Pesanti strascichi in Turchia dopo la vittoria di Erdoğan nel referendum costituzionale di domenica scorsa: l'opposizione ha annunciato la richiesta di annullamento dei risultati, migliaia di persone in piazza in segno di protesta. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [18 aprile 2017]
Ancora polemiche in Turchia dopo la vittoria di misura del presidente Recep Tayyp Erdoğan nel “suo” referendum costituzionale, che rafforza i poteri del capo di Stato creando secondo molti osservatori i presupposti per una vera e propria autocrazia nel paese.
Dopo il severo giudizio dell'OSCE, che ieri ha definito il voto non all'altezza degli standard democratici, migliaia di persone sono scese in piazza nelle principali città turche in segno di protesta, mentre il CHP, principale partito d'opposizione di ispirazione laica e socialdemocratica, ha annunciato che oggi chiederà l'annullamento dei risultati di fronte alla Commissione elettorale.
Al centro delle polemiche, la contestatissima decisione di convalidare anche le schede prive di timbro ufficiale, che secondo alcune stime potrebbero essere addirittura due milioni e mezzo, numero sufficiente a determinare l'esito finale del voto.
Come al solito, lo stesso Erdoğan, che nonostante la vittoria ha dovuto subire l'affermazione del “no” nelle principali città del paese, come Istanbul, Ankara e Smirne, ha reagito con estrema durezza, attaccando l'opposizione interna ma anche i critici esterni, soprattutto europei, tacciandoli con l'epiteto di “crociati”.
E proprio le già tese relazioni con l'Unione europea potrebbero complicarsi ulteriormente dopo il voto di domenica: Erdoğan ha messo sul tavolo due nuove consultazioni popolari: una sul proseguimento dei negoziati di adesione all'UE, l'altra sulla reintroduzione della pena di morte. Referendum che potrebbero mettere la parola fine sul decennale tentativo della Turchia di essere ammessa nel club europeo.
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