunto sempre più i connotati della destra. Tra le altre novità anche la ristrutturazione dei diversi organi direttivi e l’estensione dei poteri della base, un maggiore decentramento per le amministrazioni locali cui verrà devoluto il 40% del budget del partito e l’innalzamento delle quote riservate alle donne (al 33%) e ai giovani (al 10%).
I deputati CHP intervistati in queste settimane tengono a sottolineare il nuovo carattere “social democratico” della formazione: “Siamo un partito di sinistra contemporaneo, dalla parte del lavoro, dei gruppi sociali svantaggiati, delle donne, dei bambini, dell’ambiente e delle libertà” sintetizza il vice presidente Erdoğan Toprak. Kılıçdaroğlu, a sua volta, tende a non soffermarsi sul tema della laicità, uno dei principi fondanti del CHP, e cerca di sfatare l’opinione secondo cui il partito sarebbe contrario alla religione. E se il leader politico si dichiara anche disposto a rischiare la carriera politica pur di vedere risolta la “questione curda” (che lui evita con cura di chiamare in questo modo), la sua definizione di identità da inserire nella nuova costituzione è chiara e deve essere libera da connotazioni etniche.
Alla ricerca di identità
Ora che Kılıçdaroğlu si è affermato come leader indiscusso del proprio partito sarà interessante vedere se il CHP riuscirà ad adottare una nuova linea politica che, allargando la propria base elettorale, possa modificare la sua eterna immagine di forza politica all’opposizione e di partito di riferimento esclusivo per le élites kemaliste.
Nelle consultazioni nazionali dello scorso giugno il CHP ha ottenuto solo il 25,98% dei voti complessivi, contro il 49,83% del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP). Per Rüstem Erkan, docente di sociologia all’Università Dicle, il motivo di questo limitato consenso elettorale va cercato nel fatto che “il CHP non è stato in grado di produrre una visione di partito e una politica unitaria su nessuna questione. Questa condizione si ripercuote non solo nella percentuale dei voti, ma anche nella sua efficacia e affidabilità nella percezione dell’opinione pubblica”.
Difatti, se è vero che Baykal ha perso il suo effetto destabilizzante per la leadership di Kılıçdaroğlu, il CHP continua ancora ad avere al suo interno deputati ideologicamente inconciliabili, nominati dallo stesso Kılıçdaroğlu.
Fuat Keyman del Centro di politiche di Istanbul, ricorda che “nazionalismo, sinistra nazionalista, conservatorismo centrista, socialdemocrazia e anche posizioni democratiche sono tutte ideologie riscontrabili nel CHP. Siccome non esiste un elemento di coesione che possa unire queste posizioni il CHP continua a rappresentare un partito ideologicamente ambiguo, formato da parti sconnesse. In più lo stesso problema identitario che esiste tra i deputati del partito è riscontrabile anche nella tipologia dei suoi elettori”.
La domanda cruciale per Keyman resta “se Kılıçdaroğlu forgerà la sua leadership e il suo percorso prendendo come riferimento per il suo partito un’identità, democratica, di sinistra e social-democratica o se cercherà di trovare ancora un equilibrio tra posizioni nazionaliste e social-democratiche”.
Il fattore ideologico, tuttavia, secondo Adil Gür, direttore dell’agenzia di sondaggi A&G intervistato da SES Türkiye, non sarebbe così rilevante per gli elettori. Solo il 30-35% dell’elettorato turco assegnerebbe il proprio voto in base ad una scelta di tipo ideologico, mentre resterebbe determinante il fattore economico. “Il 60-70% della popolazione turca è composta da famiglie di reddito medio-basso. La cosa che preme loro più di tutto è come arrivare alla fine del mese”, spiega Gür.
Per il momento, un altro sondaggio realizzato tra il 2 e il 4 marzo dalla società Metro POLL, indica una scarsa considerazione del risultato dei congressi da parte degli elettori: secondo le interviste svolte, il 48,7% degli interpellati ritiene che l’esito del congresso del CHP abbia avuto l’effetto di indebolire il partito. La percentuale di chi pensa che il CHP sia uscito rinforzato sale al 53,8% solo tra i suoi elettori.
La Turchia a partire dall’anno prossimo sarà di nuovo in fase elettorale. Nel 2014 si terranno le consultazioni amministrative, poi l’elezione del Presidente della Repubblica e successivamente quelle politiche. “La prima prova che dovrà superare Kılıçdaroğlu saranno le amministrative. Se il leader del CHP non riuscirà ad ottenere il vantaggio sull’AKP, sarà destinato ad avere una nuova lotta intestina” scrive Fikret Bila su Millliyet. A meno che l’elettorato non venga convinto dal rinnovato CHP.
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