Skopje - Pixabay

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Dopo la visita di ieri a Skopje del ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias, si concretizza la riapertura dei negoziati sull'annosa questione del nome, che da anni blocca il percorso di integrazione euro-atlantica della Macedonia. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [1 settembre 2017]

Continua l'offensiva diplomatica del nuovo governo socialdemocratico macedone, deciso a rilanciare le prospettive di integrazione euro-atlantica del paese. Dopo la firma di uno storico accordo di buon vicinato con la Bulgaria, arrivato nelle scorse settimane, Skopje riapre ora la partita più difficile, quella sull'annosa questione del nome con la Grecia.

Ieri il ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias si è recato in visita ufficiale a Skopje, dove ha incontrato il proprio omologo Nikola Dimitrov, il premier Zoran Zaev e il presidente Gjorge Ivanov. Al centro degli incontri, proprio la riapertura del dialogo bloccato dal 2014 soprattutto a causa della lunga crisi istituzionale e politica in Macedonia, superata solo di recente con l'entrata in carica del nuovo esecutivo socialdemocratico di Zaev.

La Grecia rifiuta il nome costituzionale della “Repubblica di Macedonia”, che ritiene parte integrante della propria eredità storico-culturale e considera il suo utilizzo come una potenziale rivendicazione territoriale di Skopje sulla sua provincia settentrionale, che porta lo stesso nome.

Nel 2008 Atene utilizzò il proprio veto per impedire a Skopje di entrare nella Nato, e l'irrisolta diatriba ha paralizzato il cammino della Macedonia verso l'UE, nonostante il paese sia un candidato ufficiale fin dal 2005.

In una conferenza stampa dopo l'incontro, Kotzias e Dimitrov hanno espresso un moderato ottimismo sulla ripresa del negoziato – tradizionalmente condotto sotto l'egida delle Nazioni Unite - che potrebbe avvenire già dopo le prossime elezioni locali in Macedonia, previste per la metà di ottobre. 

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