Martedì sera il brutale assassinio di un giovane rapper di sinistra, pugnalato da un militante del partito neonazista Alba Dorata. Ieri il funerale e una Grecia che si interroga su questo tragico imbarbarimento
Hanno negato fino all’ultimo che l’assassino fosse uno di loro. “Non lo conosciamo, non l’abbiamo mai visto, potrebbe essere un pazzo mitomane”, ha continuato a dire per ore giovedì Christos Pappas, portavoce del gruppo parlamentare di Alba Dorata, il partito neonazista greco.
Omicida militante
Ma davanti alle sue foto e ai video, spuntati dal grande mare del web e pubblicati su tutti i giornali ateniesi, che lo ritraggono in maglietta nera, pantaloni militari a distribuire cibo gratis ad Atene solo ai greci doc, o con la svastica sul petto nei campeggi stile campo d’addestramento fra “camerati”, Alba Dorata non può più negare.
Ghiorgos Roupakias, 45 anni, sposato e padre di due figli, colui che nella notte fra martedì e mercoledì ha accoltellato a sangue freddo il rapper antifascista greco Pavlos Fissas, 34 anni, nome d’arte «Killah P», è affiliato della sezione di Chrysì Avghì di Nicea, quartiere popolare alle porte di Atene, come per altro si vede anche nel suo profilo Facebook, prontamente oscurato ma non abbastanza in fretta perché l’evidenza sia ora sotto gli occhi di tutti.
Figlio dei cantieri navali
Ieri la Grecia ha pianto il rapper operaio figlio di un operaio dei cantieri navali nella zona del Pireo, il giovane che ha cominciato a suonare musica hip hop per dimenticare i tanti incidenti sul lavoro a cui aveva assistito, come hanno raccontato i suoi amici al quotidiano “Ta nea”: a dieci di questi incidenti era sfuggito suo padre, che ancora oggi a più di 60 anni si sfianca a trasportare lamiere nella “Cintura navale”, come viene chiamata la vasta zona della costa attica dove si riparano o si caricano i battelli e dove, solo nel cantiere di Perama, sono morti in 25 dal 1988 a oggi.
E’ il padre, prima e dopo il funerale di ieri, a chiedere giustizia per il figlio, assassinato dopo avere assistito con la fidanzata e con gli amici alla partita dell’Olimpiakos in Champions League. Si erano ritrovati a guardare il match in un bar di Keratsini, quartiere dell’hinterland ateniese vicino a Nicea, il quartiere del killer. Nello stesso bar, però, c’erano altri spettatori, particolarmente irascibili: un gruppetto di chrisavghites, di membri di Alba dorata. Questi ultimi si sarebbero inalberati per una battuta politica sul partito della svastica. Sembrava tutto ridotto a uno scambio di rimbrotti fra i due gruppi, ma non è stato così: uno dei neonazisti ha chiamato rinforzi con il suo telefono cellulare.
Appuntamento con la morte
Così quello che doveva essere il ritorno a casa di Pavlos il musicista e dei suoi amici, si è trasformato in un appuntamento con la morte. Secondo i testimoni e i verbali della polizia, una trentina di chrysavghites li aspettava al varco di via Zaldari all’altezza del numero civico 60: la coltellata di Ghiorgos Roupakias ha trafitto il cuore di Pavlos alle 12.10. Il rapper è spirato appena l’ambulanza, arrivata quasi un’ora dopo l’agguato, allertata da un passante, lo portava in ospedale. Il giovane ferito ha fatto in tempo a indicare il suo assassino alla polizia, che lo ha arrestato quasi subito.
Roupakias, che ha già confessato, è noto in quell’hinterland popolare per i raid antiimmigrati: era stato visto minacciare i negozianti pakistani della zona: dovevano chiudere e lasciare il campo commerciale ai greci “doc”, se non volevano finire male.
Crisi economica, violenza sociale
A finire male però, adesso nella Grecia attanagliata dalla crisi economica e dall’angoscia per la violenza sociale crescente, non sono più solo gli immigrati, facile capro espiatorio della crisi nel mirino delle prime spedizioni intimidatorie di Alba dorata, che anche per questo patriottismo xenofobo ha ottenuto circa il 7% dei voti alle ultime elezioni ed è diventato il terzo partito nel Parlamento ellenico.
Sono anche i greci “doc”, come lo era Pavlos Fissas, che cantava “Io non piango, io non ho paura”, una delle sue composizioni più gettonate su Youtube: “La democrazia è morta nel luogo dove è nata” titolava ieri il quotidiano francese “Libération”.
Ora nel Parlamento ellenico si discute di nuovo, come alcuni mesi fa, di mettere Alba dorata fuorilegge. Negli ultimi giorni dopo l’assassinio le piazze greche son state inondate ancora una volta da manifestanti, come tante volte dall’inizio della crisi: i lavoratori del pubblico impiego licenziati o “messi a disposizione” (un eufemismo per indicare l’anticamera del licenziamento) già avevano indetto uno sciopero di cinque giorni a partire da lunedì scorso.
Martedì sera Pavlos il rapper è stato assassinato dagli squadristi di Alba dorata. Mercoledì da Atene a Creta gli scontri fra la polizia che faceva cordone intorno alle sedi del partito neonazista e i manifestanti sono stati molti. Giovedì, giorno del funerale del “ragazzo che sorride” (titolo di una vecchia canzone di Mikis Theodorakis dedicata a un giovane antifascista ucciso, slogan divenuto tristemente tradizionale nelle manifestazioni in memoria di questo tipo) è prevalso lo sdegno.
I giornali e le tv private greche ora fanno a gara per scovare video di raduni neonazisti dove Rapoukias l’assassino, killer chiamato per uccidere “con una coltellata da professionista” come non si stanca di ripetere il padre di Pavlos ai giornali, citando le parole del medico legale che ha esaminato il corpo del giovane musicista, è stato presente. L’ultimo video rivelatore è stato quello trovato da Alpha tv: Rapoukias a fare il saluto nazista nella manifestazione organizzata il 26 agosto da Alba Dorata per infangare la memoria della battaglia di Meligalà, avvenuta il 26 agosto 1944 fra partigiani di sinistra e fascisti di allora. “La Grecia non dimentica cosa significa la destra” è un altro slogan ricorrente. La storia si ripete.
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