La Bosnia ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja di rivedere la sentenza con cui, nel 2007, la Serbia venne assolta dalle accuse di essere direttamente responsabile del genocidio di Srebrenica. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [24 febbraio 2017]
E' arrivata ieri - a pochi giorni dall'ultima data utile - la richiesta della Bosnia Erzegovina di riaprire il caso contro la Serbia alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja. Nel 2007, la Corte confermò che le uccisioni di massa nell'enclave di Srebrenica - commesse nel luglio 1995 dall'esercito serbo-bosniaco ai comandi del generale Ratko Mladić – rappresentano un episodio di genocidio.
La stessa corte giudicò la Serbia responsabile per non aver impedito il massacro di uomini e ragazzi bosgnacchi, ma sentenziò che non c'erano prove a sufficienza per dimostrare che i crimini erano stati commessi sotto l'effettivo controllo del governo di Belgrado.
L'iniziativa della richiesta di un nuovo giudizio è del rappresentante bosgnacco alla presidenza tripartita di Bosnia Bakir Izetbegović, secondo il quale nuove prove a carico della Serbia sarebbero state raccolte durante il processo all'Aja contro Mladić.
La mossa di Izetbegović ha subito aperto nuove fratture, sia all'interno della Bosnia che nei delicati rapporti con la Serbia. Le autorità della Republika Srpska, l'entità serba della Bosnia Erzegovina, hanno definito “illegale” e “incostituzionale” la richiesta, che non è stata approvata dalla presidenza tripartita e che non sembra godere di largo appoggio neanche tra i rappresentanti croati.
Secca anche la risposta del premier serbo Aleksandar Vučić, che ha promesso contromosse, ha ribadito il sostegno di Belgrado ai serbi di Bosnia ed ha avvertito che la decisione di Izetbegović mette nuovamente a rischio i rapporti bilaterali tra Sarajevo e Belgrado.