La guerra di sanzioni tra la Russia e l'Occidente, scatenata dalla crisi in Ucraina, potrebbe trasformarsi in un'ottima occasione per l'industria alimentare serba, che vede la possibilità di aumentare le proprie esportazioni nella Federazione russa. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [8 agosto 2014]
La reazione di Mosca alle sanzioni occidentali, imposte alla Russia a causa della crisi ucraina, potrebbe inaspettatamente avvantaggiare l'industria alimentare ed agricola serba.
Pur insistendo nell'avvicinamento all'Unione europea, Belgrado vuole salvaguardare i tradizionali rapporti di amicizia con la Russia. Nelle scorse settimane, la Serbia non ha appoggiato le sanzioni occidentali a Mosca ed è quindi rimasta immune dalla reazione russa. Una reazione concretizzatasi il 7 agosto, quando il presidente russo Putin ha annunciato un vero e proprio embargo alle importazioni di prodotti agricoli ed alimentari dall'Occidente.
Si tratta di un mercato che nel 2013 valeva 42 miliardi di dollari, e che ora verrà probabilmente riempito, almeno in parte, da nuovi fornitori. Per la Camera di commercio serba, si tratta di un'occasione d'oro, che il paese non deve perdere. Già nei primi sei mesi del 2014, l'export di prodotti agricoli serbi diretti in Russia è aumentato del 68%, toccando i 117 milioni di dollari.
Ora, con le sanzioni russe in campo, la Serbia potrebbe guadagnare nuove fette di mercato utilizzare a pieno l'accordo di libero scambio firmato da Mosca e Belgrado nel 2000, e portare la quota di esportazioni agricole a 300 milioni di dollari per il 2014. Tra i prodotti più commercializzati ci sono carne, frutta, verdura, formaggio, succhi di frutta e vino.
Secondo gli esperti della camera di commercio, per massimizzare i guadagni c'è però bisogno dell'intervento dello stato, che deve organizzare ed indirizzare i piccoli produttori e supportare un significativo aumento della produzione.