Sempre più insistenti le voci sulla creazione di un Tribunale speciale dell'UE per giudicare i presunti crimini di guerra attribuiti all'UÇK durante e dopo il conflitto del 1999. Al centro dell'attenzione dei giudici il traffico di organi. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [9 aprile 2014]
L'Unione europea vuole un Tribunale speciale per giudicare gli ex-guerriglieri dell'Esercito di Liberazione del Kosovo, meglio noto come UÇK. Le voci sulla possibile creazione di una corte ad-hoc, pubblicamente sostenuta anche dagli Stati Uniti, si fanno sempre più forti e presto la questione potrebbe essere affrontata nello stesso parlamento di Pristina.
Due dovrebbero essere le questioni principali affrontate dal Tribunale: la scomparsa di circa 400 persone – in grande parte serbi del Kosovo – dopo la fine del conflitto armato del 1999, ma soprattutto le accuse di traffico di organi, esplicitate nel 2011 in un noto e controverso rapporto presentato all'Assemblea del Consiglio d'Europa dal deputato svizzero Dick Marty. Secondo Marty, esistono prove che prigionieri di guerra serbi siano stati prima trasportati in Albania settentrionale e poi uccisi per poterne vendere gli organi.
A partire da queste accuse, l'UE ha creato una task-force investigativa speciale, che dovrebbe presentare le proprie conclusioni nel corso del 2014.
La corte dovrebbe avere sede ufficiale in Kosovo, ma le sue attività dovrebbero concentrarsi all'estero, per proteggere i testimoni. Molti dei processi già intentati al Tribunale dell'Aja contro esponenti dell'UÇK sono infatti stati segnati da forti intimidazioni e minacce.
L'idea di creare il Tribunale, come prevedibile, è stata accolta con sentimenti contrastanti nella regione. Se in Serbia non sono mancati segnali d'apertura, in Kosovo politici ed opinione pubblica sembrano compatti nel rigettare la nuova corte. I guerriglieri dell'UÇK, oggi spesso membri dell'élite politica kosovara, sono infatti considerati dai più come veri eroi. La guerra di cui sono stati protagonisti, ha infatti aperto le porte alla dichiarazione di indipendenza da Belgrado, proclamata dal Kosovo nel 2008.