Turchia sempre più scossa dallo scandalo di corruzione che ha investito il governo di Recep Tayyp Erdoğan. Il premier ha effettuato un largo rimpasto di governo, ma rischia di essere travolto. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [26 dicembre 2013]
Non accenna a placarsi il grande scandalo di corruzione che scuote da alcune settimane la Turchia. Il giorno di Natale, dopo colloqui col presidente della Repubblica Abdullah Gül, il premier islamico-moderato Recep Tayyp Erdoğan ha annunciato la sostituzione di ben dieci ministri.
La decisione ha seguito di alcune ore le dimissioni presentate dai ministri degli Interni, dell'Economia e dell'Ambiente, investiti da una serie di inchieste su casi di corruzione che ha toccato al cuore l'establishment politico ed economico turco, portando a decine di arresti.
Il terremoto politico rischia di travolgere Erdoğan, l'uomo che ha dominato la scena politica turca nell'ultimo decennio, un decennio fatto di riforme e crescita economica galoppante, ma segnato negli ultimi anni da crescente autoritarismo. Nel rassegnare le proprie dimissioni, l'ex ministro dell'Ambiente Erdoğan Bayraktar ha esplicitamente chiesto al premier di fare lo stesso “per il bene del paese”.
Le indagini anti-corruzione hanno portato alla luce una durissima lotta di potere, che rischia di spaccare la Turchia. A scontrarsi, due ex alleati, divenuti ora nemici giurati: da una parte il partito di Erdoğan, dall'altra il movimento religioso ispirato all'influente leader Fethullah Gülen, che vanta molti aderenti proprio nella forze dell'ordine e negli organi di giustizia, da dove è partita l'inchiesta.
Non a caso, il governo ha reagito azzerando i vertici della polizia, protagonisti delle indagini. Erdoğan ha respinto con forza tutte le accuse, definendo lo scandalo “una sporca cospirazione” contro il suo esecutivo. Mai come oggi, però, il futuro politico dell'uomo che ha disegnato la nuova Turchia sembra legato ad un filo.
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