Mostar: continua la devastazione della memoria

16 giugno 2022

bubble icon

A Mostar è stato devastato il memoriale ai partigiani, progettato negli anni '60 dal grande architetto e filosofo Bogdan Bogdanović, in memoria dei partigiani caduti durante la Seconda guerra mondiale. Il memoriale è stato per decenni simbolo e luogo molto amato, dagli anni ‘90 però vittima del revisionismo storico e lasciato in totale stato di abbandono e oggetto di attacchi vandalici. La devastazione recente non ha però precedenti.

Mostar, il Cimitero dei partigiani © Bruno Maran

Se Bogdan Bogdanović fosse vivo risponderebbe a gran voce, come ci ha raccontato 15 anni fa nell'ambito del lavoro di OBCT sui memoriali della II Guerra mondiale nella ex Jugoslavia , ai nuovi fascismi emersi durante e dopo i conflitti degli anni ‘90, che hanno preso di mira anche i memoriali oltre a chi li aveva realizzati.

Tra i 20 da lui progettati in tutto il territorio della Federazione jugoslava, c’è anche il "Partizansko groblje" (Cimitero dei Partigiani) costruito a Mostar nel 1965. Area monumentale inclusa nell'elenco dei monumenti nazionali della Bosnia Erzegovina, si trova su una collina nella parte ovest della città e dagli anni ‘90 è stato oggetto di numerosi e pesanti attacchi vandalici. “Ma questa volta - riporta il portale bosniaco Klix  - come mai accaduto prima, tutte le 700 lapidi sono state distrutte”.

Il monumento venne inaugurato vent’anni dopo che - il 14 febbraio 1945 - tre divisioni dell'Esercito popolare di liberazione entravano a Mostar liberandola dalle forze di occupazione. Un monumento, come ci ha raccontato Bogdanović, che come in tutti gli altri suoi progetti non rientrava nel senso classico del termine: “Neanche uno richiama la battaglia, la vendetta, tutti hanno un'essenza catartica. Io mi ero portato dentro la sensazione che nella Jugoslavia di allora, dopo così tante guerre, la cosa più importante fosse la catarsi, la pacificazione... Che tutti noi ci calmassimo, conciliassimo”.

Ed è proprio sul Cimitero dei Partigiani realizzato a Mostar, che ha raccontato di aver ricevuto quello che ha considerato il più grande riconoscimento di una vita: “E’ stato qui a Vienna. Durante un incontro in cui c'erano parecchi ex-jugoslavi una donna non proprio giovane, bosniaco-erzegovese, è venuta da me e mi ha detto: ‘Sa, io sono di Mostar, devo dirle una cosa, è un po' strana… Mia mamma e mio papà mi hanno concepita sul suo monumento’.

Luoghi rigenerativi dunque “mai vissuti come tali nel senso patetico del termine”, specificava l'architetto “ma che risvegliavano la fantasia. Sono stati adottati dai bambini, per i loro giochi, perché erano un po' strani ma interessanti. Erano sempre frequentati, pieni di gente”. Perché il "Partizansko groblje", come tutti i suoi monumenti, dopo una guerra terribile, voleva inviare un messaggio diverso: “Io mi attenevo a questa formula: fare dei monumenti per la prossima generazione senza spaventarli, forse così saranno più felici. Dopo è accaduto purtroppo che non sono stati molto più felici, e il futuro alla fine è somigliato al passato…”.

Queste ultime tristi parole di Bogdanović rispetto a ciò che è poi accaduto durante la dissoluzione della Federazione jugoslava, rispecchiano anche il dolore e lo stupore di alcuni mostarini a questa recente devastazione fascista. Tra di loro lo storico ed editorialista croato-bosniaco, oltre che ex presidente del partito Nuova sinistra, Dragan Markovina : “Nemmeno negli anni di guerra [1991-1995, ndr], i fascisti locali e i loro sostenitori lo avevano devastato così”. E' intervenuto anche Bakir Nakaš , membro dell’Unione degli antifascisti e combattenti per la Liberazione in Bosnia Erzegovina (SABNOR): “Il vandalismo prosegue indisturbato. La furia fascista, sostenuta dai partiti di governo, ‘coraggiosamente’ nascosti dal buio della notte, hanno devastato… ‘lupi notturni’ che hanno paura persino dei partigiani morti”.

Devastazioni su cui più volte è stato chiesto alle autorità di intervenire, con opere di manutenzione e ristrutturazione, in modo che il monumento diventasse di nuovo luogo vissuto dai cittadini. L’ultima volta solo un mese fa, quando l’associazione locale degli antifascisti e combattenti si è rivolta, invano, al sindaco Mario Kordić. Il quale, sulla recente devastazione, ha per altro dichiarato : "Il grande Bogdan Bogdanović, riconosciuto a livello mondiale, ha donato parte del suo genio alla nostra città. Dobbiamo dimostrare che siamo orgogliosi di questa eredità. Condanno fermamente il vandalismo a cui stiamo assistendo e mi aspetto che tutte le istituzioni puniscano i responsabili. Mostar non se lo meritava! L'amministrazione comunale avvierà tutte le attività per riparare i danni".

Mostar, a 27 anni dalla guerra degli anni '90 è ancora una città divisa e non ha ricucito le sue ferite. Ma, come ha scritto l’architetto Bogdanović in un suo testo del 1997 dedicato a questo monumento, “(…) un giorno, comunque e per sempre, le ‘due città’ si guarderanno in faccia, occhi negli occhi: la città dei morti antifascisti, soprattutto giovani donne e uomini combattenti, e la città dei vivi per i quali questi combattenti hanno dato la vita…”.

Per approfondire

Si vedano la lunga intervista in cinque puntate che OBCT ha realizzato con lui nel 2007 e il documentario di Andrea Oskari Rossini prodotto da OBCT "Il Cerchio del Ricordo ".

Guarda la galleria fotografica "Mostar: l'antifascismo dimenticato", dedicata al Cimitero dei Partigiani.

Il video sulla devastazione recente .