Il presidente kosovaro Hashim Thaçi (Dominic Dudley/Shutterstock)

Il presidente kosovaro Hashim Thaçi (Dominic Dudley/Shutterstock)

Il presidente del Kosovo Hashim Thaçi ha rassegnato oggi le dimissioni, dopo che la Corte Speciale sui crimini dell'UÇK ha confermato le accuse nei suoi confronti per crimini di guerra commessi durante e dopo il conflitto che ha portato all'indipendenza del paese. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [5 novembre 2020]

La decisione incombeva nell'aria da mesi, ed oggi è divenuta realtà: il presidente kosovaro Hashim Thaçi ha rassegnato le proprie dimissioni dopo che la Corte speciale sui crimini dell'UÇK, con base all'Aja, ha confermato la volontà di portarlo sul banco degli imputati con l'accusa di crimini di guerra.

Durante un'affollata conferenza stampa Thaçi, che negli anni del conflitto contro le forze serbe in Kosovo è stato il leader della lotta armata albanese, ha comunicato la sua intenzione di lasciare la carica per non presentarsi di fronte ai giudici nelle vesti di presidente. Lo stesso Thaçi ha poi invitato il paese all'unità e a perseverare nell'integrazione euro-atlantica del Kosovo.

Insieme a Thaçi, numerosi altri esponenti della guer riglia UÇK dovranno fronteggiare il giudizio della Corte speciale, tra gli altri anche Kadri Veseli, già presidente del parlamento di Pristina e leader del Partito democratico del Kosovo.

Secondo la procura del tribunale, Thaçi e gli altri leader dell'UÇK sarebbero direttamente responsabili dell'omicidio di quasi cento persone, serbi, rom, ma anche avversari politici di etnia albanese. Tra i capi d'accusa figurano crimini di guerra, sparizioni, maltrattamenti e tortura ai danni delle vittime.

Con le dimissioni di Thaçi, la sua carica verrà ricoperta temporaneamente da Vjosa Osmani, attuale presidente del parlamento. Le forze politiche kosovare dovranno ora trovare il consenso trasversale per designare un nuovo presidente: per farlo c'è bisogno di una maggioranza qualificata dei due terzi dei deputati.

Nel caso in cui un accordo dovesse rivelarsi impossibile, però, il Kosovo sarà chiamato presto a nuove, ennesime elezioni anticipate.

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