Il loro nome è scritto in modi e alfabeti differenti: bazar, čaršija, çarshija, çarşı … Il significato è però lo stesso: luogo di incontro e di scambio, retaggio del passato ottomano dei Balcani. OBC ha girato l'intera regione per scoprire dove pulsano ancora, dove sono state invece cancellate dalle memorie delle città, dove sono ancora qualcosa in più che mera meta turistica. Ed ha scoperto che sono un punto di vista interessante, per capire più a fondo le società dei Balcani. Un dossier realizzato da OBC nel contesto del programma Seenet.
L'approfondimento
La musica dei bazar
La magia delle parole
Blocco: Mappe varie
Le origini di una parola
I mercati ottomani vengono distinti dagli altri mercati moderni delle città balcaniche, anche nel modo in cui vengono chiamati. Tuttora, come durante l'Impero ottomano, vengono usate parole orientali che si sono adattate alle convenzioni dei vari alfabeti e al gergo delle lingue locali. Čaršija per lo spazio serbo-croato-bosniaco, çarshija per gli albanofoni, чаршија per i macedoni. Il termine deriva dal turco çarşı che vuol dire esattamente “mercato”. Per lo stesso spazio pubblico alcuni usano il termine pazar, che deriva molto probabilmente dal persiano bāzār (بهاچار ) - letteralmente “il luogo dei prezzi”.
Link consigliati:
Una pubblicazione del nostro partner Le courrier des Balkans sui bazar dei Balcani
Un sito interamente dedicato al cuore ottomano di Sarajevo
Dossier realizzato nell'ambito del programma SeeNet
Programma di Cooperazione Decentrata italo-balcanica. Vai alla sezione dedicata