E' in fase di chiusura in Macedonia il processo al gruppo armato che si scontrò con le forze speciali della polizia nella cittadina di Kumanovo nel maggio 2015. I morti furono diciotto, decine i feriti. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [21 luglio 2017]
Ergastolo per tutti i 37 imputati alla sbarra: questa la richiesta del procuratore Naum Panovski nella sua arringa finale al processo sugli scontri armati di Kumanovo del 9 e 10 maggio 2015.
Gli accusati, tutti di etnia albanese e di nazionalità macedone e kosovara, secondo la procura di Skopje farebbero parte o avrebbero supportato il gruppo armato che si scontrò con le forze speciali della polizia macedone nel quartiere di Divo Naselje.
L'abitato venne sconvolto dalla violenza degli scontri che si protrassero per quasi due giorni: ben otto poliziotti e dieci membri del gruppo armato restarono uccisi prima che i restanti terroristi si arrendessero alle forze di sicurezza.
Sui fatti di Kumanovo sono rimasti sempre forti dubbi, mai del tutto chiariti. La battaglia avvenne durante la fase più calda dello scontro politico tra l'allora premier Nikola Gruevski e l'opposizione socialdemocratica, che ne chiedeva le dimissioni con manifestazioni di piazza accusandolo di corruzione e abuso di potere.
Nella versione ufficiale, il gruppo armato avrebbe tentato di approfittare della situazione per riaccendere le tensioni etniche tra maggioranza macedone e minoranza albanese, che nel 2001 portarono ad una breve guerra civile nel paese.
C'è però chi sostiene che il governo di Gruevski sia rimasto colpevolmente inerte, pur disponendo di informazioni sulle attività del gruppo armato, ed abbia sfruttato la paura del dopo-Kumanovo per riportare il paese sotto il proprio controllo.
Ora dopo un anno di dibattimento, si avvicina una prima verità giudiziale: mancano ancora l'arringa finale della difesa e la sentenza di primo grado del tribunale di Skopje.
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