Dopo le dimissioni, ieri, del premier romeno Emil Boc arriva la nomina da parte del Presidente Basescu del nuovo candidato. E' Mihai Razvan Ungureanu, sino ad oggi a capo dei Servizi segreti esteri. Una nomina che non ha potuto non inquietare un Paese che è stato per decine d'anni sotto il controllo della famigerata Securitate
Qui Bucarest 007. Il futuro premier della Romania (se il Parlamento lo voterà) sarà Mihai Razvan Ungureanu, 43enne, sino ad oggi a capo del servizio di spionaggio esterno (SIE). E' a lui che il presidente Traian Basescu ha appena affidato l’incarico di formare un nuovo governo.
La sorprendente nomina arriva dopo le dimissioni del premier Emil Boc. I suoi sono stati tre anni da premier in tempi di dura crisi economica, accompagnata dall'adozione di draconiane misure ad alto impatto sociale. Boc ha rassegnato le dimissioni al capo dello stato mentre migliaia di persone continuavano a protestare nelle piazze e chiedere elezioni anticipate.
La sostituzione di Boc è stata vista però dalla piazza come un altro escamotage del presidente Basescu, che ha sacrificato il suo premier per salvare se stesso. Intanto l’opposizione continua a boicottare le sedute del Parlamento.
Ungureanu, persona di fiducia
Ungureanu è sicuramente una persona di fiducia del presidente, talmente vicina che nel 2007 fu obbligato a dimettersi dalla carica di ministro degli Esteri proprio perché aveva informato solo il presidente e mai il primo ministro di allora, il liberale Calin Popescu Tariceanu, in merito all’arresto in Iraq - per le accuse di spionaggio - di due operai romeni che lavoravano in una base americana e che si erano messi a fare alcune fotografie.
Storico di professione, diplomatico di carriera, Ungureanu anche prima dell’89 aveva intrapreso i primi passi della sua carriera politica, venendo eletto nel Comitato Centrale dell’Unione della Gioventù Comunista (UTC).
Dopo l’annuncio del presidente, che ha ricordato che Ungureanu è una persona accettata dalla coalizione, il premier designato ha tenuto a sottolineare che le sue posizioni ideologiche sono sempre state di destra e che la sua priorità è la stabilità economica e politica del Paese.
Inoltre ha sottolineato che sotto il suo mandato, sia il ministero degli Esteri che il Servizio informazioni estere (SIE) sono stati riformati e modernizzati. Ha poi aggiunto che quindi queste riforme continueranno, in quanto, da buon amministratore, opera prima di tutto secondo la “logica dell’efficienza”.
Per il presidente Basescu la priorità del nuovo governo sarà “di ripristinare il tenore di vita dei romeni” e di questo si potrà parlare ad aprile, dopo le valutazioni sul primo trimestre dell'anno dal punto di vista economico.
Basescu, che non ha mai avuto un buon dialogo con l’opposizione, (è stato anche sospeso dal parlamento nel 2007 dalla carica più alta dello stato e poi riconfermato con un successivo referendum) ora ha stupito tutti con la nomina del capo dei servizi segreti a premier. Tutti si stanno chiedendo in queste ore quale sia il messaggio che Basescu intende dare con questa nomina. Che per la Romania (e per Basescu che vede nemici dappertutto) in questo momento il più adatto a fare da primo ministro non può essere altri che il capo dei servizi segreti?
Oggi le prime consultazioni
Il premier designato inizierà oggi le consultazioni con i partiti della coalizione (Partito democratico liberale - PDL, Unione Democratica dei Magiari della Romania (UDMR) e Unione Nazionale per il progresso della Romania (UNPR) in vista di un nuovo esecutivo. Entro dieci giorni dovrà presentare la sua squadra e il suo programma di governo.
Secondo fonti della coalizione, alcuni ministri del governo uscente verranno confermati, mentre altri potrebbero essere sostituiti come il ministro degli Interni, quello del Tesoro e dell'Agricoltura.
L’opposizione, che si trova in “sciopero parlamentare” e continua a chiedere elezioni parlamentari anticipate (le elezioni si dovrebbero svolgere a novembre) nonché le dimissioni di Basescu, ha annunciato che non darà il suo voto di fiducia a Ungureanu.
Se Ungureanu non otterrà dal Parlamento il voto di fiducia entro sessanta giorni e dopo essere stato respinto almeno due volte, il presidente potrà sciogliere il Parlamento. Non sono ovviamente escluse “migrazioni politiche”. Se Ungureanu saprà essere convincente, queste potrebbero convergere verso l’attuale coalizione, assicurandogli più sostegno in parlamento.
Nel panorama economico futuro, si sa, è predominate il grigio. Negli ultimi anni quasi 200mila dipendenti statali hanno perso il lavoro, quest’anno altri 120mila saranno mandati a casa. Sotto le pressioni del Fondo Monetario Internazionale, il governo ha approvato a gennaio l’inizio del processo di vendita del 10% delle azioni di Idroelettrica e Nuclearoelettrica, due tra le più rilevanti aziende statali. Tutto accade in un anno elettorale, nel quale sarà difficile aspettarsi l'adozione di altre misure draconiane.
Schema Putin?
Nelle piazze intanto, anche sottozero, continuano le proteste. E non sembra che le dimissioni di Boc siano servite a placare gli animi. Del resto si tratta di un vero e proprio make up politico, nemmeno di un lifting.
Comunque sia, avere un premier ex capo dei Servizi segreti, per un popolo terrorizzato per decine di anni dalla famigerata Securitate, non può non creare una certa inquietudine. Per Mariana Campean, del partito Nazionale Liberale, la nomina è uno schiaffo per una democrazia europea e lascia intendere chiaramente come si intenda risolvere la crisi.
Sembra infatti che la Romania si sta preparando al peggio e che le proteste di strada dovranno essere seguite con più attenzione. Per non parlare del fatto che simili proteste si sono registrate anche all’estero, dove i romeni immigrati hanno chiesto le dimissioni di Basescu, nonostante finora abbiano sostenuto e aiutato a vincere due mandati.
Basescu per legge non può più candidarsi per un terzo mandato, ma non è escluso che sia lo stesso Ungureanu a candidarsi fra due anni alla carica più alta dello stato. Adottando il modello Putin: Basescu potrebbe infatti aspirare a diventare primo ministro.
Ma si tratta ancora di uno scenario prematuro, in una situazione in forte evoluzione. Resta il fatto che la nomina di Ungureanu è stata vista da molti come una scelta per intimidire: “Si induce uno stato di ansia, una sensazione di assedio del Paese”, sottolinea il giornalista Cristian Tudor Popescu. Eppure, per il presidente Basescu, questa è la soluzione migliore per la Romania, a vent'anni dalla caduta del regime comunista.
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