Il governo del Kosovo sembra intenzionato a chiedere un arbitrato internazionale per risolvere la questione della demarcazione del confine col Montenegro, fondamentale per uscire dalla "lista nera" di Schengen. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [7 novembre 2017]
Ricorrere alla Corte permanente di arbitrato con sede all'Aja: è questa la soluzione proposta dal premier kosovaro Ramush Haradinaj per risolvere la disputa di confine col vicino Montenegro.
I due paesi erano giunti ad un'intesa sulla frontiera già nel 2015, con la firma di un accordo bilaterale, ratificato in fretta dal parlamento montenegrino. Nell'assemblea di Pristina, però, l'intesa è divenuta presto ostaggio dello scontro politico interno.
L'opposizione, di cui lo stesso Haradinaj era uno dei leader, sosteneva infatti che con l'accordo il Kosovo rischia di perdere oltre 8mila ettari di territorio. Per impedirne l'approvazione, i partiti di opposizione sono ricorsi ad ogni mezzo possibile lecito e illecito, con lancio di fumogeni in aula, boicottaggio delle sedute parlamentari e organizzazione di manifestazioni di piazza sfociate nello scontro con la polizia.
Ora, nelle vesti di premier, Haradinaj cerca strade istituzionali per sciogliere il nodo, e invoca la Corte di arbitrato, la stessa che si è espressa lo scorso giugno sui confini marittimi tra Slovenia e Croazia nel golfo di Pirano.
Una strada che si presenta però da subito in salita, visto che il governo montenegrino, per mezzo del ministro degli Esteri Srdjan Darmanović, ha ribadito di considerare chiusa la questione.
Per Pristina la definizione del confine col Montenegro è però di vitale importanza: per l'Unione europea un accordo è necessario per garantire ai cittadini del Kosovo – ultimo paese dei Balcani sulla “lista nera di Schengen” - l'abolizione del regime di visti per entrare nei paesi Ue.
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