L'identità di genere e i ruoli, gli stereotipi e le imposizioni culturali da superare, la condizione femminile e la violenza sulle donne, in una società serba poco informata ed intrisa della cultura patriarcale. Questi i temi affrontati il 3 ottobre scorso a belgrado, dall'iniziativa dei Giovani per i diritti umani nell'ambito del Pride week
Fonte: Novine
Articolo a firma di Inicijativa Mladih za ljudska prava, uscito su E-Novine il 3 ottobre 2012. Traduzione di Sandy Gentilezza - Osservatorio Balcani e Caucaso
La discussione “Visibili/invisibili: La vera donna in Serbia”, dedicata alle donne come gruppo sociale vicino alla comunità LGBT, ha aperto il terzo giorno della manifestazione “Pride week” al Media center di Belgrado, tenutasi il 3 Ottobre. Nella discussione del pomeriggio “Sesso e sessualità: le cause della violenza contro le persone LGBT e contro le donne”, i partecipanti hanno parlato della connessione tra la violenza di genere e la violenza che si verifica nei confronti delle persone della comunità LGBT.
“Bisogna parlare dell'identità delle lesbiche che non sono di Belgrado, per le quali è facile inserirsi in varie organizzazioni, gruppi di sostegno, club. Tutto ciò in altri luoghi non è possibile, lì le persone gay sono costrette all'isolamento. Parlare del Pride è utile perchè si rivolge a tutte le persone in Serbia, spingendole ad attivarsi direttamente. Spesso le persone dicono “Perchè vi lamentate, avete tutti i diritti”, mentre invece in ogni comunità esiste un uomo gay che non offende nessuno, ma che tutti deridono. Questa è la terribile situazione di queste persone, che conducono una vita solitaria. Per questo è importante parlare delle persone LGBT che non vivono nei grandi centri.
Le lesbiche delle comunità rom vengono doppiamente discriminate. Quando vengono ai Pride, diventano un facile bersaglio di insulti fascisti e per colpa del colore della loro pelle, sono facilmente riconoscibili. “Lo Stato deve difendere i partecipanti del Pride, il quale deve aver luogo per tutti noi”, ha affermato Vera Kurtić, attivista dello Spazio Donna (Ženski prostor) e del Network donne rom in Serbia (Romska-ženska mreža Srbije) di Niš.
Si è discusso di donne come "gruppo sociale più vicino alle organizzazioni LGBT", della posizione e della visibilità della donna in Serbia e dei risultati della lotta per il miglioramento dei diritti delle donne. “Le donne e le lesbiche sono quasi invisibili nella sfera pubblica, siamo colpite molto meno degli uomini da insulti perchè ci considerano persone che non si pongono tante domande e che non sono in grado di far qualcosa per cambiare. Come lesbica, non devo pensare troppo se passare davanti ad una scuola o se posso uscire alle 11 di sera, come devono fare i gay maschi. Sono invisibile, senza speranze, la gente mi percepisce più spesso come donna etero che non ha cose più intelligenti da fare e perciò si dedica ai diritti degli omosessuali. Noi che ci facciamo sentire dobbiamo essere più forti e radicali”, ha commentato Bojana Ivković del Comitato organizzatore del Pride 2012 di Belgrado.
Jelena Višnjić, una delle organizzatrici del festival della cultura femminista “BeFem”, ha sottolineato che la violenza contro le donne è in aumento e che una donna su tre ha vissuto una violenza fisica, psicologica o economica: “Nella società governano ancora gli stereotipi patriarcali, i media promuovono di continuo l'oggettivazione sessuale del corpo della donna, sostenendo questo tipo di cultura. La misoginia oggi non è così visibile, ma sta portando ad una nuova identità femminile, visibile nei programmi di intrattenimento e di moda, dove la repressione non è esterna, ma interna. Nella società della Serbia si parla molto poco della condizione delle donne lesbiche. Nonostante questo, credo che nessun sistema sociale è definitivo e il cambiamento sia possibile".
La limitazione dei ruoli di genere
“L'identità sessuale è uno dei temi fondamentali della civilizzazione. Nel contempo, non viene considerata l'intera realtà sociale. La realtà in cui viviamo, dove dalla nascita veniamo vestiti di rosa o di blu, non risponde in maniera soddisfacente ad un certo numero di persone. E comunque la domanda da porsi è se lo sia per qualsiasi persona. Sarebbe perfetto se ci ripulissimo la coscienza di tutto ciò che ci hanno inculcato e ci approcciassimo al mondo senza precostituite identità di genere e ruoli. Esistono persone per le quali il concetto di due sessi e genere non è sufficiente”, ha dichiarato Milan Đurić dell'organizzazione Gayten-LGBT e Queer Belgrado, nell'ambito della discussione “Identità / Centro / Margine” tenutasi sempre nell'ambito del programma "Pride week".
“La maggior parte delle persone transgender sono disoccupate, e quelle che lavorano il più delle volte offrono servizi sessuali. Non si vedono in un contesto diverso, non sono nella situazione di poter aver una formazione ed un'occupazione. Di transgender ce n'è ovunque, ma siamo invisibili al pubblico lo stesso. L'identità transgender trascende il binario di genere, e costituisce una tipologia a sé stante. I transgender non deisderano modificare i propri connotati sessuali. Le persone transessuali hanno il desiderio e la necessità di modificare il proprio corpo per poter così cambiare di genere. I travestiti sono invece persone che si rendono visibili, evidenziando il ruolo di genere del sesso opposto".
"E' importante che le persone trans si riuniscano, alzino la voce e lottino per l'uguaglianza”, ha detto Kristian Ranđelović dell'organizzazione Gayten-LGBT, facendo notare che nell'ambito di questa organizzazione esiste il Gruppo di autosupporto che fornisce aiuto legale e psicologico alle persone trans.
“In pubblico si parla poco delle persone intersessuali, che nascono con una struttura sessuale di entrambi i sessi. Di norma, qui come in Europa, quando nasce un neonato così i genitori devono decidere quale dei due sessi mantenere. Il binario di genere è dunque un'imposizione culturale. Molte persone intersessuali neanche sanno di essere nate così. Così come è traumatico lo sviluppo, ad esempio, delle ragazzine che si sentono come ragazzi. Alcune persone quindi non si sentono parte di questa società. Non sanno come comportarsi in famiglia, come avere una formazione, un lavoro, in generale come riconoscere se stessi”, dice Đurić.