Sabato 11 luglio Rai Radio3 dedica la propria programmazione a Srebrenica, nel 25esimo del genocidio. Mentre al Memoriale di Potočari sarà in corso la commemorazione delle vittime, con un numero ridotto di presenze a causa delle misure di sicurezza dovute alla pandemia Covid-19
La pandemia da Covid-19, che ha colpito tanti paesi e a causa della quale sono in vigore diverse misure di sicurezza, inciderà anche sulla commemorazione pubblica dell’11 luglio al Memoriale di Potočari . Non vi si potranno recare migliaia di persone, come di solito accade, tra superstiti, familiari, amici e conoscenti delle vittime, oltre alle tantissime persone che da tanti paesi partecipano ogni anno alla Marcia della Pace.
L’11 luglio del 1995 le truppe serbo-bosniache di Ratko Mladić (il quale è stato condannato in primo grado dal TPI all'ergastolo, per genocidio e crimini contro l'umanità, nel novembre 2017) entrarono a Srebrenica, cittadina decretata “Area protetta” dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU tra aprile e maggio 1993 e posta sotto protezione dei Caschi blu, dove si erano assembrati migliaia di bosniaci musulmani fuggiti dai villaggi della zona. Quel giorno a migliaia, terrorizzati dopo l'ingresso in città delle truppe, avevano cercato rifugio nella base dei caschi blu di Potočari a pochi chilometri da Srebrenica. Le truppe olandesi invece consegnarono i civili ai soldati. Vennero deportate, uccise e occultate in fosse comuni più di 8mila persone, tutti bosgnacchi (bosniaci musulmani). Centinaia di civili, tra bambini, donne e vecchi, vennero sfollati con la violenza, altri tentarono la fuga percorrendo quella che fu per molti una marcia della morte.
Una marcia che dal 2004 viene fatta ritroso e chiamata “Marš Mira ”: parte l’8 luglio e arriva al Memoriale la sera del 10 luglio, per circa 100 km lungo il cammino forzato di migliaia di cittadini che tentarono la fuga dall'enclave di Srebrenica, tra le montagne in direzione di Tuzla e della zona cosiddetta “libera”, fino al villaggio di Nezuk.
Mentre oggi, 9 luglio, i marciatori sono in cammino lungo la seconda tappa, nella mattina sono partiti da Visoko i furgoni con le esequie di 9 persone scomparse in quei giorni e i cui resti, trovati nelle fosse comuni negli anni seguenti, sono stati finalmente identificati e ricomposti dall’Istituto Internazionale per le Persone Scomparse, attraverso l’esame del DNA. E’ previsto che i marciatori arrivino a Srebrenica nel pomeriggio di oggi e domani partecipare alla “dženana-namaz” (preghiera collettiva). Le 9 salme si aggiungeranno alle 6.643 salme tumulate tra il 2003 e il 2018 al Memoriale di Potočari, in assenza però dei parenti che oggi risiedono all'estero, dove arrivarono da profughi durante il conflitto.
Quest’anno, a causa delle misure di sicurezza sanitaria, non ci saranno i tanti capi di stato o di governo di paesi europei ed extraeuropei che solitamente partecipano e le autorità bosniache hanno chiesto loro di inviare video-messaggi che verranno proiettati durante la commemorazione. Tra questi, ad esempio, vi sarà il messaggio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accanto a rappresentanti dell’Unione europea - il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e la presidente della Commissione europea Ursula Gertrud von der Leyen – mentre sarà presente l'Amb. Johann Sattler , Rappresentante Speciale dell'Unione Europea in Bosnia Erzegovina e Capo della Delegazione dell'UE.
In Italia non sono pochi gli eventi organizzati nei giorni prospicienti l’11 luglio in memoria delle vittime di Srebrenica, tra associazioni ed enti pubblici e privati che proprio a causa della pandemia hanno usato soprattutto lo strumento degli appuntamenti online . Solo a Trieste, la mattina dell'11 luglio con un presidio in Piazza Borsa , e Reggio Emilia, il 15 e il 17 luglio (incontro “Srebrenica, 25 anni dopo. Rileggere i Balcani, una lunga storia europea ” con due esperti di OBCT) saranno aperti al pubblico.
Mentre sabato 11 luglio, dalle ore 15.00 alle 18.00 e poi dalle 20.00 sulle onde di Radio Rai3 , la programmazione sarà interamente dedicata a una delle pagine più oscure del Novecento, riconosciuta a livello internazionale come genocidio.
Dalle ore 15.00 alle ore 18.00 nella puntata monografica della trasmissione “Pantagruel ”, la prima di questa stagione, saranno molte le voci che si avvicenderanno al microfono di Marina Lalović, per ricordare ma anche per sottolineare che da Srebrenica occorre ripartire per ripensare l’Europa, per non cadere nell’errore di liquidare il conflitto balcanico come qualcosa di risolto e lontano nel tempo: Irvin Mujčić, ideatore del progetto Srebrenica City of Hope; Gigi Riva, storico corrispondente Balcani per L’Espresso; Ado Hasanović, regista originario di Srebrenica; Mauro Daltin, direttore editoriale della casa editrice Bottega Errante che ha pubblicato “Metodo Srebrenica” di Ivica Đikić; Azra Ibrahimović, originaria di Skelani, testimone del genocidio, durante il quale ha perso diverse persone della sua famiglia, e oggi capo progetto della ong CESVI a Srebrenica e camp manager per OIM; Matteo Tacconi, giornalista esperto dell’Europa dell’Est e ideatore del Festival Adriatico -Mediterraneo ad Ancona; Haris Pasović, nato a Sarajevo, da tre anni direttore artistico del Mittelfest di Cividale del Friuli.
Un festival che quest’anno, in linea con il suo claim “empatia”, renderà omaggio al 25esimo di Srebrenica con incontri e spettacoli, tra cui “Srebrenica. Una storia d’assedio” di e con Roberta Biagiarelli (produzione Babelia), protagonista insieme alla regista e collaboratrice alla drammaturgia Simona Gonella dell’appuntamento teatrale che andrà in onda sabato 11 luglio alle ore 20.00 nella trasmissione di “Il teatro di Radio3 ”.
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L'11 luglio del 1995 prendeva avvio il genocidio di Srebrenica. Sono trascorsi 25 anni da allora ma di quei fatti, monito per l’intera umanità, non vi è ancora pieno riconoscimento. In un nostro dossier le commemorazioni delle vittime, la ricerca degli scomparsi, la riflessione sul presente
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