In Serbia prosegue la campagna diffamatoria contro i giornalisti. Intervista a Dragan Janjić, caporedattore dell’agenzia Beta e corrispondente di OBCT, accusato di essere “nemico della Serbia” (8 febbraio 2018)
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Jovo Martinović è un giornalista investigativo montenegrino che si occupa di criminalità organizzata. Ha trascorso 14 mesi in prigione, accusato di traffico di droga. Il suo processo è ancora in corso. Ritratto di un giornalista scomodo.
Che cosa sono le “fake news”? E come possiamo distinguerle dalle notizie reali? Radio Student ha intervistato 4 membri del nuovo gruppo di lavoro che la Commissione europea ha istituito per affrontare il tema della disinformazione online. Da diversi punti di vista, ma gli ospiti hanno concordato sul fatto che si debba evitare qualsiasi forma di censura, ponendo l'accento sull'educazione dei lettori (la cosiddetta “media literacy”). Il dibattito è poi continuato tra 5 membri del tavolo politico di Radio Student: al centro del confronto come l'uso del termine “fake news” si sia evoluto nell'ultimo anno e mezzo e come questo stesso termine si presti ad una non comprensione del fenomeno.
In Romania i principali gruppi editoriali sono legati a partiti politici. Negli ultimi mesi diversi giornalisti si sono dimessi a causa delle pressioni subite. Un'intervista al giornalista investigativo Cătălin Prisacariu, che lotta per mantenere la sua indipendenza: “In Romania restare onesti è anche una questione di fortuna”.
Jason-Antigone è un transessuale, e nei giorni scorsi il suo volto è apparso su un giornale che incitava alla violenza contro i membri della comunità LGBTQI+. Quel giorno "Eleftheri Ora" ha venduto 2700 numeri, molto più della sua media… Un allarmante approfondimento da Athens Live.
Per diversi giorni, TV Pink, fedele portavoce del potere in Serbia, ha lanciato una campagna di linciaggio mediatico contro Tamara Skrozza. La giornalista indipendente aveva sottolineato come le apparizioni televisive dei leader del partito del Presidente Vučić fossero significativamente più alti di quelle dei rappresentanti dell'opposizione.
In Albania ci sono centinaia di giornalisti che lavorano senza ricevere alcun contributo di sicurezza sociale dai proprietari dei media. Shqiptarja.com riferisce su un caso giudiziario reale.
Invece di rafforzare la democrazia, in Albania la rapida ascesa dei portali web ha portato a un declino della qualità del settore dei media, che difficilmente contribuisce a una opinione pubblica solida e moderna.
Sempre più spesso in Albania i giornalisti che si dedicano al tema della povertà avvicinano famiglie indigenti con regali, cibo, vestiti…con il solo obiettivo di portare a casa un buon reportage. Dietro a quello che potrebbe sembrare un giornalismo attento ai gruppi più vulnerabili della società si nasconde un giornalismo di sfruttamento.
Nei giorni scorsi una delegazione dell'European Federation of Journalists (EFJ) si è recata in visita a Belgrado; dispiaciuto per non essere stato invitato, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha mosso il suo gabinetto per organizzare un incontro in cui poter illustrare in prima persona lo stato dei media nazionali e della libertà d’espressione nel paese, cogliendo l’occasione per presentarsi ancora una volta come vittima della pressione dei media. Stando a quanto riferito dai membri della delegazione, EFJ non è rimasta particolarmente impressionata dalle affermazioni del Capo dello Stato.