Hayır de!

Alla vigilia del referendum costituzionale turco la casa editrice Yordam Kitap pubblica il manifesto dello scrittore tedesco Wolfgang Borchert col titolo emblematico “Di' no!”. Intervista al direttore editoriale Hayri Erdoğan

11/04/2017 -  Dimitri Bettoni Istanbul

Tu. Uomo alla macchina e uomo nell’officina. Se domani ti ordinano di non fare più tubi per l’acqua e pentole – ma elmetti di acciaio e mitragliatrici, allora c’è solo una cosa: di' No!”

Wolfgang Borchert, 1947

 

Può spiegare i motivi dietro alla scelta di tradurre e ripubblicare oggi Wolfgang Borchert? Perché proprio questa sua opera, scritta poco prima della sua morte e che, rispetto alle sue molte e tremende narrazioni di guerra, rappresenta un messaggio di grande speranza?

Sebbene sia stato scritto nel 1947, con questo manifesto Borchert ha voluto lanciare un messaggio di carattere universale e coerente con la sua esperienza artistica e di vita. E' un urlo, scagliato contro la guerra e i fascismi di tutto il mondo. La sua non è solo una testimonianza di chi ha vissuto in prima persona gli orrori della Seconda guerra mondiale: è un allarme contro un pericolo insito nel periodo post bellico, verso una guerra che può sempre tornare. Oggi assistiamo al sorgere di un pericolo assai simile, per cui ci è sembrato appropriato ridare alle stampe questo suo messaggio di speranza, come la prima pubblicazione di Borchert.

È quel che sta accadendo anche qui in Turchia?

È così. Stiamo assistendo ad un periodo di rinascita di istinti fascisti, nella politica così come nelle condizioni nel mondo del lavoro. Il paese rischia di finire in un regime autocratico completamente centrato su una singola persona. La stampa di questo libretto è in sintonia con gli atti di resistenza di cui, fortunatamente, continuiamo ad essere testimoni. Le parole di Borchert non suoneranno affatto nuove alle orecchie di coloro che, quotidianamente, lottano contro la deriva autoritaria in corso in questo paese. Piuttosto, essi si immedesimeranno nel suo scritto, poiché medesimi sono i valori di fondo e noi speriamo con questo libro di dare loro coraggio.

Nell'opera Borchert si rivolge a moltissime persone, ciascuna con i ruoli più svariati nella società e chiamata al compito di rispondere No al conflitto e al fascismo. Lei a cosa si sente chiamato in veste di editore?

Stampare un libro è già di per sé un messaggio chiaro nei confronti dei problemi che stiamo vivendo. Anzi di più, il libro stesso, come oggetto, è un atto di resistenza. Ciascun libro contiene idee che possono essere liberate e che possono attecchire nella società, questo è il ruolo principale di un editore: facilitare la circolazione di idee che facciano opposizione al dilagare del fascismo.

La casa editrice Yordam Kitap è stata fondata nel 2006. Cosa è cambiato in questi undici anni di attività editoriale?

Abbiamo lanciato questa casa editrice con l'idea che il mondo abbia bisogno di un cambiamento e che questo possa essere agevolato attraverso i nostri libri. Crediamo che il marxismo sia il progetto principale da cui trarre ispirazione e abbiamo pubblicato, in ossequio ad esso, oltre 300 libri: la speranza passa attraverso le nostre pagine.

Ma oggi viviamo in anni difficili, in cui i libri diventano sempre più frequentemente oggetti pericolosi: non solo alcuni sono stati proibiti, messi all'indice e non possono essere pubblicati, ma anche scrivere o leggere un dato libro può essere un pericolo.

Le è accaduto nulla a livello personale, a lei o alla sua impresa?

Fortunatamente no, non ancora. Eppure viviamo in uno stato di inquietudine permanente, in cui il domani potrebbe riservare amare sorprese. Una casa editrice come la nostra potrebbe essere facilmente chiusa e così è stato per altre pubblicazioni ed imprese divulgative che appartengono al mondo della sinistra, ad esempio Evrensel. Anche al di fuori del mondo dell'editoria si avverte la repressione, nelle università e contro molti accademici che sono stati allontanati, oppure nel mondo del giornalismo. Lo stato di emergenza, adottato dall'anno scorso dopo il cosiddetto tentato golpe, ha facilitato tutto questo e reso semplici le operazioni di repressione.

A proposito di domani, si avvicina il 16 aprile, giorno del fatidico referendum in cui la popolazione è chiamata a decidere sulla riforma presidenziale proposta dal governo. Avete scelto come titolo per la vostra pubblicazione “Hayır de!”, ovvero “Di' no”: sembra un messaggio chiaro. Questo libro è un manifesto anche in vista del referendum?

Come già detto, il valore di questo testo va al di là del momento contingente: è universale. Molti libri ci raccontano qualcosa del tempo che viviamo, anche quando sono stati scritti in anni precedenti o addirittura in epoche assai lontane. Così, ogni generazione deve nel suo tempo trarre il meglio dai testi che ha a disposizione.

Personalmente, credo ci attendano tempi difficili qualunque sia l'esito di questo referendum. Dovesse vincere il Sì, dovranno continuare a fare i conti con una metà del paese che non appoggia questo governo e le decisioni che sta imponendo. Soprattutto, la vittoria del Sì non farà sparire come per magia i problemi di ordine politico ed economico che assillano questo paese, o la questione curda ad esempio. Se invece vincerà il No, sarà un segno di volontà di cambiamento rispetto agli ultimi tempi e alle politiche che li hanno caratterizzati.

Umarim Hayırli ol, spero che vada tutto bene!*

 

* in turco “Hayır”, oltre a No, significa anche “bene, di buon auspicio”.


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