Scontro Turchia – Grecia, una chance alla diplomazia
17 settembre 2020
Una sosta in porto “per lavori di manutenzione” che potrebbe allungarsi strategicamente per dare un'opportunità alla diplomazia di dipanare – almeno in parte – i nodi dello scontro in atto tra Atene ed Ankara, divise da opposte rivendicazioni sullo sfruttamento delle risorse energetiche sui fondali del Mediterraneo orientale.
La nave da esplorazione sismica turca Oruç Reis – la cui attività delle ultime settimane nelle acque contese tra Grecia e Turchia ha esasperato la battaglia di nervi tra le parti - è rientrata domenica scorsa nel porto di Antalya. I tempi tecnici della sosta non dovrebbero superare una settimana: la permanenza della nave in porto, però, potrebbe protrarsi più a lungo, per calmare le acque agitate da pretese fino ad oggi inconciliabili e rilanciare la faticosa ricerca di un compromesso.
La Grecia ha espresso un cauto ottimismo dopo il rientro della Oruç Reis: dopo consultazioni col presidente del Consiglio UE Charles Michel, il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha aperto a negoziati sulla definizione dei confini marittimi “se Ankara continua sulla strada del disimpegno”. L'orizzonte temporale per valutare i prossimi passi della Turchia, ha indicato Mitsotakis, è il prossimo summit UE, previsto per il 24 e 25 settembre, che dovrebbe affrontare la questione. “Se il trend positivo [da parte turca] continua”, ha specificato il premier greco “siamo pronti a sederci da subito ad un tavolo”.
Ufficialmente la Turchia non fa passi indietro rispetto a quelli che ritiene i suoi diritti naturali nell'area, nonostante l'aperta minaccia da parte Ue di sanzioni, una mossa che secondo Ankara sarebbe ingiustificata e illegale.
Ieri, in una conversazione telefonica tenuta ieri con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che la disputa con la Grecia “potrebbe essere risolta attraverso negoziati...a patto che prevalga un approccio costruttivo, basato sul senso di equità”, ma ha ribadito che la Turchia “continuerà a portare avanti una politica attiva e decisa per affermare i propri diritti”.
Dalla scoperta negli anni scorsi di ingenti riserve di gas naturale sui suoi fondali (secondo alcune stime, superiori ai 120 biliardi di metri cubi), la storica contrapposizione tra Grecia e Turchia (entrambi membri Nato) per il controllo dell'Egeo e del Mediterraneo orientale si è approfondita, tanto da far temere addirittura l'escalation militare.
Lo scontro coinvolge anche Cipro, divisa dal 1974 in una parte greca e una turca (riconosciuta solo da Ankara) dopo un colpo di stato filo-greco e la successiva invasione della sezione settentrionale dell'isola da parte dell'esercito turco. Nonostante il ritorno in porto della Oruç Reis, infatti, altre navi per trivellazioni turche restano infatti attive in acque rivendicate dalla Repubblica di Cipro.
Dopo settimane di alta tensione e parole infuocate da una parte e dall'altra, sfociate in una – non confermata – collisione tra unità navali greche e turche intorno alla Oruç Reis, sembra però aprirsi uno spiraglio al dialogo. Il primo passo è avvenuto in sede Nato, dove ufficiali di entrambe le parti si sono ripetutamente incontrati nei giorni scorsi per prevenire ulteriori incidenti tra le rispettive marine da guerra.
Il grosso dello sforzo diplomatico, però, passa attraverso l'impegno diplomatico europeo. Nei mesi scorsi è stata soprattutto la Germania, presidente a rotazione dell'UE, a ritagliarsi il ruolo di paciere, anche se finora con risultati limitati.
Charles Michel ha espresso la speranza di un rapido impegno a negoziare, e ha lasciato intravedere la possibilità di una vera e propria conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale “visto che – al di là del dialogo bilaterale [tra Grecia e Turchia] c'è probabilmente la necessità di portare più paesi al tavolo delle trattative per affrontare le varie questioni attualmente aperte”.
In gioco, secondo il capo della diplomazia UE Josep Borrell, ci sono non solo i rapporti tra Atene ed Ankara e gli equilibri nell'area, ma il futuro della complessa e problematica relazione tra Unione e Turchia. “I nostri rapporti sono ad uno spartiacque”, ha dichiarato Borrell lo scorso 15 settembre nel parlamento europeo, “e potrebbero scivolare da un versante o dall'altro a seconda di cosa accadrà nei prossimi giorni.