Il nuovo ministro della Cultura della Croazia, Zlatko Hasanbegović, ha dichiarato che negli ultimi tre anni il Ministero della Cultura ha assunto 30 persone con criteri non definiti e poco chiari. Non ha però spiegato per quali motivi i criteri fossero poco chiari e se intenda liberarsi delle 30 persone "non idonee" recentemente assunte. Oltretutto, non ha dato chiarimenti in merito alla dichiarazione secondo la quale "i media sono un peso per il Ministero della Cultura". Significa che non c'è spazio per la formulazione di una politica dei media da parte del Ministero della Cultura? Oppure che il settore dei media necessita di una profonda riforma?
Brankica Petković dirige il Centro for Media Policy del Peace Institute di Lubiana ed è caporedattrice del giornale e della collana Media Watch. In quest'intervista, Petković discute di proprietà dei media e capitalismo, mettendo a confronto i media nei diversi paesi dei Balcani.
Tomislav Karamarko, presidente del partito HDZ, non si è presentato all'udienza preliminare tenutasi presso la Corte Civile Municipale di Zagabria: l'udienza riguardava la richiesta di una compensazione di 200'000 kune (circa 26'000 euro) da parte di Karamarko nei confronti dell'editore del settimanale Nacional, per aver pubblicato un'intervista rilasciata da Joseph Manolić. Il presidente dell'associazione dei giornalisti croati, Saša Leković, sostiene che si tratti di una strategia di Karamarko per intimorire i media nel paese.
Lo status personale su Facebook di Tajana Sisgoreo, volontaria in un campo profughi a Opatovac, ha contribuito la scorsa settimana a far salire le vendite di alcune testate, in particolare di quelle che si occupano di "vendere" mediaticamente la crisi dei rifugiati. Nessuna delle testate coinvolte ha mai chiesto a Tajana Sisgoreo il permesso di riprendere il suo status, né tanto meno di citare il suo nome o di utilizzare la sua foto di profilo. H-Alter analizza l'accaduto e evidenzia che si tratta di un'infrazione del codice professionale giornalistico, un preoccupante segnale di deriva verso il dilettantismo.
Il giornalista sloveno Erik Valenčič, autore di documentari e ex giornalista per RTV Slovenia, parla della situazione della televisione pubblica in Slovenia e delle ragioni per le quali il suo contratto è terminato. Valenčič parla anche delle purghe politiche dei giornalisti sulla televisione pubblica e spiega quale dovrebbe essere la funzione primaria del servizio televisivo pubblico.
Benchè la privatizzazione dei media in Serbia non sia ancora stata completata, gli effetti sono già ben visibili. Tatjana Tagirov, giornalista del quotidiano Vreme, ed Antonela Riha, ex giornalista ed editrice del settimanale NiN, parlano della privatizzazione dal punto di vista dei giornalisti. Per entrambe, il grande problema dei nuovi media è la vicinanza dei proprietari alle strutture di potere, specialmente al Partito Progressista Serbo. Sottolineano anche come la privatizzazione stia avvenendo in uno dei momenti peggiori della libertà di stampa in Serbia, con costati pressioni politiche sui giornalisti.
Rade Veljanoski e Snježana Milivojević, entrambi professori alla facoltà di Scienze Politiche di Belgrado, condividono le loro opinioni e dubbi riguardo la privatizzazione dei media in Serbia. Si teme che i media diventino di proprietà di uomini d'affari dai legami stretti con politici. La privatizzazione sta avvenendo in uno dei momenti peggiori per la libertà di stampa in Serbia, caratterizzato da costante pressione politica sui giornalisti. Sembra che, anziché essere un processo di riforma, porterà a un peggioramento.
Viktorija Car, l'analista di media, parla della sua recente ricerca sui media in Croazia e nei Balcani. Nell'intervista discute di educazione dei giornalisti e si domanda quali siano gli argomenti evitati dai media, come ad esempio gli affari dell'imprenditore croato Ivica Todorić.
Saša Leković, presidente dell'Associazione Croata dei Giornalisti, parla dell'Associazione, dello stato della libertà dei media e del giornalismo in Croazia e nell'area balcanica, tra erosione della professione di giornalista e la necessità di cambiamento.
La curiosità è una caratteristica dell'uomo, ma i giornali l'hanno spinta fino ad essere un impulso insaziabile. Questa considerazione banale, spiega l'attuale potere dei media. Una cosa è soddisfare la curiosità come una caratteristica umana, un'altra è di sfruttarla e manipolarla con lo scopo di guadagno o controllo.