Attaccata la sede delle Donne in Nero a Belgrado
26 ottobre 2021
L'organizzazione femminista e antimilitarista "Donne in Nero" di Belgrado, dall'inizio dei conflitti di dissoluzione della Jugoslavia rappresenta una delle più coraggiose e importanti voci della società civile della Serbia. Con un comunicato stampa denuncia l'ennesimo attacco subito pochi giorni fa per mano di ignoti.
Le scritte "Puttane in nero", "Ratko Mladić" e ripetutamente il simbolo delle quattro S cirilliche ("Samo Sloga Srbina Spasava" - “Solo l'unità salva i serbi”) sono comparse nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 ottobre, all'ingresso della sede di Belgrado delle Donne in Nero (Žena u crnom)."Non è la prima volta, e sicuramente non sarà l'ultima", hanno dichiarato nel comunicato diramato il 25 ottobre . "Nell'arco di 30 anni di attività le Donne in Nero sono state costantemente oggetto di minacce, verbali e fisiche. Le attiviste dell'associazione, così come la loro sede, sono state spesso oggetto di attacchi fisici da parte di diversi gruppi e singoli fascisti che sono rimasti impuniti", prosegue l'associazione nella denuncia pubblica.
L'attacco arriva dopo due eventi precisi. Il primo, in cui l'associazione ha pubblicamente denunciato il voto contrario dell'Assemblea della Repubblica di Serbia del 19 ottobre, alla proposta presentata da alcuni deputati affinché si riconoscesse il genocidio di Srebrenica avvenuto nel luglio del 1995 e che si vietasse la negazione del genocidio. Nella denuncia, le Donne in Nero hanno sottolineato: "Il genocidio di Srebrenica è il più grande crimine di guerra perpetrato dopo la Seconda guerra mondiale in Europa. Il regime di Slobodan Milošević ha collaborato al genocidio offrendo enorme supporto politico, militare logistico e finanziario all'esercito della Republika Srpska di BiH (VRS). Pertanto non ci sorprende questa decisione, perché si sa che la maggioranza dell'Assemblea è costituita da rappresentanti di partiti che negli anni '90 hanno partecipato direttamente al conflitto e all'organizzazione dei crimini di guerra".
Il 22 ottobre le Donne in Nero hanno poi organizzato una "azione di pace" in piazza in memoria delle vittime del crimine perpetrato nel 1992 a Sjeverin, piccola cittadina della Serbia al confine con la Bosnia Erzegovina. Quel giorno soldati del VRS uccisero 17 civili di nazionalità bosgnacca, che non sono mai stati riconosciuti come vittime civili di guerra e ai loro familiari non è mai stato riconosciuto un risarcimento.
Il comunicato delle Donne in Nero conclude con una dura denuncia delle politiche dell'attuale governo: "L'attuale regime politico in Serbia, guidato da Aleksandar Vučić, utilizza gruppi e singoli fascisti come armi nelle proprie mani per colpire tutti i gruppi e i singoli "liberi di pensiero" ma soprattutto coloro che chiedono un radicale distanziamento dai crimini perpetrati nel passato... Chiediamo alle istituzioni preposte della Serbia che finisca il clima di impunità e che si arrivi a scoprire i responsabili di questo attacco e l'adeguata condanna".