Cresce la protesta in Georgia e si acutizza la tensione fra Tbilisi e Mosca. Il presidente Saakashvili ha indetto per gennaio elezioni presidenziali
Il Presidente georgiano Mikheil Saakashvili ha annunciato in un discorso trasmesso dalla televisione di stato "Rustavi 2" che le elezioni presidenziali si terranno il 5 gennaio 2008 anziché nell'autunno del prossimo anno, a suo parere, "dando in questo modo all'opposizione la possibilità di diventare la scelta dei cittadini georgiani". Il Presidente, inoltre, ha proposto che in parallelo alle elezioni presidenziali si tenga un referendum in modo che "la gente possa decidere la data delle elezioni parlamentari".
La data delle elezioni parlamentari, che avrebbero dovuto aver luogo la prossima primavera ma che attraverso un emendamento della costituzione erano state fatte slittare in autunno in concomitanza con quelle presidenziali, è uno dei punti fondamentali della protesta iniziata venerdì 2 novembre.
Dopo aver disposto l'intervento della polizia nel corso della giornata per disperdere i manifestanti in rivolta pacifica da sei giorni e sei notti davanti al parlamento georgiano, mercoledì sera, in un discorso alla nazione il Presidente Saakashvili ha dichiarato lo stato di emergenza nel Paese. Il decreto presidenziale, che deve essere approvato dal parlamento entro quarantotto ore, prevede lo stato di emergenza nell'intero territorio nazionale per quindici giorni .
Scene di guerriglia abbiamo visto nella mattinata di ieri in viale Rustaveli quando migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa hanno sparato gas lacrimogeni, usato idranti e sparato pallottole di gomma contro i dimostranti disarmati ed impreparati ad una simile azione violenta da parte del governo. Le cariche dei poliziotti si sono ripetute più volte nel corso della giornata e la violenza non ha risparmiato i manifestanti che alzavano le mani per mostrare di essere indifesi, tra i quali donne e giornalisti di tv indipendenti e internazionali.
Uno degli esponenti dell'opposizione, Koba Davitashvili, il cui viso presenta ancora evidenti ematomi, ha raccontato di essere stato "rapito da sette uomini in abito civile e brutalmente picchiato" mentre altri leader della protesta sono stati arrestati e rilasciati solo dopo molte ore.
Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute 508 persone sono state portate in ospedale in seguito agli scontri e 94 sono state ricoverate, tra cui 24 poliziotti.
Saakashvili ha giustificato le pesanti misure adottate contro i partecipanti alla manifestazione affermando che "c'è stato un tentativo di colpo di stato e così abbiamo dovuto reagire" e che "gli eventi di mercoledì sono stati in risposta alla cospirazione contro la democrazia georgiana". Nel corso del suo discorso alla nazione, il presidente georgiano ha dichiarato che "a Mosca è stato già organizzato un governo alternativo" e che quindi "ieri non abbiamo protetto il governo, ma la democrazia ed i cittadini georgiani". Già domenica sera, nel corso del suo primo intervento pubblico dall'inizio della protesta, Saakashvili aveva insinuato che dietro la manifestazione c'erano direttive e finanziamenti provenienti da Mosca e ha affermato che sono in possesso dell'intelligence georgiana le prove che confermerebbero la responsabilità della Russia. Il Presidente georgiano, inoltre, ha definito "persone non gradite" tre diplomatici dell'ambasciata russa a Tbilisi che dovranno lasciare il Paese in un paio di giorni.
Da Mosca oggi è arrivata la netta smentita alle insinuazioni del presidente georgiano, che secondo il portavoce del Ministero degli Esteri russo Mikheil Kamini, il Presidente Saakashvili starebbe tentando di far cadere la responsabilità sulla Russia perché non è in grado di far fronte ai problemi interni del Paese.
In seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza, inoltre, sono state imposte "restrizioni temporanee su dimostrazioni, manifestazioni e ai mass media". Subito dopo il discorso del Presidente, infatti, le stazioni televisive indipendenti "Imedi" e "Kavkasia" che in questi giorni avevano seguito e trasmesso costantemente immagini della protesta, sono state oscurate.
Mentre all'esterno dello studio si sentivano rumori e voci, il presentatore della televisione "Imedi", Giorghi Targamadze ha avuto appena il tempo di dire che "in questo momento la polizia sta cercando si entrare nello studio. Imedi è sempre stata l'unica finestra attraverso la quale l'intera Georgia ha potuto vedere la verità", prima che le luci e le telecamere fossero spente in diretta televisiva. Il presentatore insieme agli ospiti della serata sono stati poi arrestati.
Fino alla settimana scorsa "Imedi" era unicamente di proprietà del magnate Badri Patarkatsishvili che, dopo aver annunciato che avrebbe sostenuto e finanziato la campagna dell'opposizione, aveva deciso di condividere per un anno i diritti dell'emittente televisiva con la News Corporation di Rupert Murdoch. Non appena la gente ha appreso della chiusura di "Imedi" una protesta spontanea di diverse decine di persone è iniziata davanti ai cancelli degli studi televisivi, subito sedata dalla polizia, ancora una volta con il ricorso ai gas lacrimogeni.
In questa prima giornata in stato di emergenza diverse centinaia di poliziotti e militari sono rimasti dispiegati nel centro di Tbilisi, scuole e università sono state chiuse per un paio di giorni su ordine del Ministero dell'educazione e i trasporti pubblici sono rimasti bloccati, mentre i leader dell'opposizione hanno fatto sapere di aver sospeso le proteste per evitare altri feriti.
La notizia di questa sera dell'anticipo delle elezioni presidenziali nel mese gennaio è stata accolta come un successo della tenace protesta condotta in questa ultima settimana da migliaia di georgiani. Ma ora l'opposizione avrà solo due mesi per trovare un accordo politico che possa unire quanti più partiti di minoranza, scegliere un leader in grado di confrontarsi con la figura politica di Saakashvili e organizzare la campagna elettorale.
Aggiornamenti: The Georgian Times
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR
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