I cambiamenti nei contenuti veicolati dai media - l'esplosione dell'intrattenimento, il basso livello di alfabetizzazione testuale, il dominio dell'immagine e la sola, enorme distribuzione dei "successi" - sono difesi dagli esperti di settore con questo "argomento": "diamo alle persone ciò che vogliono". Quello che gli esperti non menzionano sono gli obiettivi di questa strategia: producendo contenuti a basso costo e massimizzando il pubblico, il profitto continua a essere generato dalle società di media che già controllano il mercato.
All'inizio di novembre, l'Unione croata dei giornalisti ha inviato una lettera aperta al difensore civico Lora Vidović, mettendo in guardia circa le discriminazioni subite dai rappresentanti sindacali nei media croati. “Possiamo affermare che le istituzioni stanno lavorando per garantire che i commissari sindacali rimangano non protetti”, ha dichiarato Paulo Gregorović, sindacalista di Glas Istre, licenziato quest'anno.
Continuano "i giochi" del Ministero della Cultura croato sull'adozione della nuova strategia mediatica, questione che risale al 2012 e rappresenta una delle più forti continuità tra la politica culturale dell'SDP / HNS e dell'HDZ. L'editore di H-Alter, l'Associazione per la cultura dei media indipendenti, ha ricevuto un rifiuto del ministero,dopo che poco meno di un mese fa aveva richiesto di poter visionare il testo di lavoro sulla nuova strategia mediatica preparata dall'HDZ.
Un occhio non critico potrebbe pensare che ci troviamo in un nuovo Rinascimento dell’umanità, intesa come prospera, attiva e mobile utente dei media. D'altra parte si dovrebbe però osservare che oggi le condizioni materiali di vita sono in contraddizione con la struttura discorsiva dell'individuo del XXI secolo. Le tecnologie digitali posseggono il potenziale per creare una produzione autonoma, ma la rivoluzione della tecnologia della comunicazione è modellata da organizzazioni e istituzioni che hanno come scopo principale quello di generare profitti.
La commissaria per l'accesso alle informazioni pubbliche Anamarija Musa ha annullato le disposizioni con le quali l'ex ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović aveva impedito che l’opinione pubblica croata potesse essere informata dell’operato del suo ministero, in particolare per quanto concerne il funzionamento dei media no profit.
In Croazia sembrano essere in corso i preparativi per l'adozione di una normativa sulla protezione degli informatori. Per il quinquennio 2015-2020 il piano d'azione per l'attuazione della strategia anticorruzione prevede infatti che una legge sul whistleblowing venga adottata nel terzo trimestre del 2018. Formalmente il governo sta creando un gruppo di lavoro per elaborare il progetto, ma secondo H-Alter il primo ministro Andrej Plenkovic troverà un modo per “limitare l’impatto” di un provvedimento in materia.
La responsabile dei nuovi uffici di comunicazione del Ministero della Cultura è presentata come un’“esperta” della legislazione sui media; tuttavia sembra che nel periodo in cui lavorava presso l'Agenzia per i media elettronici abbia applicato male alcune norme di legge. In quel ruolo Zvoranić mostrò inoltre molta più attenzione agli interessi dei gruppi editoriali che al diritto dei giornalisti e del pubblico in generale di accedere alle informazioni.
Oggi l’informazione è prevalentemente orientata su notizie che non hanno alcun impatto sulla qualità della vita delle persone; il bombardamento di annunci pubblicitari combinato alla pervasività della cronaca nera diffondono uno strano mix di diffidenza e paura. In Croazia il problema è quello dello scopo dell’informazione.
La giornalista Ivana Perić porge il suo sguardo a destra: quali conferenze, quali libri, quale visione della donna, quale retorica sull’immigrazione viene promossa dai media di destra?
Negli ultimi giorni la campagna “Chiudiamo Novosti” ha raggiunto nuovi apici. Željka Markić ha scritto ancora una volta al Primo Ministro Plenković per chiedere il taglio delle finanze a “elementi anti-croati” e la sua campagna ha guadagnato sempre più sostenitori - tra i quali Dražen Keleminec, che ha bruciato pubblicamente una copia del giornale. Il governo croato ha continuato a considerare irrilevanti tutti gli eventi recenti e ha perso anche a livello simbolico l'opportunità di condannare la pressione sui giornalisti e sui redattori della testata.