Cresce la tensione tra Turchia e Russia sulla crisi siriana. L'intervento armato di Mosca rende ancora più delicata la posizione di Ankara, che ha a lungo scommesso sulla rimozione del regime di Assad. Il servizio di Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [5 ottobre 2015]
La campagna di bombardamenti dell'aviazione russa in Siria iniziata la settimana scorsa “è inaccettabile” e rappresenta “un grave errore”. Questa la dura posizione del presidente turco Recep Tayyp Erdoğan sull'iniziativa di Mosca, intervenuta nelle settimane scorse nel conflitto siriano a supporto di Bashar al-Assad.
Per la Turchia – che ha a lungo scommesso sul rovesciamento del regime siriano – l'intervento russo rappresenta ulteriori difficoltà in una situazione già complessa. Ankara non ha mai nascosto di volere l'esautoramento di Assad e il governo turco è stato più volte accusato di “chiudere un occhio” sul passaggio sul proprio territorio di combattenti anti-regime diretti in Siria, tra cui estremisti legati allo Stato Islamico.
L'inizio dei bombardamenti russi, che ufficialmente hanno come obiettivo proprio lo Stato Islamico, ha reso visibile un brusco innalzamento del livello di tensione. Sabato scorso – ma la notizia è trapelata soltanto oggi – un aereo militare russo ha violato lo spazio aereo turco durante un'azione nel nord della Siria.
La Turchia – membro della Nato – ha protestato violentemente con Mosca, e l'ambasciatore russo ad Ankara è stato convocato d'urgenza. Il governo russo, dal suo canto, ha parlato di “errore”, rassicurando che intende rispettare lo spazio aereo turco. Per la Turchia, la guerra in Siria rappresenta sempre di più il primo e più pressante problema di politica estera. Al momento più di due milioni di profughi siriani si trovano in territorio turco.
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