Di chi è la colpa di quanto è successo nella ex Jugoslavia o di quanto accade oggi nell’America di Trump? Qual è la responsabilità degli individui? Qual è la responsabilità degli stati? Qual è la responsabilità delle società? Qual è la nostra responsabilità? A queste domande cerca di rispondere la professoressa Jelena Subotić.
Venticinque anni fa, l’Operazione Tempesta (Oluja) sanciva per la Croazia la vittoria nella sua guerra d’indipendenza, costringendo circa 200mila serbi a lasciare la propria terra. Ancora oggi, l’anniversario di quell’operazione divide e suscita polemiche. Ne abbiamo parlato con Vesna Teršelič.
In settimana poi ci siamo occupati di Pandemia, Recovery fund e Balcani occidentali; dei mille giorni di prigione del filantropo Osman Kavala; delle invisibili morti causate dalle mine in Bosnia Erzegovina e di molto altro ancora. La newsletter si prende qualche giorno di pausa, la prossima verrà spedita il 21 agosto. Buon Ferragosto e buona lettura!
La Turchia è attualmente la più grande prigione per giornalisti al mondo, con oltre 80 operatori dei media in stato di detenzione. Come se non bastasse il parlamento turco ha appena approvato una legge che permette al governo maggiore controllo sui social network, restringendo ulteriormente i già limitati spazi della libertà di espressione. Gli approfondimenti di Sofia Verza, Fazıla Mat e Filippo Cicciù.
Le restrizioni imposte dalla pandemia non hanno arrestato i traffici di droga in Europa, anche se in alcuni casi hanno provocato carenze e un aumento dei prezzi. I canali di distribuzione si sono diversificati, spostandosi di più su internet. Un articolo EDJNET
Furono in migliaia dopo la Seconda guerra mondiale a lasciare l’Italia per trasferirsi nella Jugoslavia socialista. Questo fenomeno, noto come “controesodo”, fu il prodotto di una confluenza di diversi flussi migratori. Ce ne parlano gli storici Marco Abram e Luke Gramith sulla base della documentazione inedita che hanno raccolto.
La popolazione della Croazia è in costante e rapido calo. Dal 2014 al 2018 quasi 175 mila cittadini croati hanno abbandonato la propria terra d’origine. Una questione che è stata al centro del dibattito politico alle recenti elezioni parlamentari. L’analisi di Klaudijo Klaser.
Segnaliamo: Nell’ambito del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR), finanziato dall’UE, Q Code Mag, supportata da OBC Transeuropa e dall’European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), lancia il primo appello del programma di protezione per gli operatori dei media chiamato Journalists-in-Residence Milan.
Non è un gesto retorico ma sostanziale. La mano nella mano a Basovizza del presidente italiano Mattarella e di quello sloveno Pahor rafforza la strada del dialogo nell'alto Adriatico, dialogo mai scontato e di cui vi è ancora molto bisogno. Ne abbiamo parlato in un nostro bloc-notes.
Se guardiamo invece ad altri articoli della settimana la violenza sembra purtroppo aver sostituito le parole: tra Armenia e Azerbaijan drammatica recrudescenza del conflitto, con morti e feriti; in Serbia il regime risponde alle proteste con la violenza; in Bosnia Ahmed Burić ritiene le élite stiano spingendo i cittadini alla rivolta.
A 25 anni dal genocidio di Srebrenica le spinte revisioniste sono ancora tante e le memorie e le sofferenze vengono spesso utilizzate per perpetuare sistemi di potere attraverso differenze sociali e paure esistenziali, invece che come punto di partenza inevitabile per ripensare un futuro comune.
E' per questo che Alfredo Sasso, in un suo articolo, cita le parole di Alexander Langer: servono tanti “traditori della compattezza etnica” disposti a esplorare frontiere, saltare muri e costruire ponti di dialogo, capaci di partire dall'autocritica nei confronti della propria comunità di appartenenza.
L'articolo fa parte di un dossier speciale da noi curato che comprende anche un'inchiesta a firma di Nicole Corritore, su una bimba scomparsa proprio in quei tragici giorni del luglio 1995. Una figlia che i genitori ancora oggi cercano. Questo e molto altro in settimana su Obc Transeuropa. Buona lettura.
Nel settore della macellazione in Germania sono impiegati molti cittadini romeni e bulgari. Lavorano senza tutele, in turni massacranti. Ora, lo scoppio di un focolaio di Covid-19 in uno di questi, ha portato alla luce il fenomeno: l'articolo di Francesco Magno.
Da un mattatoio simbolo di sfruttamento a uno speranza per il futuro: in un video-reportage pubblicato in settimana Paolo Martino ci racconta la storia delle donne di Videja/Vidanje e della loro emancipazione sociale e professionale grazie alla filiera dell'allevamento suino.
Da non perdere! Sono online i primi paper firmati da Obct-Civitates del progetto “Riprendersi gli spazi, costruire nuove narrazioni” che analizzano il dibattito locale e l’attivismo della società civile sul tema migrazioni e accoglienza in diverse città italiane
Aleksandar Vučić, presidente della Serbia, è ancor più padrone del paese dopo le recenti politiche da cui è uscito un parlamento i cui seggi saranno tutti occupati da membri dell'attuale maggioranza governativa. Ma che ne sarà sarà della già precaria democrazia serba? Il commento di Dragan Janjić.
Hashim Thaçi, presidente del Kosovo, è invece meno saldo sui suoi piedi. Dovrà infatti comparire davanti alla Corte speciale sui crimini dell'UÇK, con l'accusa di crimini di guerra. Un'incriminazione che era nell'aria e di cui ci ha parlato in settimana Francesco Martino.
Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, è in cerca nei Balcani di pericoloso protagonismo nel tentativo di ottenere un secondo mandato. Gli Usa vorrebbero risolvere, in poche settimane, l'annoso conflitto tra Kosovo e Serbia e per questo domani i tre presidenti si sarebbero dovuti incontrare a Washington. Dopo l'incriminazione a Thaçi non sarà così. Questo ed altro su Obct di questa settimana, buona lettura!
È un quadro a toni foschi quello che emerge dagli articoli che abbiamo pubblicato in settimana. In Serbia si vota per politiche ed amministrative: il risultato è già scontato ed arriverà l'ennesima maggioranza assoluta per l'attuale presidente Aleksandar Vučić il cui figlio, nel frattempo, viene fotografato in compagnia di mafiosi locali. Ne ha scritto per noi Antonela Riha.
In Croazia emerge ormai con chiarezza la violenza inaccettabile ed illegale esercitata dalla polizia nei confronti dei migranti. Ma il governo continua a negare e l'Ue a non guardare. In settimana un approfondimento di Giovanni Vale.
Abbiamo poi parlato di Kosovo e di un parlamento dove, con il nuovo governo, hanno perso il seggio alcuni tra i più votati alle scorse politiche; di Montenegro, con l'irruzione della polizia nel consiglio comunale di Budva; di cementificazione selvaggia in Bulgaria e di negazionismo su Jasenovac; questa settimana non si può che guardare in modo preoccupato alla nostra Europa.
La newsletter di oggi ha un titolo che potrebbe sembrare ridondante. Non è così. In settimana abbiamo pubblicato articoli – fornendo quindi notizie – proprio su come le notizie nascono e poi raggiungono il pubblico.
Gentiola Madhi ha guardato a come il governo albanese, in primis il suo primo ministro Edi Rama, ha accentuato durante la pandemia il suo atteggiamento autocratico nei confronti della libertà di stampa, affiancandolo ad una debordante presenza sui social. Poi, a fine marzo, con un messaggio vocale ai cittadini, Rama li ha addirittura invitati a “proteggersi dai media”.
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