Dall’inizio dell’anno due casi di restrizione della libertà d’espressione hanno generato particolare dibattito in Romania. Cosmin Bîrsan, un giovane uomo di Odobesti è stato multato per aver postato su Facebook alcuni commenti critici sulle attività del comune. I post non costituivano un attacco alla persona, erano soltanto commenti ironici sullo stato delle strade e sugli affari del Sindaco. Un altro caso dello stesso tipo si era già verificato all’inizio del 2017, quando in seguito al caricamento di un video che mostrava uno slalom spericolato di una macchina della polizia, sette persone sono state convocate dalla polizia di Târgu Jiu: uno di loro aveva caricato il video, gli altri lo avevano commentato. Sebbene sia il video che i commenti siano stati rimossi tutti sono stati multati.
La Serbia ha una delle migliori leggi al mondo per garantire l'accesso pubblico all'informazione. L'unico problema è che le istituzioni non la rispettano. E in futuro la situazione potrebbe essere peggio dell'attuale
Un terzo delle istituzioni in Bulgaria non pubblica su internet gli atti emessi, e metà di loro non lo fanno nemmeno relativamente agli atti amministrativi generali.
Le ristrutturazioni nei media sloveni si moltiplicano. Il quotidiano di centro-sinistra Delo non ha fatto eccezione: i sindacati e i giornalisti indipendenti si preoccupano della sorte di questo giornale di riferimento.
In Romania, durante le manifestazioni di protesta contro il decreto del governo che avrebbe indebolito la lotta contro la corruzione, i media hanno diffuso numerose notizie false.
La legge rumena che regola l'accesso all'informazione è la legge 554/2001. Essa afferma che ogni persona, rumena o straniera, possa richiedere un'informazione di interesse pubblico, senza dover giustificare la propria richiesta. Così facendo la legge dovrebbe essere garantire l'accesso per tutti. Abbiamo chiesto a Ioana Avădani, direttrice esecutiva del Centro per il giornalismo indipendente e ad altri toccati dalla normativa, come funziona l'applicazione della normativa.
La Romania è stata tra gli ultimi paesi europei a decriminalizzare l'omosessualità. L'articolo di legge che puniva l'omosessualità con la prigione è stato rimosso nel 2001. La Bulgaria e l'Ungheria lo fecero nei primi anni '60, la Russia nel 1993 e la Repubblica di Moldavia nel 1995. La comunità LGBT soffre ancora discriminazione pubblica e ha poca visibilità nei mass media.
Quando Liviu Dragnea, leader del Partito Democratico Socialista in Romania, propose una legge che avrebbe punito la "diffamazione pubblica" venne accusato di minacciare la libertà di stampa. Il progetto di legge non passò. Tuttavia, poco prima delle elezioni politiche, lo stesso Dragnea ha avuto a che fare con un'altra legge, questa volta votata dal Parlamento. Esperti di media e ONG sostengono che questo provvedimento, che abolirà più di un centinaio di tasse, inclusa quella che finanzia tv e radio del servizio pubblico, influenzerà negativamente la libertà di stampa e l'integrità dei media. Liviu Dragnea ha assicurato che la televisione e la radio pubblica avranno il sostegno finanziario del governo. Si tratta di una mossa populista studiata per le elezioni oppure una decisione attraverso cui il governo vuole controllare i media del servizio pubblico? Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2017.