Si riaccende il controverso dibattito sulla creazione di un vero e proprio esercito del Kosovo, dopo alcune affermazioni del nuovo segretario alla Difesa americano James Mattis. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [8 febbraio 2017]
E' bastata una semplice dichiarazione di James Mattis, nuovo segretario alla Difesa dell'amministrazione Trump, per riaprire il controverso tema di un possibile esercito del Kosovo.
Nelle scorse settimane, durante una delle audizioni per essere confermato all'importante carica, l'ex generale Mattis ha parlato della necessità che le attuali Forze di sicurezza di Pristina “ricevano il mandato di assicurare la sicurezza e la difesa del Kosovo”, prima di pensare ad un possibile ritiro delle truppe americane ancora presenti nell'area.
Al momento le Forze di Sicurezza del Kosovo hanno il compito costituzionale di “proteggere i cittadini e le comunità” del paese, ma possono spiegare soltanto armamento leggero.
Il percorso per trasformarle in un vero e proprio esercito potrebbe però essere piuttosto complicato. A livello interno la riforma richiederebbe infatti modifiche costituzionali, che possono essere bloccate dai rappresentanti della minoranza serba. Belgrado, poi, non ha mai nascosto la sua ferma opposizione al progetto, che ritiene una grave minaccia alla propria sicurezza nazionale.
Non è la prima volta che a Pristina si parla apertamente della possibilità di dotarsi di vere e proprie forze armate. Nel 2014 l'allora premier Hashim Thaçi, oggi presidente, presentò un piano che prevedeva di creare, entro il 2019, un esercito forte di 5mila effettivi.
L'opposizione al piano dei parlamentari serbo-kosovari portò però allora alla caduta del governo e – almeno fino ad oggi - il progetto è rimasto nel cassetto.